l'ultima
L'unto
del signore vorrebbe ungerci anche le mele
da "la Repubblica", 3.9.1995:
«Io ho costruito un gruppo da 8.000 miliardi [...] La verità è che io sono il
più bravo di tutti. Non vedo nessuno tranne il sottoscritto in grado di
governare, di rivoltare questo Paese -che ne ha bisogno- come un guanto».
Speriamo non intenda farlo con un «guanto» usato. E poi, è così sicuro di
riuscire a procurarsi sufficiente vasellina? E gli untori? O italiani,
accozzaglia di bischeri, raddrizzatela quella maledetta schiena ... [n.d.R.]
Gli
rispondiamo con Malaparte
Ma se tutti gli italiani fossero, come i toscani, di mele strette (il che vuoi
dire che non si fidano di nessuno, nemmeno degli amici), potrebbero senza timore
voltare il sedere alla storia, e non correrebbero così quei grandissimi pericoli
che ogni tanto, per colpa loro, tutti corriamo.
O italiani grassi che usate abbracciarvi l'un l'altro, e prendere tutto in
facile, e veder tutto roseo, e tutto quel che fate lo gabellate per eroico, e vi
credete virtuosi, e avete la bocca piena di libertà mal masticata, e pensate
tutti a un modo, sempre, e non v'accorgete d'esser pecore tosate. O italiani che
non amate la verità, e ne avete paura. Che implorate giustizia, e non sognate se
non privilegi, non invidiate se non abusi e prepotenze, e una sola cosa
desiderate: esser padroni, poiché non sapete essere uomini liberi e giusti, ma o
servi o padroni. O poveri italiani che siete schiavi non soltanto di chi vi
comanda, ma di chi vi serve, e di voi stessi; che non perdete occasione alcuna
di atteggiarvi a eroi e a martiri della libertà, e piegate docilmente il collo
alla boria, alla prepotenza, alla vigliaccheria dei vostri mille padroni:
imparate dunque dai toscani a ridere in faccia a tutti coloro che vi offendono e
vi opprimono, a umiliarli con l'arguzia, il garbato disprezzo, la sfacciataggine
allegra e aperta. Imparate dai toscani a farvi rispettare senza timor della
legge, né degli sbirri, che in Italia tengon luogo della legge, e della legge
son più forti. Imparate dai toscani a sputare in bocca ai potenti, ai Re, agli
Imperatori, ai Vescovi, agli Inquisitori, ai Giudici, alle Signorie, ai
cortigiani d'ogni specie, come si è sempre fatto in Toscana, e si fa tuttora.
Imparate dai toscani che «un uomo in bocca a un altro non s'è mai visto», che
«un uomo vale un altro, e anche meno». Imparate dai toscani che non c'è nulla di
sacro a questo mondo, fuorché l'umano, e che l'anima di un uomo è uguale a
quella di un altro: e che basta sapersela tener pulita, all'asciutto, che non
pigli polvere né umido, come sanno i toscani, che dell'anima propria son
gelosissimi, e guai a chi gliela volesse sporcare, o umiliare, o ungere, o
benedire, o impegnare, affittare, comprare; e che vi sono anime femmine e anime
maschie, e che le anime dei toscani son maschie, come si vede da quelle che
escon di bocca ai morti nel Camposanto di Pisa: il solo camposanto che sia al
mondo, tutti gli altri son cimiteri. Imparate dai toscani a non temer l'odio
della gente, né l'invidia, il livore, la superbia, a non temer nemmeno l'amore.
Imparate a rispondere alla malvagità coi calci bassi, al sospetto con i morsi
alla gola, ai baci sulla guancia con le dita negli occhi.
Curzio Malaparte
"Maledetti
toscani", Vallecchi Editore, Firenze, 1967
|