«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno IV - n° 7 - 31 Dicembre 1995


 

 

Le lettere
 

Scrivo.

Ho appena finito di leggere la lettera di Michele Zeffirino da Milano. Ho gli occhi lucidi. Piango. Non so perché scrivo, non so neanche se sia giusto. Ti spedirò la brutta copia, se dovessi ricopiare sicuramente rinuncerei, nel leggermi. Non cercare un senso, una forma, in quanto leggi, sono pensieri che salgono dal profondo, slegati, setacciati. Ho appena compiuto trent'anni, sono nel consiglio nazionale del Fronte, sono stato eletto consigliere comunale, se i miei limiti non mi frenano, una «carriera», in ascesa, eppure sono inquieto... Torno: sono andato a controllare nel mio studio a quando risale il più vecchio numero de "L'Eco" che io conservi: è il n° 7 del 15 settembre 1988. Sai, ho iniziato a leggerlo per caso, un amico d'infanzia, dipartito, un camerata, Gianni, me lo passava. Ricordo ancora le sue parole: «Guarda, Niccolai me ne manda due copie a numero, una per me, una per un mio camerata, leggilo!», Gianni, era di tre anni più grande di me; ora non e 'è più, si è suicidato per motivi familiari, I'8 settembre dello scorso anno, il giorno del compleanno di sua moglie, strano vero? Lui quella data non l'aveva mai potuta soffrire. Ho sempre pensato ad un errore dello spedizioniere, ma spero che egli, di lassù (o anche di laggiù, che forse tanto è lo stesso), non se ne accorga, che continui a crederci, uno a te, uno ad un tuo camerata.

Mi fa rabbia, Zeffirino, forse perché in tante cose ha ragione. Io, a Fiuggi, sono rimasto dentro, con AN. L'ho fermato, Rauti, e dio mi fulmini se ciò che dico non è vero, gli ho chiesto di restare, che senza di lui tutto sarebbe cambiato per davvero, mi ha guardato, mi ha stretto la mano... «Ma voi non capite, non capite». E andato via portandosi un pezzo di me, della mia adolescenza, della mia anima. Sono rimasto, caro Carli, caro Zeffirino, non per interesse. Lo vado ripetendo a tutti, non me ne frega niente del consiglio comunale o del Senato della repubblica, sono rimasto perché penso che anche qui si possa «fare», che forse non è solo spazzatura, come tanti vanno ripetendo, che forse possiamo davvero essere l'anima sociale e popolare, nazionalpopolare, della destra, del polo. Di più, sono rimasto perché altrove non e 'è nulla, tolto Rauti e pochi altri, solo trombati in cerca di riscatto. Ancora, sono rimasto per Gianni, che si farebbe picchiare cento volte ancora al corteo di Bush a Nettuno, per Roberta, in mimetica ai campi antincendio di «Fare Verde», per l'estroverso Rampelli, per la simpatia di Augello, per Marcella che ci canta di Nanni steso su un marciapiede, per tutti gli altri, per la mia gente, che in buona parte è tutta qui. Io non rinnego, sono fascista, per come può esserlo Drieu con le mani in tasca che mi guarda dal manifesto di «Fare Fronte», pensieri in tempesta, per come può e sa esserlo Pietrangelo, io che in consiglio parlo più col PDS che non con i popolari, mollicci, melliflui, sempre in cerca di un accordo, di un patto, di una strategia di potere, non importa con chi. Ti ricordi quando Fabio, in ossequio al suo cognome, esplose ed andò a sedersi a sinistra, sui banchi del consiglio comunale, in quel di Siracusa? Scandalo, eresia, quante risate mi feci, davanti a quei visi di borghesi sbigottiti.

Basta, ti lascio. Vado a fare la doccia, esco, i ragazzi al «Fronte» mi aspettano. Vado a guardarli negli occhi, gli insegnerò (l'ho già fatto, mi ripeterò) come si stringe una mano. In guardia, amici, soldati tedeschi, in giro, c'è n'è sempre meno, dentro e fuori AN.

Un abbraccio,

Cesare Mevoli

Brindisi

P.S. - Ti prego, non rispondermi. Non ti ho chiesto nulla, non dirmi niente. Se ti va, pubblicami e basta. Grazie.

 

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Spett.le Redazione «L'Eco della Versilia»

In quello che fu il MSI mai come nell'ultimo anno sono divampate le polemiche a seguito della svolta di Fini, anche la Vs. rivista ne è testimonianza. Se AN poteva rappresentare un tentativo camaleontistico per portare avanti Ideali e Valori i fatti hanno dimostrato il contrario; con Fiuggi è iniziata la diuresi delle Idee ed oggi quel partito rappresenta il Nulla, se non un vuoto nazionalismo misto ad un pseudo nostalgismo subculturale coniugato ad un desiderio di poltrone tipico dei peggiori demo-socialisti.

Il sottoscritto aderì al MSI a 16 anni, nel '77, dopo la scissione dei demonazionali, leggendo il programma di "Linea Futura" che ancora conservo. La gestione rautiana finì in una disfatta nel '91 dopo un anno e mezzo disastroso causato dai troppi vincoli a cui era sottoposta quella segreteria.

A quasi vent'anni dal tentativo di Birindelli & C. ci ritroviamo con la vittoria di quelle tesi tipicamente liberaldemocratiche, asservite da sempre ad interessi extraeuropei d'oltreoceano: Fini ha rinnegato anche Almirante pur di giungere a tutto ciò. Ora mi domando, cosa si può fare?

Leggendovi si possono apprezzare alcuni pezzi particolarmente interessanti, posso esprimere che personalmente ritengo che Mussolini avrebbe dovuto evitare di entrare in guerra nel '40 avendo un esercito non all'altezza dei compiti, ma che certamente la RSI rappresentò il riscatto dell'Italia nella fedeltà alla Germania tant'è che il Duce ebbe la piena agibilità non solo politica con la Repubblica Sociale; ma qualcuno ci parlò del Fascismo del 2000 ...! Gli eventi che vanno dal '19 al '45 sono Storia, vanno esaminati come tali per possibilmente rivalutare tutto quanto l'Europa ha espresso in quei anni; come europei dobbiamo comprendere quanto la nostra Patria Europa, con le sue diversità, ha espresso anche attraverso i Fascismi.

Questo sul piano storico. Sul piano politico invece non ci siamo, occorrono Idee sulle problematiche reali e non disquisizioni filosofiche, bisogna smetterla di argomentare su destra e sinistra, centro, estreme e amenità del genere, se ha più ragione o torto D'Alema o Berlusconi, Fini o Bertinotti, Buttiglione o Bossi, Tizio o Caio. Siamo nell'era del caos e dei «Casini», che si può fare? Gli uomini d'ordine sono relegati ai margini, non hanno possibilità di agire; è l'Italia che va! L'alternativa è islamizzazione o americanizzazione? No, io sono per l'Europa Nazional Sociale, per un Socialismo Nazionale Europeo. Questa è l'idea sulla quale bisogna costruire e mi auguro che il Movimento Sociale di Rauti e Staiti vada in questa direzione. Camerateschi saluti.

 

Candelo rag. Giuseppe

Vinovo - TO

 

Gentile rag. Candele, poiché Lei ha le idee molto chiare e noi non siamo in grado di esprimerne altre (più confacenti al Suo alto grado di intellettualità), dal prossimo numero Le risparmieremo il disturbo. Riceve questo foglio da ben otto anni e un'idea ce l'ha data: contrariamente alle nostre abitudini, con Lei prenderemo in esame la pratica del risparmio: cosicché mentre Lei sarà sollevato dalla fatica di comprenderci, noi potremo finalmente disapplicare il malvezzo di continuare a compiere inutile «beneficenza».

Con Lei. Distinti saluti.

a.c.

 

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Caro direttore,

vorrei riferirmi al «botta e risposta» tra lei, Vito Errico e Roberto Bigliardo nella rubrica "Le lettere" del numero di settembre.

Per carità! non mi pare proprio questa la strada: si fanno ancora questioni personali, si discutono i capi, si continua a parlarsi e a piangersi addosso. Assurdo. Anche Goethe, ne "I colloqui con Eckermann", avverte che «Folle è colui che non sa imparare dall'esperienza».

Sono gli errori di sempre; endemici alla nostra comunità umana e politica. Ragioniamo, invece. Il Movimento Sociale-Fiamma Tricolore non è il partito di Rauti, né dei rautiani, il grosso dei quali, anzi, se ne è già andato, armi, bagagli e carriera, in AN. Il Movimento Sociale è, e deve continuare ad essere, la casa dei missini, di tutti coloro che ritengono ancora possibile un disegno di alternativa a questo sistema fallimentare, verso il quale avevamo già emesso in passato giudizi che si sono rivelati azzeccati.

Il nuovo non c'è e l'usato è lungi dall'essere sicuro. Intorno è il nulla: latitano idee, programmi, progetti e sono di là da venire le più semplici ed elementari basi di partenza. Lo scenario è deprimente: dominano camarille, complicità, confusione e menzogna. L'obiettivo per tutti sono le elezioni subito: chi le vince comanda per cinque anni, cioè tutto il tempo che serve ad insabbiare, coprire, occultare, tacere, rifare trucchi e ricostruire verginità. La via delle idee non passa per queste contrade, si cercano i leaders, i capi bastone. Si brinda a Prodini e Berluschi. Ma non erano leaders anche gli Andreotti e i Craxi? E i De Mila, Forlani, La Malfa cos 'erano? «Si scrive leader, si legge lader», dicevano i manifesti di Pisanò tanto tempo fa, ma c'era il gusto della politica, il rosso era rosso, i confronti avevano toni e livelli elevati. Adesso, cosa dovremmo fare? Stare con Prodi o con Berlusconi? Con Fini o con D'Alema? All'ombra di una quercia o sotto l'ulivo? Oppure diventare rivoluzionari dalla erre moscia con Bertinotti? Suvvia, non scherziamo. Anche ammettendo che ci si possa sentire a nostro agio più con uno di Rifondazione che con un ex-camerata, non siamo ancora diventati comunisti. Che triste destino viene riservato agli epigoni dell'unica rivoluzione che ha trionfato in Italia: una parte di essi diventa vetero-liberale, un 'altra aspira al neo-comunismo.

Che delusione! Perché disperdersi in mille rivoli insignificanti, spegnendo un sogno e frantumando un patrimonio di idee, cultura, uomini e memoria (di radici, non d'archivio, per dirla con Beppe Niccolai) e non, invece, ritrovarci tutti, vecchi e nuovi, pensatori e organizzatori, attacchini e grilli parlanti per ricostruire insieme, con proposte, discussioni, partecipazione, suggerimenti di tutti, un selciato di cui ogni selce, ogni pietra sia idea, valore, presupposto ad una politica nuova davvero, perché migliore, coinvolgente, mirata ad una diversa qualità della vita?

Proviamoci, ne abbiamo il dovere!

Giuseppe Piervenanzi

San Ginesio - MC

 

Caro Piervenanzi, quando ti capita di leggere lettere come quelle che precedono la tua, dimmi, come speri di «costruire insieme» o «ritrovarci tutti»? Noi andiamo per la nostra strada -che non sappiamo se sia quella giusta- ma l'avventura ci piace, il litigio ancor più, i cretini sempre meno. Non ci atteggiamo a intellettuali, ma cerchiamo di svolgere il nostro mestiere di uomini.

a.c.

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