«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno IV - n° 7 - 31 Dicembre 1995

 

le cronache sanitarie

 

Non stiamo scivolando nel ridicolo?
 

 

Sono un medico della ormai non più tenera età di anni sessantuno, aiuto ostetrico ginecologico in un ospedale toscano; molte volte ho avuto occasione di parlare, solamente una volta ho scritto sul «consenso informato», scritto che è apparso sul notiziario dell'Ordine dei Medici di Lucca. Vuole il vostro periodico aprire un dibattito sul tema? Il titolo potrebbe essere: «Non stiamo scivolando nel ridicolo?» Propongo uno sceneggiato a mo' di esempio; lo si legga -se se ne ha voglia-, lo si pubblichi se piace, lo si metta all'indice se non se ne condivide il contenuto. Sia chiaro che i bagnini, protagonisti dello sceneggiato, come individui o come categoria, non c'entrano per nulla. Non sono mica medici!? Se sono finiti nel mio esempio malevolo, è per puro caso e me ne scuso in anticipo.

Ebbene, un turista fiorentino viene al mare in Versilia -dove sto di casa- e va a fare il suo bravo bagno durante una mareggiata estiva; si tuffa, si allontana, si trova in difficoltà, «beve», chiede aiuto. Né più né meno come quel signore che sbaglia completamente costume di vita, che si ammala e corre pericolo. Il primo (il turista fiorentino) chiede aiuto al bagnino, il secondo al medico. Vento, schiuma, polverone, gente curiosa, familiari in ansia. Un bagnino ed un aiutante remano in soccorso (omettere il soccorso è reato). Quando giungono in prossimità del «malato» -chiedo scusa: del pericolante- si fermano. Qui comincia l'atto unico: salvarlo senza il «consenso informato» non è possibile, non si deve, è illecito.

 

Turista: Bagnino, aiuto! Sto affogando! Mi salvi, mi salvi, mi levi di qui...

Bagnino: Certo, signore, ma col suo consenso...

T: Ma che cavolo di consenso...?! Che crede... (interruzione per sorsata d'acqua salata ed inquinata che, nella fretta di parlare, gli va per traverso e tossisce forte) che l'abbia chiamata per l'aperitivo?

B: Calma, signore, io la capisco. Ma lei non può e non deve dimenticare l'evoluzione dei tempi, i diritti del cittadino, i beni legalmente tutelati. Lei -deontologia docet- deve essere consapevole delle possibili conseguenze del mio agire e delle possibili alternative, deve conoscere tutto sulle tecniche del suo salvamento, degli ipotetici vantaggi e danni delle due vie che mi si prospettano: salvarla, oppure no...? e dei relativi postumi...

T: Porco... (Il turista comincia ad innervosirsi dopo l'ennesima sorsata con rilevanti rischi di tossinfezione alimentare) Porco... Ma la vuole smettere di dire scemenze e togliermi di qui? Non vede che sto affogando?

B: Certo che lo vedo, signore, son qua per questo, se no stavo ad abbronzarmi al sole sulla spiaggia. Oltre tutto, scusi, per tutti quelli là che stanno a guardare, lei fa molto più notizia morto che salvato. Sa che bello per i giornali parlare di malasanità, scusi, volevo dire di cattiva organizzazione per colpa dell'amministrazione comunale? Quelle sì che sono notizie, mica se lo tiro fuori bello sbronzo di un frullato di mar Tirreno! Dunque, vediamo... Torniamo a noi, non divaghiamo. Anzitutto chiariamo, sia nei prò che nei contro, le tecniche di salvataggio. Primo metodo, il più semplice: io le posso dire: si attacchi alla punta del patino e venga su...

T: La vuole (tono scorbutico) smettere di fare l'imbecille? (beve).

B: Non l'imbecille, signore, solo il mio dovere... Allora, dicevamo, prassi questa molto rischiosa, un'ondata più grossa, uno sbandamento del patino, un cedimento delle forze, il mio collega che non riesce ad afferrarla, lei scivola, batte il naso sulla punta del patino, si riforma i connotati, non piace più alla moglie, i figli lo ripudiano... No, è pericoloso, pericolosissimo, se va sotto e muore peggio che peggio, danno gravissimo per lei, gravi rischi morali e penali per noi. No, proprio questa metodica non gliela consiglio.

T: Si sbrighi, perdio... faccia quello che vuole... (ribeve)

B: Mi perdoni se insisto, per darmi il suo obbligatorio consenso. Lei deve «sapere» onde esso sia razionale e competente, ed io la sto informando così come è mio compito primario, se non principale. In seconda istanza potrei lanciarle un salvagente, ma con questo mare agitato potrei, nella fretta, sbagliare mira oppure lei, con la paura che ha addosso, sbagliare presa. In sostanza sarebbe un po' come se il chirurgo le dicesse: «Guardi, questo è il bisturi, garze e forbici sono lì, quello è il bottiglino dell'anestetico... Tutto è a sua disposizione, si operi pure». Non mi pare che vada bene, non mi pare il caso.

T: ... ma non lo vede che sto bevendo come un matto?! (quasi piagnucolando) Mi tiri fuori...

B: Mi rendo conto, signore, mi rendo conto benissimo, ma niente paura. Il mare è grande, d'acqua ce n'è tanta - magari sporca. Se poi le viene la sciolta ci penseremo noi, i medici la cureranno. Torniamo al problema, perché il tempo stringe. Terza ipotesi: cerco di lanciarle un laccio attorno al corpo e la tiro su. Uhm, non è uno scherzo. Se per errore la prendo per il collo, lo faccio secco. E scusi se è poco! Se anche la prendo bene e lo isso, niente di più facile che sbatta contro la barca, si lussi una spalla o si rompa un braccio... Ne vien fuori un casino...»

T: ... ma io... (Giù, giù, colpo di tosse, rumorosa ripresa del fiato nella baraonda della mareggiata)

B: Sono perfettamente consapevole della situazione, vedrò di accelerare perché lei è in pericolo. Poniamo che, con l'aiuto del mio collega, io, come è mio dovere, riesca a salvarla. Lei dice: «È quello che voglio». Eh no, caro signore, questo lo dice qui, ma non è poi così pacifico. Veda... Lei, anche se le evito il danno fisico, è certo che il danno psichico -si dice lo shock, no?- non glielo leva nessuno. Lei torna a casa, diventa ansioso, non dorme più, la moglie si scoccia e le fa le corna, i figli disorientati rischiano di imboccare la via della droga, l'azienda va verso il fallimento, i suoi operai verso la disoccupazione, i suoi clienti verso gravi disagi economici... Vede come è complessa la situazione?

T: (Anche nell'acqua ed in pericolo, di fronte a tanto scrupolo e a tanta saggezza giuridico-morale, vien fuori il sano ed indistruttibile spirito fiorentino - d'altronde non sa più a che santo votarsi...) Vien via, bischero, fai meno discorsi e tirami fuori...

B: Sto pensandoci, ma non sono tranquillo... (Fa segnali, dalla spiaggia partono veloci altri patini) Ecco, vede, nel suo preciso interesse ho convocato la Commissione provinciale costiera di bio-talassoetica; esamineremo e metteremo ai voti il suo caso del tutto speciale che rimarrà di testo ed esempio e costituirà un precedente anche giuridico nel futuro delle società civili e balneari di tutto il mondo incivile come il nostro...

T: Porcaccia miseria (lo spiritello fiorentino comincia ad avere la tremarella, anche se robusto e fiorentino; non sa più nemmeno se dargli del tu o del lei...), ma fai conto che io sia tuo figlio, levami dall'acqua...

B: Mai, caro signore, mai. Su di lui avrei la patria potestà, nei suoi confronti, invece, sarebbe paternalismo, diventerei io decisore per lei. Giuridicamente parlando, la sua vita è solo sua, nessuno può disporne, a rigore neppure lei stesso. Se deve salvarsi, è solo insieme, come dire, che dobbiamo salvarci, dunque... Aspetti (e quello intanto annaspa e beve), informo la Commissione che ormai è al completo. (Il tempo passa, il caso è complesso, le implicazioni molte e difficili... e quello nel frattempo di bere è quasi pieno, stomaco e polmoni compresi) Senta, sembra che si possa fare, ma, se noi la salviamo, lei è d'accordo? Ce lo da il consenso, un consenso valido?

T: (Ormai prossimo, oltreché a crepare, anche alla crisi di nervi) Porco... ma certo che sono d'accordo (sorsata molto abbondante; qualche pesce sindacalista minaccia lo sciopero di protesta contro il pericolo di siccità perché, tra Massa e Torre del Lago di fiorentini, pratesi e pistoiesi in pericolo in mare ce n'è un buscherio).

B: Non basta che ce lo dica, signore. Anzitutto: lei ce l'ha la modulistica predisposta all'uopo? E poi il consenso deve essere sottoscritto e giuridicamente valido, cioè liberamente espresso. E qui, lei, pressato dall'acqua che beve, dal vento che lo assorda, dal mare che lo sbatacchia, dalla paura di morire e dalle segate burocratiche e cervellotiche che l'opprimono, non può essere considerato libero e capace completamente di intendere e di volere. Suo padre, buonanima, è morto; sua moglie non può disporre di lei; i suoi ragazzi sono ancora minorenni... E poi, comunque sia, nessuno può disporre di lei, nessuno è legittimato a farlo. Oltre tutto potrebbero non essere d'accordo fra loro sul da farsi, ed allora io a chi do retta. E poi, come faccio? La lascio qui e vado a terra a parlamentare? E un casino, noi non siamo legalmente coperti... Così stando le cose, il meglio sarebbe chiamare la Capitaneria di Porto, fare all'italiana un bravo scaricabarile delle responsabilità rispettive giocando al rinvio che qualche santo provvederà. La Capitaneria sente il competente Ministero che magari, a discorsi e nulla di più, domani o posdomani un aiuto ce lo manda... Ehi, signore, dove diavolo è andato? Che è andato a fare il subacqueo? (Quello è sparito sotto, ma riappare ansimante e annaspante, paonazzo. Si sentono un diluvio di moccoli, i bagnini sbigottiscono, ma mai e poi mai possono scavalcare i propri limiti, salvo imminente, reale, grave e non altrimenti evitabile rischio di vita del pericolante. E qui pare davvero che ci siamo vicini)

T: Ma io... (Un incomprensibile farfuglio, sta per tornare sotto. I moccoli invece erano stati chiarissimi.)

 

Interrompo qui, mi sono divertito abbastanza.

I manifesti mortuari li ha offerti il Comune, per i fiori ciascuno ha pagato i cavoli suoi, il resto è a carico degli eredi che, fra l'altro, sono fra quelli che vogliono tutelare i diritti del malato. D'altra parte, deontologie oblige, direbbe il dotto linguista.

Renzo Lucchesi

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