«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno IV - n° 7 - 31 Dicembre 1995

 

l'ultima

Il Parlamento

 

Pensate, amici lettori, queste note sono state scritte agli inizi del secolo per tracciare il profilo di alcuni deputati di allora. Che cosa è cambiato?

 

 

Si direbbe che, a premio della sua fortunata carriera di speculatore industriale, egli abbia voluto comprare uno stallo in Parlamento per godersi un po' di otium cum dignitate. Ma egli non è venuto in Parlamento per perdere il suo tempo. Come una vigile scolta de' suoi affari, egli sta all'erta per vedere come meglio gli riesca, nel viluppo dei trattati e de' balzelli, di crearsi una posizione di monopolio facendo pagare a' consumatori i suoi minuti piaceri e le sue ville, i sussidi a' suoi giornali e la gloria di benemerito della produzione nazionale, che la stampa disinteressata gli conferisce.

 

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Ha guadagnato i galloni di deputato nel giornalismo ufficioso, ed è sceso nell'aula con la stessa improntitudine e con la sicumera che gli viene dall'essere, come egli crede, cresciuto di grado.

 

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Potrebbe ben comparire, come Bacco, a cavalcioni di una botte, ma preferisce comparire a cavallo di alcune relazioni parlamentari. I colleghi gliene contestano anche la paternità.

 

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È costretto a chiedere la parola non per altro che per far sapere come egli si trova veramente a Roma, e alla Camera.

 

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Ha il volto d'un uccello di rapina, e gode una reputazione analoga.

 

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Riservato, untuoso, parla a voce sommessa, come se nella discussione volesse entrare non visto.

 

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Attraverso la repubblica, il socialismo e non so quante altre cose, egli è passato per varie metamorfosi, come il baco la cui opera pare si riassuma nel bozzolo ben tessuto e ben ovattato in cui deve raccogliersi.

 

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Per essere un capo-partito gli mancano un programma ed un seguito.

 

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Traballante, imbambolato, con gli occhi semispenti, porta seco attraverso la Camera, con il pondo di parecchi milioni, le tracce di libazioni che si conterebbero se si potessero contare le arene del mare.

 

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A sentire questo mercante d'olio, non si sa se in lui parli più l'ignoranza o la malafede. Il mondo degli affari, intanto lo applaude.

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Poiché gli appalti gli hanno dato i milioni, ha inteso il bisogno di venire a Montecitorio; e, poiché è venuto a Montecitorio, ha voluto fare un discorso, anche per provarsi a smentire che era, come dicono, un analfabeta.

 

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"Montecitorio, Noterelle di uno che c'è stato"

Luigi Mongini Editore, Roma, 1908
 

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