«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno V - n° 2 - 31 Marzo 1996

 

le opinioni
 

Cristo o Vaticano?

 

 

La scorsa estate, di fronte ai fatti di Jugoslavia, il Papa, anche se in via informale e non ex cathedra (ma è ugualmente cosa gravissima) ha proclamato giusto l'intervento armato occidentale. Alle sue spalle c'è Agostino e Tommaso

— "De civitate Dei" e "Summa theologice"

le crociate, le guerre di religione, la famigerata Inquisizione. Una bella responsabilità per chi si proclama pacifista... E pensare che il Cristo predicava la fratellanza e la non-violenza anche verso l'imperialismo romano, non certo tenero verso i Giudei, affermando la necessità del «porgere l'altra guancia» e ribadendo il divieto assoluto di uccidere già sancito dal Decalogo! Tutto ciò non per viltà ed opportunismo, poiché Gesù si scagliò come un Icone contro i potenti ipocriti del suo tempo, ma in obbedienza a precise Leggi spirituali che tutti i Maestri -e quindi anche Lui- ben conoscono, quali quella del karma e della reincarnazione che spiegano i dolori e le apparenti ingiustizie attuali con colpe commesse in precedenza ed escludono interventi violenti anche in nome di una giusta causa, proprio per non creare altro karma in una catena ininterrotta di sofferenze. A chi compie il male la responsabilità, ma con annuncio di futuro, ineliminabile danno. Ciò spiega ampiamente la legge del perdono e dell'amore verso i propri nemici che, se privata di tali importanti premesse, appare un nonsenso.

Non rimproverò il Cristo l'eccesso di zelo mostrato da Pietro che, in difesa del Maestro in procinto d'essere arrestato, aveva mozzato l'orecchio al servo del sommo sacerdote? Come mai allora Wojtyla, mentre chiede perdono al mondo per le stragi operate dalla Chiesa in passato, ne ripropone per i tempi attuali? C'è un abisso (in questo ed altro) tra la predicazione di Gesù e le azioni di chi si proclama suo vicario in terra. Quindi, Cristo o Vaticano?

 

Cinquanta chiese per il duemila

In una recente allocuzione pronunciata all'Angelus in Piazza S. Pietro, papa Wojtyla ha rivolto un appello alla cittadinanza, al fine di edificare nell'Urbe almeno cinquanta nuove chiese, in occasione del Giubileo indetto per l'Anno Santo del Duemila.

Con tale richiesta la Chiesa si conferma sostenitrice di un culto esteriore, che il Maestro Gesù intendeva invece sostituire con una forma di religiosità più avanzata e tutta spirituale. Ricordiamo, infatti, le parole dell'apostolo Paolo (Atti 17,24): «L'Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo, come Questi è, Signore del cielo e della terra, non dimora in templi fatti da mani umane». Del resto, lo stesso Gesù disse (Gv. 4,23): «I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità», dimostrando di ripudiare tutta una ritualistica che sapeva di idolatria. Con ciò ribadiva quanto già espresso dal Battista che auspicava una purificazione da attuarsi col fuoco dello spirito e non ricorrendo semplicemente all'acqua (Me. 1,8).

Nonostante questi chiari inviti ad un'interiorizzazione dell'esperienza religiosa, la Chiesa Cattolica romana, assieme alle altre religioni positive dell'umanità, intende mantenere i suoi fedeli in uno stato di minorità intellettuale e, quindi, di sottomissione al suo potere fatto di fede cieca e di culti esteriori. Dal momento che non c'è la menoma traccia di resipiscenza, dovremo assistere per il Duemila al più colossale, empio ed inverecondo Vaticano-businnes della storia.

C'è di che far rivoltare il padre Dante nella sua tomba di Ravenna, ricordando le fiere invettive del Poeta contro i papi simoniaci, corrotti e politicanti della sua epoca.

È certo che, se il Cristo tornasse, non esiterebbe ad impugnare nuovamente lo scudiscio, per scacciare i mercanti profanatori.

Non v'è dubbio, però, che verrebbe crocifisso seduta stante. Troppo rischioso farlo predicare tre anni. Con i mezzi odierni, la fragile impalcatura del potere clericale non resisterebbe tanto a lungo.

 

L'Arcivescovo e Galileo

L'arcivescovo di Vienna, consigliere spirituale di papa Wojtyla, dopo aver ribadito la condanna del comunismo e del capitalismo più sfrenato, definisce il secolo che si conclude come quello «dei lupi», con un esplicito e sarcastico riferimento a quello «dei lumi» di settecentesca memoria. Poi invita a dissociarsi dalla visione del mondo tipica di una scienza materialistica, dicendo di non temere l'apertura di un nuovo caso Galileo.

Il discorso politico appare molto fragile, dal momento che la Chiesa non ha dimostrato, quando ne aveva la possibilità, di discostarsi dai comportamenti assunti dalle predette ideologie. Stragi, persecuzioni, guerre, potere, intrighi, complotti, compromessi erano, infatti, all'ordine del giorno. Quindi, sembra che la Chiesa intenda in qualche modo tutelare i propri interessi di fronte a sistemi socio-ideologici ed economico-politici che l'hanno messa in ombra. Per quanto concerne il discorso antiscientifico, poi, occorre sottolineare che, se è vero che la tendenza della scienza moderna è quella di ispirarsi al modello galileiano puramente quantitativo e non organico od olistico che dir si voglia tipico dell'antica tradizione e che oggi sembra in qualche modo riaffiorare nelle ricerche della fisica più avanzata o nel pensiero filosofico ed epistemologico più critico nei confronti dei nuovi dogmi «scientifici», tuttavia con tale presa di posizione la Chiesa non sembra voler ricollegarsi a scelte di questo tipo.

L'impressione che si ricava da tali affermazioni, invece, è quella di un voler ribadire un integralismo miope ed obsoleto che sembrava superato nelle intenzioni delle timide aperture dimostrate e nelle tenui speranze suscitate dalle proposizioni del Concilio Vaticano secondo.

Anni bui, quindi, si preparano dinanzi a noi, soprattutto se pensiamo che il pensiero cattolico si sta insinuando nelle coscienze, approfittando del crollo delle ideologie e del conseguente smarrimento degli animi.

A nostro avviso, piuttosto che tentare di ribadire il proprio punto di vista, chiudendosi ad ogni forma di dialogo e di confronto, sarebbe meglio, in funzione di possibili integrazioni e correzioni di rotta, operare nel senso di una sintesi superiore e di un recupero di conoscenze a torto escluse dalle proprie indagini. Diciamo ciò per ambedue le parti che intendono portare avanti quest'assurdo contenzioso. Ciò valga, dunque, sia per la scienza che per la religione. Quindi, come pensava Einstein e come ritengono oggi le menti più illuminate, non vi sarà vero progresso nell'umanità fintanto che la religione non diverrà scientifica e la scienza religiosa.

 

Orge in convento

Orge, messe nere, riti satanici nel convento benedettino di Catania. Si è arrivati alla violazione di tombe ed alla profanazione di cadaveri. È scandalo in tutta Italia e nel mondo. Vedremo come si pronuncerà la Curia in proposito, visto il coinvolgimento di un monaco dell'ordine succitato. In fondo, però, niente di nuovo sotto il sole. Il buon Boccaccio castigava ridendo i costumi corrotti del clero ed anche il mite ed ortodosso Manzoni pensò bene di dilungarsi, nella prima stesura del romanzo, sulle tenebrose vicende della monaca di Monza. Per non parlare, poi, delle vicende storiche documentate, come quella relativa alle «indemoniate» di Loudon, che fornì ampio materiale alla letteratura ed al cinema, nonché purtroppo a santa madre Chiesa l'occasione di effettuare una delle sue prove inquisitorie più crudeli e spettacolari.

Si tratta, in realtà, di esplosioni di follia dovute alle repressioni indiscriminatamente e forzosamente imposte a tutto il clero, aldilà di precise indicazioni in tal senso fornite dai Maestri fondatori di religioni, compreso Gesù, venuto ad evangelizzare l'umanità contemporanea.

 

Cause ed effetti dell'orgia tecnologico-consumistica

 Maschere e... mascherine

 

Il «Carnevale» è seguito dalla «Quaresima»

Sembra proprio che il carnevale sia finito; infatti, l'allegria fracassona ed alquanto incosciente fa posto alla riflessione, alla meditazione, al ripensamento. È tempo di bilanci, dopo tanti facili entusiasmi, ingenui ottimismi, affrettate proposizioni di fede nell'incontrollato sviluppo scientifico e tecnologico. Come già avvenuto in epoca illuministica e positivistica -ma la Storia sembra non insegnare proprio nulla- si sono esaltate le «magnifiche sorti e progressive» del genere umano, ci si è lasciati abbagliare da uno sviluppo unilaterale a cui non corrispondevano certo equivalenti qualità e doti morali, si è osannato il consumismo più sfrenato, fermandosi agli aspetti più superficiali ed ingannevoli di esso, ma guardandosi bene dall'indagarne e prevederne i successivi, inevitabili sviluppi, certamente non altrettanto rosei, date le premesse su cui si fondava.

Infatti, non si può sfruttare impunemente l'ambiente, non si può saccheggiare vandalisticamente ciò che la natura ha pazientemente costruito in milioni di anni, non si può ragionare egoisticamente, come se i nostri bisogni potessero bellamente ignorare la struttura di un ecosistema di cui facciamo parte integrante. Per cui, offendere tale armonia, tale meraviglioso equilibrio significa inevitabilmente porre delle cause, i cui effetti si ritorcono puntualmente contro chi li ha provocati.

Ed ecco che, passata la festa, si cominciano a raccogliere i frutti degli errori commessi.

È vero che la natura si è difesa come ha potuto nei confronti dei barbari che l'assalivano d'ogni parte, come un virus maligno che minava il suo organismo perfetto. Ma a tutto c'è un limite; per cui, non è stato più possibile filtrare, assorbire, trasformare i milioni di tonnellate di veleni che vengono quotidianamente scodellati nell'aria, nell'acqua, nella terra.

Pertanto, non resta che recitare il vecchio adagio: «Chi è causa del suo mal pianga sé stesso» e, memori della massima evangelica che ricorda come ognuno raccoglierà ciò che ha seminato, dobbiamo recitare il mea culpa. Quindi, finito il carnevale con le sue maschere variopinte, un po' pazze e scanzonate, ora, per penitenza, in tempo di quaresima, indossiamo le mascherine antismog. Non tutto il male vien per nuocere, però.

Chissà che questo fatto traumatico non serva a scuotere le coscienze? Chissà che non sia utile per arrestarci sull'orlo del baratro? Sta a noi prendere una saggia decisione: se il cosiddetto progresso ci sta portando alla rovina, alla perdita della salute, alla morte di un intero pianeta, dovremmo almeno orientarci verso fonti energetiche alternative e rinnovabili, senza ascoltare i profeti di sventura che in tale scelta vedono una catastrofe, un regresso dell'economia mondiale e predicano un ritorno al Medioevo. Costoro servono i padroni del vapore; in realtà, senza creare troppi scompensi, si continuerebbe a produrre il necessario, evitando lo spreco. L'unica cosa che calerebbe sarebbero gli illeciti, spropositati guadagni di coloro che, per il dio denaro, si sono venduti l'anima al diavolo, disposti a trascinare nella rovina tutta l'umanità.

Alfredo Stirati

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