«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno V - n° 5 - 31 Agosto 1996

 

A lezione dai pecorai
 

Debbo alcune precisazioni. Non mi risulta che ci sia stato chi abbia inteso ridurre "Tabularasa" ad un foglio d'ordini. E finché ci sarà il Carli a tirare avanti la baracca «manualmente», e le centinaia di amici che lo sostengono in tutt'Italia, ciò non potrà mai accadere. Il foglio ricalca, idealmente, ciò che fu "L'Eco della Versiila": libero spazio a chicchessia, quali che siano le sue idee. Ma, per carità!, che a nessuno salti il ticchio di considerarsi «maestro» o di «sentire» il dovere di elargire lezioni di carattere propedeutico per la comprensione del mondo in cui viviamo, o di prenderci per mano e guidarci sulla «retta via». Che non esiste. Siamo un branco di matti in libertà assoluta. Ciascuno di noi ha le sue storie e quando sarà il tempo -se ne avrà il fiato e se i propri nipotini saranno disposti ad ascoltarle- le narrerà a loro. Non raccontiamocele tra di noi. C'è sempre qualcuno più uguale dell'altro.

Tony Blair? Una scoperta o una battuta? Se è una battuta mi viene in mente la disavventura in cui incappò Colombo quando sbarcò in America. Arrivò secondo. Infatti, toccando terra, fu accolto da un figurinaio lucchese che era già lì, da tempo, nell'attesa delle tre caravelle con i cui equipaggi intendeva far affari smerciando statuine di gesso e di alabastro.

Anche Tony Blair arriva secondo e tu, Vito, lo scopri? Ma ci pensi: un inglese... Sono razzista? Certo. Gli inglesi? Chiedi a chi ha avuto la ventura di navigare e di trasportare passeggeri inglesi. Io li ho conosciuti a bordo, quando li trasportavamo da Southampton fino in Australia e in Nuova Zelanda. La mattina, alle sei, gli «uomini» inglesi erano già alla «ghia» a stendere il bucato. E con quanta meticolosità appendevano le brachette delle loro donne... Le quali, beate, si crogiolavano deliziosamente in cuccetta. Gli inglesi... Se penso che i loro avi, quattrocento anni fa, o erano pirati (incapaci di costruirsi le barche ne commissionavano la fabbricazione agli olandesi) o erano pecorai (non sapendo come tessere la lana prodotta dalle greggi la vendevano nelle Fiandre), mi riesce difficile immaginare vi sia tra essi qualcuno in grado di dedicarsi alla risoluzione dei problemi sociali.

Ripassiamoci, invece, la nostra storia. Rileggiamo, insieme, un brano tratto dalla «premessa» che fece al proprio saggio, "Una rivoluzione mancata", Camillo Pellizzi nel 1948: «II rimprovero che un fascista italiano deve fare a sé stesso, a giudizio nostro, non è quello di aver tentato, ma di aver tentato senza il vigore morale e il rigore intellettuale che il tentativo esigeva. Il suo vero insuccesso non fu una guerra perduta, bensì una "rivoluzione" mancata. Il problema da cui il movimento prendeva le mosse non era, d'altronde, fittizio: esso è reale ancor oggi, dominante e uditissimo. L'esigenza attuale non è di rifare il fascismo, fenomeno storico ormai concluso, ma di intendere con serietà ciò che si volle e ciò che si fece allora, e trarne insegnamento. Il "volere" che non diventa "fare" non è volere, ma velleità. La velleità, per parte sua, non è mai cosa interamente negativa, poiché contiene ed esprime una esigenza sentita e non soddisfatta. Spetta al teorico isolare questo elemento, e denunciarne informe logiche lo iato e il dissidio tra ciò che si volle veramente e ciò che si sarebbe voluto. Poiché la "velleità" su cui cadde il fascismo è ancora in gran parte presente e attiva, anzi, in quanto riguarda la materia che si tratta nel presente lavoro, è il problema più tormentoso del nostro tempo, capire l'insuccesso del fascismo significa, in buona parte, capire il massimo problema politico dell'epoca in cui, pur così precariamente, viviamo».

 

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Ecco di che cosa dobbiamo rammaricarci: avere, per le nostre battaglie, lo strumento adatto tra le mani e non capirne le funzioni perché gli altri ci dicono essere esso inadatto allo scioglimento dei nodi che strozzano la società italiana. Abbiamo paura di dire che ciò che fu scritto e codificato ieri è più che mai attuale e necessario oggi.

Allora ripieghiamo sui pirati, sui pecorai, sui delicati lavandai di lingeria femminile.

a.c.

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