le recensioni
Enrico Landolfi
Ciao, rossa Salò
Ed. dell'Oleandro, Roma. pag. 294, lire
32.000
«Alla fin fine due
sconfitti: la camicia nera e il fazzoletto rosso»
Con questo titolo, sull'ultimo capitolo, si conclude il libro
di Landolfi. Chissà, quanti fra noi, giovani e adolescenti di
allora, che l'esaltante e dolorosa avventura in rsi vissero, senza
riflessione, certo (ma la ponderatezza conduce l'uomo al
ripiegamento), hanno ancora memoria della loro orgogliosa fiera
strafottente gioventù. Chissà quanti fra noi, quelli che il caso ha
risparmiato dalla grande sanguinosa orribile mattanza compiuta dai
«liberatori» nelle «radiose giornate», hanno cercato, nel corso di
questi anni, di capire il significato della loro istintiva
partecipazione a quell'avventura. E se veramente sono riusciti a
capire, ad interpretare quell'atto che li portava a gettare la loro
vita allo sbaraglio. Inconsapevolmente, essi tracciavano il sentiero
sul quale si incammineranno gli italiani il giorno in cui
ritroveranno, con la volontà, la voglia di riscatto. Quelli -come
diceva Beppe Niccolai- che non gettarono le armi e non alzarono le
braccia, debbono essere grati all'amico Enrico Landolfi per questa
sua fatica.
In mezzo a tanta pubblicistica che ha inondato di carta le nostre
case in questi ultimi cinquant'anni con memoriali di vinti
«convinti» e di vincitori sprezzanti; di «storici» interessati; di
intellettuali al soldo del potente di turno, il libro di Landolfi
«traduce» la nostra scelta generosa ed altruistica. Scevra dalle
regole dacché, esse, non possono essere considerate elementi
costituenti l'integrità spirituale dell'uomo. Bello quel «ciao».
Infatti non è un addio, ma un arrivederci bene augurante tra quelle
forze rivoluzionarie che agli inizi del secolo stavano per
raggiungere la mèta. Quel «ciao» è un augurio a superare le
scissioni del ' 14 e del '21.
Ankar |