«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno V - n° 6 - 15 Ottobre 1996

 

le recensioni

Enrico Landolfi
Ciao, rossa Salò
Ed. dell'Oleandro, Roma. pag. 294, lire 32.000

 

«Alla fin fine due sconfitti: la camicia nera e il fazzoletto rosso»


Con questo titolo, sull'ultimo capitolo, si conclude il libro di Landolfi. Chissà, quanti fra noi, giovani e adolescenti di allora, che l'esaltante e dolorosa avventura in rsi vissero, senza riflessione, certo (ma la ponderatezza conduce l'uomo al ripiegamento), hanno ancora memoria della loro orgogliosa fiera strafottente gioventù. Chissà quanti fra noi, quelli che il caso ha risparmiato dalla grande sanguinosa orribile mattanza compiuta dai «liberatori» nelle «radiose giornate», hanno cercato, nel corso di questi anni, di capire il significato della loro istintiva partecipazione a quell'avventura. E se veramente sono riusciti a capire, ad interpretare quell'atto che li portava a gettare la loro vita allo sbaraglio. Inconsapevolmente, essi tracciavano il sentiero sul quale si incammineranno gli italiani il giorno in cui ritroveranno, con la volontà, la voglia di riscatto. Quelli -come diceva Beppe Niccolai- che non gettarono le armi e non alzarono le braccia, debbono essere grati all'amico Enrico Landolfi per questa sua fatica.
In mezzo a tanta pubblicistica che ha inondato di carta le nostre case in questi ultimi cinquant'anni con memoriali di vinti «convinti» e di vincitori sprezzanti; di «storici» interessati; di intellettuali al soldo del potente di turno, il libro di Landolfi «traduce» la nostra scelta generosa ed altruistica. Scevra dalle regole dacché, esse, non possono essere considerate elementi costituenti l'integrità spirituale dell'uomo. Bello quel «ciao». Infatti non è un addio, ma un arrivederci bene augurante tra quelle forze rivoluzionarie che agli inizi del secolo stavano per raggiungere la mèta. Quel «ciao» è un augurio a superare le scissioni del ' 14 e del '21.


Ankar

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