«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno V - n° 7 - 31 Dicembre 1996

 

le lettere

Socialismo antinazionale
 

Caro Carli,

da vecchio abbonato a "L'Eco" ieri ed a "Tabularasa" oggi, sento il dovere morale di intervenire in merito all'articolo di Landolfi «Tutti gli errori di Pini... etc.». Mi riferisco naturalmente ad alcuni passaggi dell'articolo, specie quando l'Autore parla di socialismo nazionale. Sinceramente, non riesco a individuare quanto sostenuto da Landolfi, tenuto conto della consolidata e provata tradizione antinazionale del socialismo. Tradizione che lo rende incompatibile con l'amato Tricolore italiano. Infatti, da Adua a Tripoli bel suol d'amore, dalla prima guerra mondiale -passando per i conflitti di Etiopia e Spagna- per giungere alla seconda conflagrazione mondiale, i socialisti furono contro l'Italia. Se nel novembre del '14, Benito Mussolini abbandonò i suoi compagni di sciagura, lo si deve al fatto che, la sua lucida mente, percepì che il socialismo mai avrebbe potuto coesistere con la Nazione. Chi oggi parla di socialismo nazionale, ignora le persecuzioni patite dai vittoriosi reduci del Piave oltraggiati e vilipesi dalle sinistre. Come si può parlare di socialismo tricolore se, Berto Ricci, mentre in Africa faceva olocausto della sua giovane vita alla Patria tanto mirabilmente servita loro, i socialisti, con i compagni comunisti e gli amici democristiani, liberali ed azionisti auspicavano la sconfitta della Patria?

Il tanto attaccato MSI di Almirante ebbe due meriti: aver creato una nuova destra nazionale, sociale e popolare che mise in soffitta la fatiscente destra liberale; bollare come nemici della Nazione e dello Stato, quei partiti antinazionali che, dal '45 in poi, comandarono in Italia. Alleanza Nazionale nulla ha in comune con il MSI-DN, perché una delle tesi fondative della neonata formazione politica, riconosce «l'Antifascismo come momento essenziale della Storia che servì a ripristinare quelle libertà che il Fascismo aveva conculcato». È una tesi mostruosa in quanto dimentica che, nell'ultimo e nei precedenti conflitti, l'Antifascismo fu contro la Nazione, collaborando con il nemico.

Ognuno è libero di professare le proprie idee, ma nel momento in cui un qualsiasi cittadino aiuta il nemico contro la propria Patria, costui è un traditore. Perché fu creato l'art. 16 del Trattato di pace, che assicurava la non punibilità dei traditori della Patria? Ci siamo dimenticati delle foibe? Del Muro di Gorizia? Di quanto fece il PCI contro i nostri soldati in Russia? Della cessione dell'Istria e della Dalmazia a Tito ? La Lega Nord che oggi prospera in Italia, non è forse figlia dei comunisti, dei liberal-socialisti e dei democristiani?

La verità è altra, caro Carli. La Patria non ha colore. Quando è in armi ed in pace, bisogna servirla silenziosamente da buoni patrioti, e non da pessimi sinistri socialisti o comunisti. Il socialismo o, se volete, la Sinistra tutta, è antinazionale. Se vuoi marciare verso la Nazione e non essere raminga, la Sinistra spogliandosi di quelle vergognose bandiere rosse, deve andare pellegrina negli ossari e Sacrari militari, inginocchiandosi; pregare e chiedere scusa e perdono ai valorosi Caduti figli d'Italia.

Forse solo fra duecento anni avremo una Sinistra nazionale. Cioè mai!

Cordiali saluti.
 

Michele Salomone

Bari

 

*   *   *
 

Stato o Nazione?
 

Caro direttore,

la leggo sempre volentieri. Lei è una delle poche voci che, in quest'Italia imbastardita, tiene alta la bandiera della Patria «che è -come diceva Gentile- la bandiera della nostra coscienza, della nostra esistenza».

Nel suo scritto "II crepuscolo del dogma democratico", lei dice che «prima dello Stato c'è la Nazione»; questa affermazione -a mio modo di vedere- è giusta e insieme non giusta: giusta se per Nazione s'intende la sua non concreta attualità (che è lo Stato). La Nazione italiana come coscienza ancora non in atto, come semplice coscienza di comunanza di tradizioni, di costumi, di linguaggio e di religione, già era viva fin dal tempo di Dante. Ma era una Nazione che esisteva soltanto nella mente degli italiani più colti e sensibili. Mancava lo Stato che la Nazione veramente creasse, che la facesse essere in concreto, conquistando la propria unità e indipendenza.

Il che è ciò che disse Gentile (p. 57) in "Genesi e struttura della società", Sansoni ed., 1975.
 

Claudio Simonetti

Cumiana • TO

 

*   *   *
 

Il convegno del 9 novembre
 

Caro Carli,

sono venuto con piacere al ritrovo dei lettori di "Tabularasa". Lo scopo era quello di vedere di persona gli autori e sentirli parlare.

Già conoscevo il profondo travaglio di ricerca di Alberto Ostìdich, poco compreso nel MSI, dove ha sempre dovuto fare i conti con l'incomprensione di dirigenti e militanti poco inclini alla proposta di dibattito per la lotta al sistema.

Mi scuso per essermi defilato ma fa parte di una mia difesa, per non farmi prendere da coinvolgenti entusiasmi che ultimamente mi hanno procurato danni e delusioni.

Sia chiaro che non per questo ho smesso di lottare. Ho comunque trovato ciò che cercavo; resto un lettore di «Tabularasa».

Inoltre: sarà mio impegno farlo leggere e diffondere come messaggio e guida per uomini liberi che sono avanti ed oltre gli schieramenti, con il messaggio del grande insegnamento di Benito Mussolini con il suo Fascismo sfociato nell'immenso patrimonio della Repubblica Sociale.
 

Domenico Pacco

San Dona di Piave - VE

Indice