«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno V - n° 7 - 31 Dicembre 1996

 

dalle sorgenti della Storia all'alluvione dell'opportunismo

 

La coerenza chiede più equilibrio con saggezza
all’alveo nuovo della politica

 

 

Compulsare con diligenza i disparati aspetti e le cause determinanti delle molteplici vicende evidenziate e codificate dalla storiografia più compiuta per riuscire a discernere l'eventuale analogia di sviluppo e di riflessi tra le crisi che hanno caratterizzato il passato remoto e più recente delle Nazioni o dei popoli, e le molteplici miserie di contegno riscontrabili in misura crescente nell'ampiezza di coinvolgimento, nella permeabilità di contagio e nell'irrefrenabile corsa alla decadenza affioranti in maniera sempre più tumultuosa dai tanti settori che oggigiorno generalizzano e rispecchiano le pessime attitudini della conduzione politica, economica e sociale in Italia non è agevole. Perché, nella più ampia arcata di scomposizioni affrontate dagli studiosi competenti (anche per l'epoca moderna, cioè dalla scoperta delle Americhe in poi) a nessuno di essi, neppure a quelli di grande respiro come Henri Pirenne, Camille Jullian e Karl Lamprecht -che restano i più capaci in tale disciplina- è riuscito di tratteggiare, ovviamente con scetticismo, un'eventualità futura con compromessi, con reiezioni e con tradimenti ideologici quali quelli di cui siamo stati testimoni negli ultimi tempi nel nostro Paese, dimodoché al tramonto del secondo millennio dell'era volgare può sembrare a molti che mancherà nel domani un conduttore idoneo ad indicare la via retta per il superamento indispensabile degli odierni turbamenti.

Ad avviso di tanti, la crisi sempre più emergente nella nostra Penisola assomiglia all'alluvione di un fiume che investendo un territorio, più o meno esteso geograficamente, trascina verso la foce una vastità di detriti ed anche le sue vittime: nel torrente dell'attualità italiana sono responsabili di affossamenti, di gorghi ed inquinamento l'influsso più deteriore -in negatività- della partitocrazia d'ogni specie, la demagogia impudente del sindacalismo di regime e le frane catastrofiche per la finanza pubblica e privata provocate dalle speculazioni senza scrupoli.

 

Un'attualità senza gloria

Sarà ben difficile tra qualche millennio che nei fondali e sulle rive dei fiumi Po, Arno, Tevere o di altri nostri corsi d'acqua gli archeologi del futuro riusciranno a trovare -in riferimento alla realtà corrente- qualcosa di concreto e di significativo da potere inserire tra i valori della Storia in guisa di competere anche informa approssimativa con quanto scoprirono Schliemann con la moglie tra le colline di Hissarlik e Vagorà di Micene a testimonianza della forza evolutiva dell'epoca omerica e relativa alla Civiltà scaturita dall'Ellade e dalla Macedonia (specie con Alessandro Magno) verso l'Eufrate e il Tigri sino all'Indo e all'Oxus (l'Amu Daria) quando Aristarco di Samo divenne sostenitore della teoria eliocentrica, cioè che la Terra ruota in giro al suo asse e intorno al Sole; con quello riportato alla luce da Pietro della Valle, R. Koldewey, B. Meissner e L. Wolley in contenuto di cultura dei fiumi che distinse la bonifica di montagne, pianure e steppe della Mesopotamia mediante la tenacia dei Sumeri, l'equilibrio dell'impero di Sargon e dei benefici dalla regola di scrittura cuneiforme da sinistra verso destra definita da Erodoto la Assirya grommata ed introdotta a Persepoli; con la grandezza di progresso e di emancipazione riscontrati da Bouchard a Brugs e Schiapparelli -con altri scienziati in egittologia- in relazione alla funzione di equilibrio assolta nell'Alto, Medio e Basso Egitto dall'intero bacino del Nilo per tutti i regni dei Faraoni, con l'opulenza delle piramidi, di tombe regali a forma di pentaedro costruite con straordinarietà d'ingegneria ed audacia d'architettura.

Ognuna delle epoche storiche del passato ha inserito nella sua evoluzione l'influenza, la presenza e la partecipazione dei corsi d'acqua nei momenti più affascinanti della Storia: riuscì Giulio Cesare nel 49 a.C. a varcare il Rubicone per fare nascere l'impero di Roma, episodio esaltato in un'incisione di B. Pinelli; intravide il tramonto delle sue conquiste Napoleone Bonaparte quando nel novembre 1812 -tormentato dall'incalzare dei cosacchi del gen. Kutuzov- effettuò il tragico passaggio della Beresina, avvenimento rievocato dal ritratto di ignoto al Musée de l'Armée in Parigi; potè intravedere la redenzione di Trento e di Trieste sulle sponde del Piave tra il novembre e il Natale 1917 il gen. A. Diaz, quando i fanti italiani vinsero la battaglia d'arresto contro l'offensiva austriaca tra Pederobba e Cavazuccherina (Jesolo) e lo documentano gli Ossari per i Caduti ad Asiago, su Cima Grappa e sul Montello davanti al ponte della Priula.

 

Metamorfosi nei secoli

Forse l'era atomica riuscirà ad annullare la funzione civile, strategica e d'equilibrio sociale sino ad ora svolta dai fiumi nelle varie realtà politiche, ma è scontato che anche nel futuro i corsi d'acqua resteranno sempre la punta di diamante per il piano di sopravvivenza dell'Umanità, strumenti indispensabili per qualsiasi programmazione. L'affinità di metamorfosi nella realtà di esistenza dell'Uomo con quella della Natura realizza la simbiosi di deduzioni adeguate all'attualità di condizione della Terra anche per il suo futuro. Non si dimentichi che nella coscienza di ciò, in virtù di tali necessità, già tra il III e il II Millennio a.C., con la Civiltà dei fiumi il re Hammurabi promulgò quel prezioso Codice di leggi di diritto penale, civile e commerciale che fece poi da piedistallo alle regole fondamentali per la convivenza internazionale tra istituzioni intese come Stati (organizzazioni di vita collettiva tra diversi gruppi sociali sopra un territorio) considerando l'alta funzione dei corsi d'acqua per le genti, dai quali si riflette l'incisività etica di Gilgamesh, l'eroe del poema babilonese che volle cercare la chiave dell'immortalità da Utnapishti (il Noè sumerico) oltre le acque della morte.

Si può dire che il concetto-sogno di continuità di Gilgamesh incontra nella rigorizzazione d'immagine di R. Wedekind una forma di proiezione contemporanea del duraturo (continuo) anche con valenza filosofica, dimostrando che esso è meno utopistico nella propria speranza del divenire rispetto al collage sul "Carro di fieno" di J. Brissot il quale, con un suo ripensamento sulla tavola omonima di H. Bosch riduce l'avvenire per i contemporanei ad un misero cocchio da cui l'uomo tenta di strappare come cibo qualche manciata di erba ormai essiccata.

Di ciò fornisce un'interpretazione differente J. W. Goethe nel "Canto degli spiriti sopra le acque" quando il poeta tedesco segnalò che: il vento è il caro / amante dell'onda; / il vento rimesta dal fondo / onde schiumanti. / Anima dell'uomo, / come sei simile all'acqua! / Destino dell'uomo, / come sei simile al vento.

Sulla variabilità e sull'incoscienza degli uomini, in particolare degli opportunisti dediti al mestiere di politici poiché conveniente, il romano Aldo Fabrizi è stato più esplicito di Brissot e di Goethe; infatti, in rima egli consente di supporre quasi il rimpianto del biondo Tevere per avere lasciato approdare i due gemelli di Rea Silvia dov'è l'Urbe adesso. Con i suoi versi pittoreschi per Romolo e Remo è ben preciso, specificando come 'Na lupa li sarvò, così li pupi / succhiorno er latte suo coma a 'na balia / e crebbero co' l'indole de lupi. / Defatti da li tempi ormai lontani / li discendenti succhieno l'Italia / e quer eh'è buffo è che non so ' romani.

 

Sui confini del Diritto

Sullo sviluppo del bacino danubiano invece, per conoscere la sua polivalenza storica, politica ed economica nel perimetro sociale inerente il territorio dalla Foresta Nera al Ponte Eusino (l'attuale mar Nero) sarebbe utile cimentarsi nelle culture di Roessen, del Tibisco sino a quella di Boian -di sintesi su quelle balcaniche- ma fu C. Ottaviano (Augusto) che all'inizio con acquedotti, templi e fori, ma poi soprattutto con le legioni trasformò quei distretti inerenti i tenitori di Rezia, Norico, Pannonia, Dacia e Mesia alla realtà di province dell'Impero romano e più mature all'inizio della civilizzazione. Furono in seguito le esitazioni dell'Europa nel Medioevo di consentire tra il V e il XIII sec. ai barbari, cioè a quelli di cui non si comprendeva il linguaggio (secondo i Greci antichi) oppure che appartenevano a popolazioni fuori dai confini dell'Impero (quindi estranei alle regole del Diritto romano), di penetrare nel Continente latino fino alla Penisola iberica.

Dal trampolino danubiano della Pannonia ed ungherese, i Longobardi -ai quali si accodarono i Franchi, Burgundi, Alemanni, Visigoti tutti provenienti da luoghi diversi dell'Est- diedero l'impulso alla formazione di nuove comunità dalla Vistola alla Spagna, mentre soltanto dopo l'estensione delle penetrazioni di Tamerlano (il sovrano mongolo Timur) in Polonia e quella dell'Impero ottomano sino alle porte di Vienna dove il gran visir Mustafà Pascià rimase sconfitto, l'Europa dell'Hister riuscì a riaprire quel corso d'acqua alla navigazione continentale con funzioni mercantili.

L'incentivo della Mitteleuropa di Metternich e poi dell'imperatore Franz Josef d'Absburgo ampliò in misura notevole la funzione commerciale del Danubio, ma lo trasformò anche in teatro naturale dell'arte -ad esempio- con le melodie dei Walzer viennesi della famiglia Strauss, la compostezza delle sinfonie boeme di Smetana, le trascinanti czardas di Liszt e le dolci suites di Enescu che affratellarono le lingue dell'Europa centro-balcanica nel dialogo unificante della musica.

Ma l'intera Europa può conversare un ampio idioma fluviale!

 

Dai Bohémiens l'inno parigino

Infatti, quanti rammentano i sogni dei bohémiens che con vivacità scapigliata seppero promuovere le danze briose alla Closerie des Lilas di Montparnasse tra le utopie di gloria del Secondo Impero maturarono l'incontro vincolante di Parigi e della Francia con la Senna, coloro che sanno riconoscere nelle celebri sagre sui tragici destini dell'epopea nordica sopra il Reno fino all'ascesa degli dei nel Walhalla l'espressione musicale più trascinante di Richard Wagner dalla concezione d'artista alla coscienza d'eroe, quelli che vedono nel compositore romantico Frédéric Chopin il creatore dell'apoteosi del pianoforte con rondò e sonate traenti la visione delle note dal flusso lucente dei fiumi possono affermare che tutto ciò esprime comunque le melodie sublimi, idonee a chi è ricco d'intelligenza, è dotato di sensibilità, è capace di sorridere alla vita, facendo sempre avanzare la volontà costruttiva dell'Essere per il futuro.

Tra la rive gauche (sponda sinistra, o mancina) e quella droite (destra, o diritta) sulla Senna parisienne le poesie di Apollinaire, Baudelaire e di altri appassionati aljoìe de vivre (gaudio di vivere) quasi zittirono insieme alla teoria del dandy (l'uomo superiore vago e bizzarro dell'epoca post-napoleonica) il triste ricordo del rullo di tamburi che preludevano le esecuzioni con il rasoir national (la ghigliottina) dei Comitati di Salute Pubblica diretti da Hébert, Danton e Robespierre durante le diverse fasi giacobine della Rivoluzione francese e se è vero, come garantiva Marcel Aymé, che quando Parigi ha il raffreddore, l'intera Francia si soffia il naso, un'analoga protesta in ampiezza si levò contro Jules Janin allorché sul "Journal del Débats" costui osò biasimare Jacque Offenbach per il celebre "Orphée aux enfers" (Orfeo all'inferno), l'operetta in cui il musicista conduceva la sua satira severa non sulla divinità dell'Olimpo, bensì per denunciare la grave negatività del sistema sociale di Francia in quel tempo, accusa che con 228 repliche di fila gli garantì il riconoscimento per saggezza di compositore nella critica anche mediante le manifestazioni artistiche.

 

La symphonia di Nazioni

Ad Unteruhldingen, su una riva del lago di Costanza, sono stati ricostruiti come museo all'aperto già nel 1922 due villaggi con palafitte (uno fortificato e l'altro aperto) per fare conoscere un tipo pre-celtico di abitazioni di quattromila anni fa (P. Monelli, "Il Reno - Fiume degli Eroi", 1976) da dove con l'uomo di Mauer e poi con l'evoluzione dei Celti in Galli, Belgi, Aquilani e Germani il padre Reno espresse attraverso 1237,6 km di lunghezza, con un bacino idrografico di 225.000 kmq, l'intero vigore dell'arteria fluviale più vitalizzante l'Europa centrale in cui si snoda il traffico mercantile (nei due sensi) per il porto marittimo di Rotterdam, movimento commerciale che assicura a quest'ultimo il ruolo di Primo porto del mondo con un passaggio di navi da trasporto e di carichi risultante più del doppio rispetto a quelli di Nuova York, di Yokohama, Kawasaki e Chiba (Giappone) addirittura triplo, quadruplo ecc. dinanzi ad Anversa, Marsiglia, Nagoya, Londra, Le Havre ed altri, tutelando con la sua funzione di fulcro dei traffici della CEE la realizzazione di collegamento completo con tutte le principali vie d'acqua interne sviluppate in Europa, dalla Garonna all'Elba e all'Oder, dal Rodano al Danubio. In termini di considerazione operativa, Rotterdam garantisce ogni genere di scambi produttivi, di cultura economica e del turismo inerenti le sponde dell'Atlantico, dei mari del Nord, Baltico, Mediterraneo e Nero, scalo dal quale le attività italiane rimangono distaccate.

Inoltre, la vasta diversificazione produttiva che distingue le attività principali e secondarie nel Bacino renano riflette la tenace volontà di perfezionamento nelle conquiste di ogni disciplina del lavoro per Austria, Svizzera, Germania e Benelux, ma non sottraggono a quest'area di molte Patrie, di più Nazioni, la coscienza dei Popoli alle realtà artefici delle Storie rispettive e il dovere di urbanizzazione europea delle Culture e dei singoli patrimoni di valori morali, tutelando però -nella metamorfosi- la maggiore considerazione per le origini d'ognuno di essi. Anche in ciò, l'Italia -purtroppo- non riesce ad assumere l'ampiezza di fisionomia rappresentativa che la sua Storia, con le conquiste nel Diritto, nella Cultura, nelle Scienze e nella Civiltà sociale raggiunte da Romolo ad Augusto, Cavour e Mussolini, le fanno da garanti. Eppure, è terra d'avanguardia!

 

Nel vortice di tempeste

Questa funzione è assolvibile però, quando il sentimento etico di ogni cittadino è insito nella sua coscienza con la forza di responsabilità attribuita da Cicerone all'impegno di Civis romanus sum: si riscontra la sua esaltazione sul Reno -emissario di Eroi- con la canzone   dei   Nibelunghi   (Niebelungenlied), nel poema di C. Brentano alla ballata di Lorelei per la gloria dei miti, nel minnesang (canto d'amore) di von Reuenthal, nelle intuizioni pittoriche di Rembrandt, nelle composizioni superbe di Beethoven sublimanti nell'Eroica la volontà europea di trasformare l'intero Rinascimento in armonia per la Patria delle Nazioni, nell'applicazione del Codice Civile concretizzato da Napoleone per i diritti di proprietà e di libertà di ogni uomo e considerato da questo condottiero dei francesi la sua autentica gloria, nella capacità di realizzazione nel Terzo Millennio della più progredita Civiltà del Lavoro mediante l'attuazione concreta del progetto già tratteggiato da A. Pavolini, C. A. Biggini ed anche N. Bombacci per un piano mondiale della Socializzazione.

Altresì, molte leggende, tanti drammi e continui patimenti affluiscono nella Storia dai diversi fiumi della Terra. Dal Volga, definito la matuska (madre) delle Russie e lungo 3688 km, vennero l'accrescimento mercantile dell'Impero moscovita (1283-1598), l'espansione degli Zar nell'Asia, la salvezza dell'Armata Rossa con la battaglia di Stalingrado nell'inverno 1942-43 sino all'intervento dei Cosacchi del Don e del Terek a combattere a fianco dell'Europa contro il Bolscevismo. Nel Gange, che scende per 2700 km dall'Himalaya sull'India in funzione di orologio per le abluzioni di seguaci del mahatma M. K. Gandhi nella mitologia grandiosa sulla sacralità delle acque, c'è la riserva idrica per il futuro del Terzo Mondo asiatico. Sul Mississippi, specchiante un'ampia parte dell'anima tutta USA di M. Twain e W. Faulkner, le sue zampate simili a quelle del coccodrillo gigante vecchio Al non riescono a dissipare l'eco dei canti di dolore dei pellerossa Chippewa perseguitati dai bianchi sulle rive del Mee-zee-see-bee (il vecchio, grande, profondo, forte fiume) oppure dai lamenti degli schiavi negri che con il blues e dopo con lo jazz trasmisero al mondo la loro denuncia avverso la gravita del perenne razzismo yankee prodotto dalla plutocrazia del dollaro sulle genti deboli.

 

All'inondazione di chiacchiere

Nel susseguirsi di vicende sulle acque e di loro sinfonie nei secoli ecco il momento dell'Eridano, perché dopo quanto specificato sulle funzioni e sui ruoli assolti dai fiumi europei e del mondo nel volgere della Storia non si può trascurare il fiume Po, lungo 652 km e un bacino di 75000 kmq, che dopo la caduta di Fetonte nel suo corso non riesce ad avere pace, ma non per la perdita del controllo del carro del Sole, bensì per quanto compiuto a suo danno negli ultimi tempi da tutti i clowns di partitocrazia, sindacati di regime e della massoneria, i quali -anziché preoccuparsi al reale risanamento del bilancio dello Stato italiano e delle sue Regioni- si sono esibiti con i costosi apparati degli schieramenti di centro-destra e di centro-sinistra in antitesi agli interessi della Nazione e del Popolo, cioè di quell'Herrenvolk (il popolo signore) che dal tempo di Socrate in poi è simbolo di Civiltà, mai da assoggettare alle speculazioni degli arruffapopoli adesso sempre più incalzanti sui palcoscenici delle varie televisioni pubbliche e private, nonché sulle piazze.

Nelle svariate sagre di ossessi della folkloristica demagogia condotta alla ribalta nessuno ha manifestato -neppure per errore d'intonazione- l'urgente, necessaria considerazione per l'assenza del Po dal processo europeo d'intensificazione dei trasporti fluviali, tanto più che la progettata realizzazione già in precedenza all'unificazione d'Italia e poi durante il ventennio fascista (con piani per canali di collegamento con i laghi Maggiore, di Como e Carda, nonché con Milano) dopo il 1945 non ha ottenuto alcuna incidenza di sviluppo nel quadro dei risparmi di spese ottenibile con la funzionalità delle idrovie per le merci non deperibili. La navigazione mercantile sul Po è oggigiorno un'utopia, viene lasciato alla dittatura commerciale del traffico su ruote gommate ed al capitalismo dell'industria automobilistica il condizionamento d'una parte considerevole dei costi di mercato, ai quali nessuno si ribella, neppure considerando che la CEE -specie per interessamento di Francia, Germania, Benelux ecc.- sollecita già da parecchio tempo l'adeguamento italiano ai vantaggi economici derivanti dall'utilizzo operativo delle idrovie realizzabili, alla concretizzazione dell'alta velocità sulle principali reti di comunicazione su rotaie per i passeggeri e per le merci in genere, onde sottrarle anche alle speculazioni della plutocrazia yankee sul mercato dei petroli.

 

Per il cieco che non vede

Sia ai margini di queste situazioni incresciose, quanto nel coinvolgimento del displuvio degli scandali di ogni qualità, l'alluvione dell'opportunismo scavalca senza crisi di coscienza anche le biforcazioni verso il bacino di ulteriori arrangiamenti oppure per quello del pentitismo di comodo, accetta comunque l'inasprimento della crisi generale pur di salvaguardare il tornaconto degli sfruttatori di turno.

Quindi, nell'Italia corrente l'insipienza di buona parte della classe politica dinanzi alle esigenze del popolo e di categoria sociale che invocano l'adeguamento delle condizioni di vita e di sviluppo della Nazione a quello degli altri Paesi della Comunità Europea, non consente più speranze o illusioni sull'eventualità di superamento nel futuro, mentre chi non ammette questa drammatica realtà fa pensare a quanto sostenne a suo tempo lo scrittore Jonathan Swift in merito, cioè «none so blind as those who won't see» (non c'è peggior cieco di quello che non vuoi vedere!), tesi che corrisponde -in materia- all'amara verità sempre più evidente.

Bruno De Padova

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