«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 1 - 15 Febbraio 1997

 

"il rosso e il nero"

«Neri», «Rossi» e ... marrani

Quanto pubblicato sotto la testatina "il rosso e il nero", è stato fedelmente riprodotto, anche nella veste tipografica, da "L'Eco della Versilia", n° 7 del 15 settembre 1988. Quella fu la presa di posizione di Beppe Niccolai sul «caso Sofri» e, ovviamente, anche della testata. Oggi, il «caso» si ripresenta, in tutta la sua crudeltà. E noi, che con questa testata siamo la continuazione ideale de "L'Eco della Versilia", non possiamo esimerci dal rileggere quelle pagine e soffermarci sulle riflessioni di Niccolai e sulla sua replica al prof. Settembrini.

Una frase: «scannamento fra rossi e neri [...] spesso strumentalizzato al fine di stabilizzare il sistema». Vogliamo approfondirla? L'onda lunga del potere, quello degli gnomi dei mercati finanziari, ha raggiunto la battigia e si appresta ad inondare tutto il territorio. Con le riforme, con i tagli, con la «giustizia», con l'Europa... delle banche. E allora, perché non rivedere la nostra storia che idealmente accomuna, «rossi» e «neri», sulle questioni sociali?

Sento già il mormorio di dissenso dei sedicenti «fascisti duri e puri», ovvero di coloro che del fascismo hanno una visione tutta ordine e disciplina (addossati agli altri), tutta stato e prefetture (per i burocrati), tutta polizia e magistratura (per i benpensanti). Ma questo, signori miei, non è fascismo. È tempo di chiarirlo. Il fascismo è nato «nero» ma è stato generato dal «rosso».

Si dirà: ma i «rossi»... e giù una sequela di esempi. Sì, è vero, sui muri di tutta Italia si leggeva che «uccidere un fascista non è reato»; è altrettanto vero che i «rossi» avevano il sostegno logistico degli apparati del PCI; è innegabile che le loro tesi (i fascisti stragisti) trovavano il favore della grande stampa e della televisione (ricordo un cronista -forse Vespa?- che dalla stazione di Bologna faceva lo scoop: la valigia che conteneva l'esplosivo è nera, quindi... la strage è «nera»!) ma noi, «neri», eravamo migliori? Lo so, è una brutta domanda...

Nello scorrere della mia esistenza tanti dolci ricordi riaffiorano al gradevole effluvio di un profumo, alla vista di un fiore o di una notte stellata, ma quando inversamente penso agli Anni Settanta ed a certi «ambienti neri», i ricordi sprofondano in un tanfo insopportabile. Perché a quegli «ambienti» collego i «servizi», e la magistratura, e la stampa, e la polizia. Navigavano di conserva. Una divagazione ed un invito che rivolgo ai sedicenti «fascisti duri e puri»: avete notato con quanta furia viperina sono insorti gli anini Fiori e Selva (i soliti noti!)? Un polverone. Sol perché Fabio Fazio si è permesso di salutare, dagli schermi TV, l'amico Sofri.

Questi sono i fascisti? Due democristiani? Oppure è fascista quell'ometto nomato Maurizio Gasparri? Quando lo vedo mi par di scorgere un cagnolino scodinzolante che ha perso l'orientamento e si accosta speranzoso al primo passante per fargli intuire di esser buono e intenzionato a non chiedere troppo: desidera soltanto gli sia indicata -per favore- la via del ritorno a casa. Questa era l'impressione che ne ricavavo ogni qualvolta il Gasparri si avvicinava a Beppe Niccolai. Magari per dirgli che i ragazzi (congresso 1984, Ergife, Roma) erano -giù di sotto, nella sala congressi- intenzionati ad opporsi alla designazione di Fini (da parte di Almirante) a segretario nazionale del FdG. Con qualche sberla sulla faccia del signorino. Ieri. Oggi, con Fini, è tutto deretano e camicia.

Cambiano i tempi ma non l'animo: esso è sempre quello del lacchè, del valletto in livrea. Stile? Dovrebbe pregare Pietrostefani di insegnarglielo, sempreché, il Gasparri, abbia la capacità di apprendere. Quel Pietrostefani che se ne poteva stare tranquillo e indisturbato a Parigi ed è rientrato, in Italia, per varcare la porta del carcere di Pisa. Stile!

a. c.

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