«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 1 - 15 Febbraio 1997

 

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Due stragi diverse, una medesima radice

 

 

È il dicembre 1991. In una scuola di Casalecchio giovani ed operatori della scuola trascorrono una ordinaria giornata di lavoro. Ciascuno con le sue ansie ed attese, con i suoi progetti e le sue tensioni, legate al momento scolastico ma non solo a quello. È gente che vive e nella vita tutto è pulsione, anche le aspirazioni che giudicheremmo forse meschine, perché tutto costruisce futuro in colui che vive. Ma sulle loro teste e sul loro futuro pende una terribile ed ignota condanna. Un velivolo Macchi MB 326, la versione originaria del modello utilizzato dalle Frecce Tricolori e fin dal suo nascere il velivolo di addestramento basico al pilotaggio militare per gli allievi piloti della Aeronautica Militare, volteggia nel cielo di Bologna. È in avaria motore e sta dirigendosi verso la pista della città per un atterraggio di emergenza. Non è una manovra carica di pericolo. Il velivolo, per le sue stesse finalità addestrative, è tale da poter manovrare in perfetta sicurezza, se ad una altezza compatibile, anche senza spinta del motore. Ha una alta «efficienza» (= capacità di veleggiare senza spinta dinamica) ed i manuali di volo degli allievi prevedono una specifica manovra di atterraggio in quelle condizioni. Sorprende, forse, che il pilota ed i suoi controllori e superiori a terra abbiano scelto proprio Bologna per l'atterraggio di emergenza -una città ormai fusa con le sue periferie e dove l'Aeroporto di Borgo Panigale è in pratica il centro cittadino- quando l'avaria si era invece manifestata su Rovigo, molto più vicina ad altri aeroporti più decentrati dai centri abitati e comunque più vicina al mare dove eventualmente disperdere il velivolo in assoluta sicurezza di recuperare il pilota che avrebbe potuto eiettarsi e di non procurare danno alcuno alle persone.

 

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II Ten. Viviani ai comandi è ormai certo di portarsi all'atterraggio, quando ad un tratto comunica che i comandi aerodinamici dell'aereo sono bloccati e quindi il mezzo è ingovernabile. Il velivolo è ancora abbastanza alto ma il pilota decide di eiettarsi, convinto, dirà, che il velivolo è comunque indirizzato verso un'area disabitata. Ma il velivolo proprio durante la fase di eiezione del seggiolino ha una brusca variazione di assetto e vira a sinistra per poi stabilizzarsi in un perfetto volo di avvicinamento... alle aule di quella scuola. E vi penetra, da una parete esterna, come una bomba micidiale che strazia ed uccide, e ciò che non uccide brucia e ferisce son segni incancellabili, e ciò che non brucia colpisce comunque nell'intimo, per gli incubi e le insicurezze che avrà seminato per sempre nella psiche dei sopravvissuti. Ma i morti non sono ancora raccolti e composti, i feriti non ancora soccorsi, i sopravvissuti non ancora consolati e già i vertici dell'Aeronautica alzano la cortina fumogena perché non si indaghino e non sia possibile accertare le reali responsabilità. Lo Stato, dovendo scegliere tra due sue Istituzioni -le Forze Armate ed una Scuola Pubblica-, si schiera con gli «assassini», e l'Avvocatura di Stato si costituisce in difesa ed a tutela della Aeronautica, contro le rivendicazioni delle vittime. Queste sono ammesse al processo solo con costituzioni «private», non venendo ammessa neppure quella del sindacato dei lavoratori della scuola, nonostante la sua dignità giuridica preesistente.

 

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È il 1969, il 12 dicembre, prime ore del pomeriggio. Pochi clienti ed altrettanti impiegati si intrattengono ancora nei locali della Banca dell'Agricoltura, in Piazza Fontana a Milano. Vivi, come quei giovani di Bologna che in quel 1969 non erano ancora nati. Li attende il medesimo destino di strage e di sofferenza. Di domande senza risposta, di Verità negata e di Giustizia sospesa. Una bomba, posta da una mano volontaria ed assassina, semina terrore, morte e sofferenza. Il rumore della esplosione non si è ancora disperso che già i Servizi operano per depistare le indagini, allontanare la Verità, scongiurare la Giustizia, garantire impunità. Dopo ventotto anni ancora compaiono, con perfetto dosaggio farmaceutico di una ricetta di depistaggio, faldoni di documenti che fermano le indagini, costringono a rivisitare ipotesi. E uccidono la speranza di accertare la Verità e ristabilire la Giustizia.

Che ci fanno due stragi così diverse tra loro nella memoria comune? Non è solo il mese di dicembre ad unirle. Ma la sovranità limitata cui questo Paese è stato vincolato ed assoggettato dal controllore statunitense -che è cosa diversa dal popolo americano e dalle sue stesse istituzioni-, che si è articolata in forme di terrorismo attivo e si è garantita una assoluta impunità attraverso la corruzione sistematica e diffusa dei settori di sicurezza del nostro Paese e dei suoi funzionari. E tutto per una delirante ed isterica esigenza di «combattere il comunismo».

 

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Non ci credete? È necessario leggere alcuni brani di un documento ormai pubblico, il "Field Manual" ("Manuale di campo") 30-31 allegato B, prodotto dai Servizi americani, per iniziare forse a capire quanto sia stata vuota, falsa e strumentale la contrapposizione politica ed ideologica di tanti giovani, in questo Paese, dagli Anni Sessanta in avanti, convinti di salvaguardare ciascuno le proprie frontiere ideologiche mentre gli uni e gli altri servivano ad un progetto più astuto e dissimulato, finalizzato alla spoliazione delle sovranità del nostro Paese. Questo non muta le mie radici di uomo di sinistra, come non muta le distanze che mi separano da ogni cultura che riposi nella destra. Dice solo che gli schieramenti non hanno potuto e saputo confrontarsi limpidamente ed anche duramente, ove necessario, sulla base dei «progetti di società» di cui ciascuno di faceva portavoce. È stata uccisa la politica, con le vittime delle stragi negate, è stata soppressa la dignità personale di ogni cittadino e del Paese nella sua interezza.

 

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Anzitutto vi si dice che «le operazioni in questo particolare campo sono da considerare strettamente clandestine» e «il coinvolgimento dell'esercito USA [...] non può essere ammesso in nessuna circostanza». E ancora: «La preoccupazione da parte degli USA nei riguardi dell'opinione pubblica mondiale è soddisfatta nel migliore dei modi se i regimi che godono dell'appoggio USA osservano princìpi democratici, o almeno mantengono una facciata democratica. Perciò la struttura democratica deve essere sempre la benvenuta, sempre inteso che, una volta posta di fronte alla prova decisiva, essa soddisfi i requisiti della posizione anticomunista. Se essa non soddisfa tali requisiti, bisognerà porre la nostra seria attenzione sulle possibilità di modificare la struttura in questione».

 

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C'è una via obbligata per realizzare scopi simili a quello descritto, come ogni altra esigenza di un servizio di Intelligence che lavori fuori da riferimenti politici eticamente trasparenti. Ed è quella della corruzione dei quadri dei Paesi «obiettivo». Perché solo la corruzione può consentire che qualcuno possa violare il proprio impegno di fedeltà al suo Paese e giungere -con qualsiasi alibi ideologico o ambientale- a quello che in ogni stato e nazione è noto come reato di «Alto Tradimento». Ed ecco che il documento ce lo conferma: «Qualsiasi sia il grado di intesa reciproca tra il personale USA e gli interlocutori del paese ospite, una base più affidabile per le soluzioni dei problemi relativi ai servizi militari USA è data dalla disponibilità negli enti del paese ospite di individui che intrattengono con i servizi militari USA rapporti in qualità di agenti. [...] Per gli scopi particolari dei servizi USA, il settore più importante per il reclutamento è quello del corpo Ufficiali del Paese ospite».

 

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Quando questo quadro di esigenze e di obiettivi si è realizzato con la costruzione di una rete di complicità funzionale negli snodi vitali di uno stato, ci si può dedicare a definire il metodo di lavoro. Leggiamo così che: «L'insorgenza (cioè il pericolo comunista, N.d.R.) cerca di acquisire un vantaggio tattico astenendosi temporaneamente dalle azioni violente. [...] I servizi dell'esercito USA dovrebbero cercare di penetrare l'insorgenza mediante agenti in missioni particolari e speciali con il compito di formare gruppi di azione tra gli elementi più radicali dell'insorgenza. [...] Tali gruppi, i quali agiscono sotto il controllo dei servizi dell'esercito USA, dovrebbero essere usati per lanciare azioni violente e non violente. [...] Nei casi in cui l'infiltrazione da parte di tali agenti nel gruppo guida dell'insorgenza non sia stata efficacemente attuata, si possono ottenere gli effetti summenzionati utilizzando le organizzazioni di estrema sinistra».

 

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Avete mai sentito che i nostri parlamentari o governanti abbiano sollevato note ufficiali di protesta contro il disvelamento di queste turpi progettualità, denunciandone la reiterata esecuzione? Forse vi è più facile ricordare quella formula, che garantiva la stabilità dei governanti legittimi od occulti del Paese, che suonava così: «Gli opposti estremismi». Una formula che consentiva di agitare una grande confusione nella comprensione della gente e nella capacità investigativa di una magistratura che fosse anche intenzionata ad agire con serietà. Ma era anche un messaggio «all'imperatore» che «i governanti-clienti» avevano capito i messaggi e non avrebbero frapposto ostacolo all'occultamento delle responsabilità. Così appariva sempre possibile e «normale» che le indagini per Piazza Fontana potessero trovare prima «riscontri oggettivi» nel mondo della sinistra estrema ed anarchica, per poi scoprirne di nuovi e della medesima corposità in ambienti della destra neofascista.

Quello che opprime ed offende nella stagione delle stragi italiane, non sta nella «pseudo-matrice» di destra o di sinistra -che la vera matrice, come visto, risiedeva altrove-, ma che a tali progetti ed al depistaggio, necessario a garantire impunità ed immunità, si siano rivelati funzionali sempre i vertici delle Forze di Sicurezza del Paese, che avevano tradito piuttosto, con sfacciata improntitudine, il proprio compito e giuramento. E non hanno mai temuto di «confessare», a metà tra la rivelazione ed il messaggio trasversale, davanti ad una classe politica timorosa e pavida. Certi di mantenere l'impunità. Quali che fossero i credo politici di Capitani come La Bruna e Nobili, essi, pur implicati nel depistaggio delle più efferate delle stragi -Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Ustica, Stazione di Bologna-, hanno potuto godere dell'avallo dell'Ufficio del Presidente della Repubblica alle loro successive promozioni, fino al grado di Colonnelli, in predicato di pensioni da Generale e delle relative prebende. L'Ufficio di presidenza che, potendo opporsi alla proposta di avanzamento, ha invece sempre perfezionato le relative pratiche amministrative. Chissà che un giorno, come i Gladiatori -la feccia dell'arena come hanno accettato di essere considerati, con riferimento a «schiavi morituri» disponibili a dare la vita non per valori ma per il piacere dei propri principi-padroni-, Delle Chiaie e Moretti non rivendichino, assecondati, i gradi e gli emolumenti di colonnelli dei Servizi italo-americani che loro competono di diritto.

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II contrasto al Tradimento, deviante e comunque violento, passa solo attraverso il contrasto e la repressione della corruzione. E qui tornano a legarsi le due stragi con cui abbiamo aperto. Quel velivolo MB 326 oltre ad essere stato mal diretto per la incompetenza che sempre si accompagna alla corruzione, oltre ad essere stato abbandonato anzitempo da un ufficiale pavido -come sempre sono coloro che non vengono educati ai valori-, non avrebbe mai dovuto denunciare la avaria dei comandi, anche in assenza di rotazione del motore. Infatti essi sono meccanici e quindi indipendenti dalla operatività della turbina. E l'aereo veniva da una «grande revisione», cioè un periodo in officine private vincitrici di appalti, dove il velivolo andrebbe rivisitato e revisionato in ogni minimo componente ed in una completa analisi strutturale. Il costo è all'incirca di un terzo del prezzo del velivolo. Qui si concentra la più vasta ed oscena congregazione al crimine. Infatti i velivoli vengono accettati pur con evidenze di omissioni gravissime di revisioni, ancorché certificate come avvenute, ed è tragico che questo possa avvenire nella indifferenza totale alla vita degli stessi colleghi piloti e dei cittadini.

 

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II Gen. Nardini, Capo di S.M. e successivamente incriminato per Alto Tradimento nei fatti di Ustica, ha sibilato ai familiari di quei poveri giovani: «Se volete che sia garantita la sicurezza del Paese, dovrete pur accettare il rischio che avvengano simili tragedie».

Noi preferiamo correre il rischio di denunce e querele per affermare la Verità ed invocare la Giustizia, nella convinzione che solo una limpida coscienza ed un impegno intransigente possano davvero servire e difendere un Paese. Anzitutto liberandosi da coloro che attentano alla sua sovranità, per meschini scopi di corruzione. E, non me ne voglia il Carli, senza bisogno di forche in ogni angolo di strada. Solo di un grande desiderio di dignità personale e nazionale. Di Verità e Giustizia. Costi quello che costi.
 

Mario Ciancarella

 

Casalecchio: l'autore della strage e i suoi incoscienti superiori sono stati assolti «Perché il fatto non costituisce reato»!! Fra la tentazione di urlare una irrefrenabile indignazione e quella di esternare inutili solidarietà ai familiari umiliati dallo Stato, io credo che debba essere scelta ancora una volta, con enorme fatica, la via di una freddezza di pensiero quasi disumano. Ma l'unica utile per affrontare assassini e criminali, convinti come siamo che non è ancora scritta la parola fine sulle scelleratezze di stato. Vedremo se la Cassazione potrà confermare questa barbara giurisprudenza per cui la morte di quei giovani studenti, la sofferenza, ancora peggiore, se possibile, dei sopravvissuti, potranno essere consolidate come «fatto che non costituisce reato», quando e se compiuto da uomini delle Istituzioni.

Vedremo come un giudice, ancor più scellerato di colui che assolse Priebke, saprà motivare la irresponsabilità, totale ed assoluta, per un omicidio plurimo. Una sola è la strada possibile: affermare che i cittadini italiani sono un mìnus etico rispetto ai prodi chiamati a difendere la Patria. E non può, allora, porsi questione di diritto alla vita ed alla sicurezza rispetto a coloro che hanno il potere di farne, oggi come ieri, carne da macello. Già appaiono fin troppo eloquenti i silenzi del Capo dello Stato e del ministro per la Giustizia.

La seconda repubblica, il nuovo «stato cliente» marcia deciso verso la sua nuova stabilità. Nuovo Modello di Difesa e Nuovi Criteri per la leva già sollevano infantili entusiasmi. L'Arma bella, l'Aeronautica, apre per prima alle donne con entusiastiche affermazioni dei suoi capi. Cosa si pretende ancora per certificare la sua democraticità? Perciò lasciate stare i pretoriani. A voi cittadini è concesso solo di tributare il «trionfo» ai prodi, per quanto criminali. Continueremo invece ad obiettare, ad urlare ancora che il «Re è nudo», anche se si profila terribile l'ora in cui un popolo di schiavi fu chiamato a scegliere. E gli schiavi scelsero Barabba.
 

m.c.

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