«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 1 - 15 Febbraio 1997

 

le recensioni

Ugo Malaguti e Mario Tucci (a cura di)
A Lucca, mai!
Perseo Libri, Bologna 1996, pp. 540, Lire 50.000

 

Se "Independence day" vi ha deluso, se siete stanchi della solita fantascienza fracassona «made in usa», "A Lucca, mai!" vi offre l'opportunità di rifarvi... l'immaginario.

Una bella notizia, ma... "A Lucca, mai!" che cos'è?

La spiegazione parte un po' da lontano: correvano i «favolosi» -tali solo per chi non c'era- anni '60 e Carlo Frutterò, da poco tempo alla guida di "Urania", la più importante collana italiana di letteratura d'anticipazione -un genere che si andava allora lentamente ma sicuramente affermando- espresse l'opinione che una produzione di fantascienza, scritta ed ambientata in Italia, con le nostre tradizioni culturali, non avrebbe avuto senso né seguito. Frutterò -che pure insieme a Franco Lucentini negli anni successivi doveva diventare uno dei più importanti ed affermati divulgatori di letteratura popolare, dal poliziesco alla science fiction- dichiarò, infatti, che un disco volante sarebbe potuto atterrare dovunque sul nostro pianeta, a New York, a Londra, a Parigi, a Bombay ma... a Lucca, mai! Così, lapidario e definitivo. Per l'autorevolezza del Personaggio -uno dei principali operatori editoriali ed organizzatori culturali di quella lontana stagione- e del Pulpito -la potentissima casa editrice Mondadori- quella frase fu micidiale: e, a detta di Renato Pestriniero, uno dei decani della fantascienza italiana, «tagliò le gambe ad un'intera generazione di giovani scrittori».

Anche Ugo Malaguti, scrittore, traduttore, animatore fin dai primi anni '60 di innumerevoli iniziative editoriali legate alla fantascienza e oggi, in Italia e all'estero, uno dei più accreditati studiosi del genere, non è tenero con quella affermazione e il suo autore: «... l'era Frutterò produsse i devastanti effetti le cui conseguenze rimangono in parte ancora oggi».

E sono quelli di un'attenzione ancora parziale nei confronti della fantascienza, di una sensibilità poco diffusa al genere, di una sorta di pesante complesso di inferiorità dei nostri scrittori verso gli stranieri, segnatamente quelli angloamericani.

Per oltre trent'anni autentici talenti sono stati sacrificati alla colonizzazione operata anche in questo settore della cultura e della letteratura per pure motivazioni di mercato.

«La sindrome di Lucca è stata un peso, in tutti questi anni, perché ogni condanna senza motivo, e ogni discriminazione senza senso, avviliscono prima ancora di offendere. Se Carlo Frutterò avesse giudicato con maggiore serietà, e maggiore ragionevolezza, prima di esprimere quel suo parere, certe perplessità, certe leggende insensate, quel sottile clima di diffidenza che da allora ha circondato i nostri scrittori da parte di una fetta di pubblico [...] non sarebbero mai nati», (dalla "Nota introduttiva", p. 13).

Eppure, nonostante tutti i Frutterò, la fantascienza tricolore è riuscita a crescere, superando ingenuità, velleitarismi, non poche divisioni ed anche -e come potevano mancare?- tentativi di strumentalizzazioni in chiave politica: la fantascienza è di destra o di sinistra? Oggi, ad oltre trent'anni di distanza, la fantascienza italiana -autori, editori, appassionati, lettori- può finalmente dare una risposta adeguata alla comunque salutare provocazione di Carlo Frutterò: sotto forma di un'antologia intitolata polemicamente "A Lucca, mai!", Perseo Libri, Bologna 1996, attraverso la quale si ripercorrono con intelligenza quasi cinquant'anni di evoluzione di questa letteratura nel nostro Paese.

Trentasei autori antologizzati, il meglio offerto dalla narrativa d'anticipazione italiana, realizzano un libro straordinario capace di affascinare tanto i cultori del genere, quanto gli amanti della lettura in senso lato.

Si va da uno struggente racconto come 7 giorni della cometa del rimpianto Giorgio Monicelli, traduttore dall'inglese, poeta e fondatore nel 1952 delle collane "Urania" e "I romanzi di Urania", ai prodotti dell'ultima agguerrita generazione di giovani autori ben rappresentata da Roberto Quaglia (Cronaca di un'invasione extraterrestre), Alessandro Fambrini (Dischi volanti a Lucca), Maurizio Antonetti (L'abbaglio), Daniele Vecchi (Via dei Fiori Chiari), passando per i «grandi vecchi» come Lino Aldani (Trentasette centigradi), Mauro Antonio Miglieruolo (L'arte del finale ovvero racconto infinito), Anna Rinonapoli (Silenzio su Terra), Roberta Rambelli (Dialogo con il Dio). Curatori dell'antologia Ugo Malaguti e Mario Tucci, saggista e studioso di tutte le forme della narrativa popolare.

Il libro, un grosso sforzo editoriale di quasi seicento pagine, rivendica orgogliosamente, sia per la ricchezza delle tematiche umanistiche, sia per una maggiore cura stilistica, la superiorità della tradizione fantascientifica europea nei confronti della science fiction anglofona.

Proprio a Lucca, in occasione della presentazione dell'antologia, Mauro Miglieruolo, uno degli scrittori di fantascienza più «arrabbiati» e capaci di provocazione, ha sottolineato con forza che «la fantascienza dell'800 è prettamente europea e lo scrittore che si sente vicino a questa tradizione deve sentire l'esigenza intanto di offrire un prodotto stilisticamente più curato; poi di approfondire contenuti che mettano al centro della propria poetica l'uomo e non l'indovinello tecnologico». Ma l'obbiettivo di "A Lucca, mai!" non è quello di un'affermazione nazionalistica, quanto piuttosto la proposta di forme e tematiche nuove, diverse, alternative da offrire ad un lettore italiano finalmente considerato maturo e consapevole.
 

Luciano Luciani

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