«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 2 - 31 Marzo 1997

 

La nuova fattoria
 

In principio era il «DNA». Il DNA aveva forma di elica e custodiva il programma biologico della vita. Ed era dentro il nucleo. Ed il nucleo nella cellula. E la cellula abitava presso gli esseri viventi. Poi l'Ingegneria genetica, scienza ultramoderna, armata di potentissime biotecnologie, s'impadronì di quell'elica. E la condusse nei suoi laboratori, tra provette, pipette, alambicchi avveniristici e vapori di formalina. E trasferì i segreti della vita da una provetta all'altra, da una cellula all'altra. E venne il «Clone». E vide per la prima volta la luce in Edimburgo. In principio, chissà perché?, era una pecora. E le fu dato il nome Dolly. Dall'Oregon vennero poi le scimmie. Dal Wisconsin le mucche. Maiali e topi, cavie e ranocchi si trovavano dappertutto, in abbondanza. Cloni! Uno, nessuno, centomila. Nella nuova fattoria, già rigogliosa di superpomodori, supercereali, arance gialle, banane blu, con o senza bollino, mandarini verdi e kiwi arlecchino, zio Tobia realizzò che presto avrebbe avuto il suo «replicante». Sgranava gli occhi e si fregava le mani per la felicità. Doveva solo aspettare che diradasse la solita canèa dei soliti benpensanti, timorati (a parole) di Dio, intransigenti assertori (a parole) di sempiterni princìpi etico-morali. Ma, soprattutto, che si liberasse l'utero della signora Beatrice, prestato ad alcune coppie di vicini sterili, già gravido di tre embrioni.

Si fregava le mani zio Tobia. Con il lavoro e gli affari che si prospettavano, magari ce ne fossero stati quattro o cinque come lui! Gli ipocriti, invece, s'indignavano. Come sempre, in questi casi. Quasi sempre in pubblico. Gridavano allo scandalo... Se li osservi attentamente, saggi, moderati, moralisti, irreprensibili, gli ipocriti si somigliano tutti. Replicanti di sé stessi, esattamente come i cloni. Ciò che cambia è il teatro della loro recita esistenziale. Oltre Oceano, s'indignano volentieri davanti alle Chiese, in quei conciliaboli che sembrano la fisiologica prosecuzione del sermone del Pastore, appena terminato. Oltre Manica sorseggiando una tazza di tè nel salotto di Mrs. Camilla, al Circolo dei Nobili o al Golf Club. Nel Belpaese preferiscono ascoltare le indignazioni dell'Annunziata, di Santoro o di Lerner in diretta, in prima o seconda serata. Bioetica! Bioetica! Chiedono una Commissione, un Comitato, quanto meno un Gruppo di esperti che li rassicuri. E s'indignano. E parlano, parlano. Sociologi, psicologi, scienziati, antropologi, filosofi, politici, giornalisti, religiosi e laici. Qualcuno fiuta l'aria e fonda un partito. L'ennesimo. Naturalmente, trasversale.

E s'indignano e parlano. Ci sarà presto un Jurassik Park, non più al cinema. Orrore. Torneranno i mammut. Chi oserà fermare l'indignazione replicante? Un altro dibattito? Una legge? Una moratoria? Passi per verdure, polli e suini, ma un uomo donato è davvero troppo! Che almeno se ne discuta! Che il catartico furore dei benpensanti eserciti la sua funzione! Poi, verrà l'epoca del dubbio. Anticipatrice di nuove, inossidabili, certezze. Chissà, forse aveva ragione zio Tobia! In fondo, ci saranno dei vantaggi. Ecco l'argomento capace di sedare l'indignazione replicante! Non dovranno più sporcarsi le mani al mercato clandestino degli organi. Né fingere di non sapere quali devastanti tragedie lo alimentino. D'ora in avanti, basterà un maiale, geneticamente «manipolato», per avere un rene biocompatibile. Cureranno il cancro. Sconfiggeranno le malattie genetiche. Dietro l'angolo di casa, il benpensante vede allungarsi ombre di immortalità e ne rimane affascinato. Ha o non ha il cuore malandato, il fegato inzuppato d'alcool, le articolazioni scricchiolanti e dolenti per l'artrosi? Quanto resisterà all'idea di avere un replicante nascosto da qualche parte al quale attingere ciò che serve, come ad un deposito dell'eterna felicità? Avrà una copia del figlio che non c'è più, magari fuggito dalle soffocanti indignazioni. Una di sé stesso per i posteri. Una, purtroppo, della moglie isterica.

Ci saranno dei vantaggi, altroché. Bio-business! Bio-business! Le grandi corporazioni farmaceutiche investono fiumi di miliardi, donano aziende satelliti, stringono patti commerciali, acquistano diritti, preparano manager, costituiscono holdings.

Arginare un così straripante «volume» d'affari con proteste ipocrite, dubbi passeggeri e divieti sanciti dai «parlamenti»? Fermare la Scienza finalmente convinta di aver svelato l'Arcano, il mistero della vita?

 

Eppoi, che sarà mai un clone! Voci suadenti, volti rassicuranti garantiscono dell'irripetibilità della vicenda umana. Un replicante non ci manderà in crisi. Avrà magari gli stessi occhi, la stessa altezza, i capelli, il colore della pelle... ma sarà comunque figlio del suo tempo, della sua storia, prodotto delle sue esperienze. Insomma, una copia biologica è pur sempre una copia a metà. Ma sì, che sarà mai un clone! Poi toccherà a qualche perfezionato robocop, la macchina capace di provare emozioni, di elaborare pensieri. Ricomincerà la recita e durerà lo spazio di un assordante, noiosissimo, mattino.

Non è mai stato così grande il potere degli uomini sulla Terra. Solo i «virus» riescono a sfuggirgli. Infinitamente grande ed infinitamente piccolo: sarà questa la sfida? Catastrofismi, millenarismi, prontamente smentiti, dal trono di Pietro. Non ci sarà un altro diluvio. È stata sconfitta la linea interventista. Lassù hanno deciso: nessuna ingerenza. Rallegratevi, orde indignate di benpensanti, timorati (a parole) di Dio ! Il principio era il Verbo. Soffio di vita. Ma chi se ne ricorda più? L'Anima! Che fine ha fatto l'Anima? Un brivido corre lungo la schiena dei catechisti. Lassù qualcuno ci guarda. Lassù non riescono a sorridere. Forse che i «pazzi» ci riescono? Forse non avvertono, lucidamente, di trovarsi ad uno snodo decisivo? Origine, Natura, Identità... concetti fondanti irreparabilmente lacerati. Equilibri millenari diventati improvvisamente precari. Si sta scavando, scavando. Fin nelle «fondamenta». Colpi di piccone si abbattono sul progetto di vita dell'Uomo. Giunto al suo Zenit, l'Occidente sembra felicemente proteso verso l'autodistruzione. A ben altre latitudini e longitudini l'Umanità dovrà volgere lo sguardo per ritrovare la sua Storia. Per avere ancora un destino.

Beniamino Donnici

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