«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 2 - 31 Marzo 1997

 

le recensioni

Mario Rocchi

InCornice,
Cronache di quarant'anni d'Arte e d'altre cose a Lucca

Collana Documentaria, Mauro Baroni editore, Viareggio 1996, pp. 279, Lire 35.000

 

Stig, Kranz, Maroc... e chissà quali e quanti altri pseudonimi avrà assunto Mario Rocchi nel corso della sua lunga carriera di giornalista e critico d'arte... Non solo per firmare recensioni, contributi, articoli su quotidiani, periodici, cataloghi, ma anche per dare un nome qualsiasi all'artefice di quarantenni di innumerevoli polemiche culturali, di piccole e grandi provocazioni artistiche, di salutari dispute intellettuali che hanno lasciato sempre un segno, una traccia nei sonnacchiosi annali della Lucca del dopoguerra.

Ed anche il luogo comune di Lucca città magica, incantata dal suo stesso indiscutibile fascino, bella addormentata incapace però di operosi risvegli, con cui Rocchi inizia e termina il suo "InCornice, Cronache di quarant'anni d'Arte e d'altre cose a Lucca" sembra più che altro un idolo polemico. Una «testa di turco» che l'Autore si costruisce per tagliarla e così svolgere al meglio la sua funzione di educazione, di orientamento, di crescita civile della comunità. Sì, perché Rocchi alla sua città, nonostante tutte le critiche, i giudizi, i commenti e le valutazioni negative, vuole bene e molto. E la difende da tutti i tentativi di bruttarla, di sfigurarla operati nel corso di quattro decenni da amministratori stolidi ed incompetenti, che intendevano la «modernizzazione» non come apertura al nuovo, sensibilità al confronto delle idee e delle esperienze, tolleranza dei linguaggi altrui, ma come mancanza di rispetto e cancellazione della memoria del passato.

E allora Rocchi diventa cattivo. Quando gli asfaltano via Elisa, per esempio. O quando qualche bell'ingegno vorrebbe coprire via del Fosso o qualcun altro riesce a smantellare l'antico lavatoio di via dei Borghi. O gli pavimentano il Fillungo coi cubetti di porfido: non sarebbero state più adatte le vecchie pietre di Matraia, chiede Rocchi, incontentabile, a voce alta?

Allora la sua penna si fa acuminata contro chi deturpa la città e trasforma malamente vecchi palazzi in banche o riduce particolarissimi angoli di Lucca a squallide stazioni di autolinee. Alcune battaglie vengono vinte, altre perdute... Ecco, di "InCornice" mi è piaciuto questo spirito: arrembante, corsaro anche se costretto in una grande solitudine. Tenace, però, Rocchi, testardo: perché le battaglie, soprattutto se giuste, vanno continuate, magari per vent'anni. E magari anche vinte. Giornalista vero, «di base» e di razza, Rocchi intervista, telefona, fa parlare tutti, tutti prende in considerazione e recensisce. Con acutezza, vis polemica, sicure doti di giudizio critico sempre convinto di una concezione non aristocratica dell'arte e degli artisti: visti non come sacerdoti di una religione iniziatica, ma lavoratori in un'attività seria, impegnativa, faticosa dove non sono concesse improvvisazioni e superficialità e che si svolge con strumenti delicati e precisi.

"InCornice" è molto di più di quello che il titolo suggerisce. Promette, cioè, di essere una rassegna diligente di cose d'Arte (scritta ironicamente, credo, con la maiuscola), ma nel libro ci sono già alcuni importanti lineamenti e periodizzazioni utili per delineare una storia della cultura a Lucca a partire dalla fine degli Anni Quaranta. Una narrazione ragionata delle battaglie e della circolazione delle idee in questa città fino al 1994, fino ad appena ieri. Di sicuro non tutti i giudizi espressi nelle 280 pagine del volume sono condivisibili, ma l'Autore trova quasi sempre il tono corretto, il passo giusto per cominciare ad affrontare aspetti importanti della storia locale: la formazione dei gruppi intellettuali nella città toscana, il loro dislocarsi politico-culturale, il ruolo, spesso negativo, giocato dalle istituzioni lucchesi. E tutto questo delineando sullo sfondo -certo per sommi capi, ma in maniera chiara e comprensibile- i grandi eventi, i più importanti processi -sociali, e-conomici, di costume- nazionali ed internazionali che hanno agito sull'opinione pubblica e sulla formazione della coscienza collettiva. Le note sulle vicende italiane e planetarie hanno non solo la funzione di darci la cadenza della Storia con la S maiuscola, ma anche un valore sottilmente ironico per riportare a misura i piccoli fatti, le polemiche minori, le storie minime dell'agire quotidiano in provincia.

Con piglio giornalistico, puntiglio di storico e sensibilità di critico d'arte aperto al nuovo e avversario di ogni conformismo ed accademismo, Rocchi sistematizza e ripensa un materiale imponente -mostre, «vernici», piccoli e grandi eventi artistici, polemiche di quasi mezzo secolo- che solo così riesce a liberarsi dai limiti della cronaca per riproporsi come reinterpretazione di processi storico-culturali che hanno contribuito a farci, nel bene e nel male, così come siamo.
 

Luciano Luciani

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