«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 3 - 31 Maggio 1997

 

l'ultima

Firenze: l'arrivo degli «alleati»

 

Quella mattina d'agosto del 1944, quando passarono l'Arno, dal Ponte Vecchio entrando in Por Santa Maria, e da Piazza della Signoria imboccarono la Via de' Calzaioli, ecco un omino con un suo carretto a mano camminare in testa alla colonna corazzata inglese. A ogni incrocio, ritti in mezzo alla Via de' Calzaioli, i vigili urbani, col giglio rosso di metallo sul bavero della giubba e i guanti di filo bianco, regolavano il traffico: e per traffico s'ha da intendere l'entrata degli eserciti alleati in Firenze. (S'era d'estate, faceva caldo, e quei vigili fiorentini, impeccabili nella sobria uniforme, suscitavano l'ammirata meraviglia degli inglesi, che s'aspettavano gente arruffata e cenciosa in una città pallida e smunta per il lungo assedio). In testa alla colonna, proprio dietro il carretto di quell'omino, in un infernale strepito di ferraglia, procedeva un carro armato. Dalla torretta aperta un carrista gridava all'omino «get away! go away!», facendogli grandi gesti con le braccia spalancate. E quello, spingendo il suo carretto colmo di fiaschi di vino, si voltava indietro vociando: «la si calmi! la si calmi! la venga dietro a me col su' tréspolo, se l'ha furia!». «Go away! go away!» gridava il carrista.

«O che modi son coresti? ho furia anch'io!» vociava l'omino: e volgendosi ai passanti che se ne andavano per i fatti loro, senza degnar di un'occhiata quell'esercito straniero che ingombrava la Via de' Calzaioli, o che assistevano ironici, con quei loro occhi stretti, a quella sfilata di ferraglia polverosa, vociava: «O che prepotenze son queste? Non s'è mai finito di vederne di nuove! 'E vanno via quelli, e arrivano quest'altri! O sora guardia, la 'un n'ha nulla da dire, lei? La 'un sente come 'e bòciano? Bocia, bocia! t'hai voglia a bociare, io non mi sposto, io vo per la mi' strada! E se t'hai furia, passa da un'altra parte! Dico bene, o buchi?»

Così gridando, e spingendo il suo carretto in testa alla colonna corazzata, l'omino continuò per la sua strada senza scansarsi, finché, giunto in fondo alla Via de' Calzaioli, sboccò in Piazza del Duomo, si fermò accanto al chiosco del giornalaio che è all'angolo della Misericordia, e voltandosi verso la colonna che sfilava in un orrendo strepito di catene, gridò: «O che vi credete, d'essere a casa vostra? C'è tanto posto nel mondo per andare a far la guerra, proprio qui vu' avete a venire? O buchi!»

Una guardia comunale gli si avvicinò per fargli la contravvenzione. L'omino alzò il viso al campanile di Giotto, alla cupola del Brunelleschi, al suo bel San Giovanni, e chiamandoli a testimoni: «'e ricominciano con le contravvenzioni!, gridò, siamo liberi!».

Passava in quel momento accanto alla Loggia del Bigallo un soldato americano di quelli grassi, dal gran sedere strozzato dentro i calzoni stretti, che camminava dondolandosi sui fianchi. La guardia gli diede un'occhiata, poi si voltò all'omino e gli disse: «E t'hai ragione di chiamarli buchi! Se quello fa una correggia in un sacco di farina, c'è nebbia per sei mesi, a Firenze».

 

Curzio Malaparte

"Maledetti toscani", Vallecchi Editore, Firenze

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