«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 4 - 31 Luglio 1997

 

le interviste impossibili

Bossi e la battaglia d'autunno
 

«Brigante? Ecco, ce ne vorrebbe uno vero per suonare la sveglia ai terùn. I briganti avevano capito la fregatura che gli stavano preparando i Savoia con quella faccenda dell'unità ed hanno cominciato a sparare. Mano alla fondina, lotta ai colonizzatori!... I terùn quella storia lì non la conoscono, magari se ne vergognano, ma i briganti avevano fatto una Lega... se vuoi, quella è stata la prima Lega Sud».

Umberto Bossi sorride divertito e sprofonda ancora più nella poltrona preferita del salotto della villa di Gemonio. Sono di poco passate le 16.00, la signora Manuela lo ha appena svegliato.

«È tornato alle cinque del mattino, sa?... è sempre così ...» sussurra sconsolata, tuttavia non smettendo di guardare il suo guerriero con dolcezza e passione tipicamente meridionali.

«Parlate pure -mi incoraggia- io vado a preparare un caffè»

Ormai siamo diventati amici. Più faticoso far breccia nella rude logica dell'Aurelio, l'autista - che nell'animo sensibile della consorte del senatùr. Devo infatti a lei questa intervista, che mi è costata un bel po' di quattrini, otto giorni di soggiorno nel varesotto, discussioni interminabili, presentazioni, raccomandazioni. Insiste, Bossi, fingendo di leggere un appunto appena arrivato via fax dalla sede di via Bellerio, in realtà inseguendo contorte ed imperscrutabili traiettorie mentali.

«Proprio un brigante ci vorrebbe per scuoterli! Non hanno capito niente. Con la secessione hanno tutto da guadagnare... sono dei bambini... li hanno allevati nel centralismo e nell'assistenzialismo, gli hanno messo il paraocchi per guardare solo in una direzione... stanno con Berlusca, Fini, Mastella e Bassolino come ieri stavano con De Mita, Gava, Pomicino, De Lorenzo... non hanno capito proprio niente»

Scusi onorevole Bossi, se è così perché non l'ha favorita Lei la nascita di una Lega meridionale?

«Ci ho provato, altroché. Mi avevano convinto. Ricordi la Lega Italia Federale? Ho detto al Bobo di farsi ambasciatore al Sud, ma con cautela. Lui ha viaggiato, ha visto tante persone, era sicuro di farcela. Ma io gli dicevo: "Attento, che ti fregano!" Gli andavano dietro perché era ministro... perché aveva il potere. Per fortuna ho tenuto gli occhi ben aperti. Non avevo fiducia... i tempi non sono ancora maturi. Ci sono troppe cose strane laggiù. La mafia, per esempio... quelli ti saltano subito sul progetto e te lo distruggono. Non potevo correre il rischio di avere un rinculo d'impopolarità al Nord e nessun guadagno al Sud. Se vuoi, quello lì è stato il momento che la Lega poteva fallire. No! no! si devono muovere da soli. Io non sono la balia di nessuno»

Ma la Mafia pare che sia secessionista. Lo sa che alcuni pentiti hanno dichiarato che Cosa Nostra nel 1991 stesse per creare la Lega del Sud...

«I pentiti? Macché pentiti e pentiti! Quelli hanno una strategia. Si muovono dentro un piano che è contro la Lega, contro il Nord. La Mafia? ... quando si dice che sta dietro il separatismo, si rende un grande favore allo Stato centralista. Il separatismo diventa subito una brutta e sporca faccenda... così se ne tiene alla larga la gente, il popolo. Quindi, caro lei, il pentito di turno fa gli interessi di Roma ladrona e, se vuoi, del sistema ulivo-polo... altro che secessione. Quello lì è il modo migliore per non farla passare mai, almeno nel meridione. A chi vogliono darla a bere?...»

Analisi interessante. Lei, dunque, pensa che il patto stipulato nel 1943 con lo sbarco angloamericano tra Stato e Cosa Nostra regga ancora?

«Ma certo che regge! La Mafia ha bisogno dell'assistenzialismo, non potrebbe avere condizioni più favorevoli di quelle attuali... clientela, corruzione, assistenzialismo. Vedrai, se le cose dovessero prendere una via non democratica, la Mafia darà truppe alla repressione centralista. Solo quando il sistema romanocentrico perderà la partita, la strategia delle "cupole" cambierà... ma queste cose qui non ci riguardano, la Lega è vigile ed attenta... ha i muscoli robusti. (Bossi ride e minaccia con la mano destra chiusa.) Abbiamo il pugno da KO, noi»

Parliamo d'altro, segretario. Il dibattito politico ristagna intorno alle Riforme istituzionali. Lei ha prima ritirato la delegazione dalla Bicamerale; ha fatto il referendum autogestito che è stato una bella trovata oltre che un indubbio successo; poi un paio di blitz nella Bicamerale, per far saltare i giochi di D'Alema...

«Macché D'Alema! Ho bloccato per un po' l'inciucio. Ho fatto vacillare l'asse D'Alema-Berlusconi ed ho sparigliato il gioco. L'importante per la Lega era che venisse fuori un bel pasticcio. Sono dei pirla. Pensano di mettere fuori dal tavolo un partito che ha la maggioranza nel Nord del Paese... La Bicamerale, quella specie di museo delle cere, ha chiuso i battenti prendendo decisioni inutili. Adesso la partita si sposta in Parlamento. Ne vedremo delle belle... poi ci saranno i referendum confermativi, a quel punto metteremo in campo l'intero esercito padano... il popolo del Nord gliela farà ingoiare la voglia di restaurazione ai capoccia di Roma»

Scusi, ammetterà che questa tesi della maggioranza leghista nel Nord è una forzatura?

«Uè, Brigante, stia al suo posto! Macché forzatura! La gente del Nord è con noi. Anche quelli che votano per altri partiti. Forza Italia, pezzi dell'Ulivo... ci mandano dei messaggi, sa? Ci dicono: "Andate avanti che noi abbiamo le mani legate". Molti hanno fatto la fila davanti ai gazebo per votare il nostro referendum... tanti vanno nelle nostre sedi per cambiare lire con scudi padani. Non hanno coraggio, sono dei vigliacchi, ma sotto sotto si augurano che la battaglia la vinca la Lega... Comunque un modo c'è per sapere cosa vuole la gente del Nord: il referendum per l'autodeterminazione. Se hanno i numeri, perché non lo vogliono fare?»

Ma Lei continua a parlare di battaglie, guerre, secessione. Di questo passo c'è il rischio che la Lega venga messa fuorilegge.

«Di questo passo c'è il rischio che vai tu fuori dalle palle, caro Brigante. Di cosa dovrei parlare, degli inciuci romani, delle cene a casa di Letta? Mi dicono che stanno facendo pressioni su certe Procure... si accomodino. Mi hanno chiesto i voti per governi e ribaltoni, adesso voglio vedere come mi metteranno le manette... devono venire in tanti e ben armati. E poi, ci sono gli Organismi di Garanzia internazionali. La politica non è un giochino da imbecilli. Voglio vedere come si mette fuorilegge un partito che ha espresso un Presidente della camera e diversi Ministri, tra i quali quello degli Interni. No! Non è questo il problema. Magari ci vogliono fregare con la legge elettorale. Vengano avanti, che voglio guardarli negli occhi. Tanto il Parlamento del Nord ce lo eleggiamo da soli, il 26 ottobre. In autunno, meglio tenersi alla larga dalla Padania»

Dunque, niente trattative?

«Ma quali trattative, questi stanno restaurando tutto, non vogliono il cambiamento ...»

Non le piace il federalismo alla D'Onofrio?

«Quello lì è un democristiano, terùn e profesùr... una miscela che puzza di restaurazione. Aveva preparato un pastrocchio... poi, con gli emendamenti, ne hanno fatto addirittura una cosa ridicola, una pagliacciata. Altro che federalismo, la montagna consociativa della Bicamerale ha partorito il topolino, un regionalismo neo-centralista peggiore di quello attuale. Sono dei porci. Non hanno capito nulla della Padania. Ormai non ci basta più soltanto la cassa, il federalismo fiscale. Sono andato a vedere il loro gioco, in mano non hanno nulla... noi rilanciamo e mettiamo sul tavolo l'intera posta: la se-ces-sio-ne. Capito, Brigante: se-ces-sioo-nee!»

Ma via, Segretario, in fondo questa Padania è solo una Sua fantasia, una invenzione che avrà forse aderenza ad una realtà socioeconomica, ma non ha un retroterra storico, culturale, radicalmente etnico... la Padania non è l'Irlanda, né la Catalogna...

«Molti intellettuali e politici mi considerano un ignorante. Ma io me ne frego. Li lascio parlare. Loro studiano la storia sui libri e testi sacri. lo annuso e capisco da che parte soffia il vento... quando arriva la pioggia...»

Guardi che non volevo proprio offenderla...

«Sì, sì... ho capito... sta' tranquillo e passami quell'accendino ...Senti un po', Brigante, quello che conta oggi... se vuoi, quello che muove la storia è il portafoglio. Non le chiacchiere degli studiosi e dei pennivendoli. Comunque, se anche all'inizio la Padania è stata una mia invenzione, ormai non lo è più... il problema è superato. Adesso abbiamo le bandiere, i simboli, la nostra Guardia nazionale, i nostri eroi... gente che è disposta a morire per la Padania. Di' un po', Brigante, la tua italietta ce l'ha questa roba qui? Se vuoi, il rischio vero è la frammentazione in tante rivendicazioni regionaliste e localistiche... la Serenissima... da quelle parti è una polveriera... vedremo, vedremo... Questo processo non lo può fermare neanche il Capo. Appartiene al popolo, è dentro il popolo... Se faccio dietrofront le Camicie verdi mi tagliano la gola... Sai, certi fenomeni, quando partono, vanno per la propria strada, non puoi fermarli più»

(Per un attimo Bossi appare assorto. Forse pensa al rischio delle micro-secessioni al Nord-Est inquieto, alle tante tribù che si stanno accampando intorno al Po, pronte alla battaglia... Si ricomincia a parlare...) «Insomma, questa è la situazione! E non si risolve mica con i sermoni di Scalfaro!»

Dunque, seguendo il Suo schema, il Nord se ne va ed il Sud subirà la definitiva emarginazione, un processo di involuzione inarrestabile...

«Non è detto. Se difenderà le logiche centraliste e non sarà capace di autodeterminarsi può essere come dice lei. Ma può anche darsi che s'inneschi un meccanismo contrario. Prima parte il Nord, la Padania. A quel punto, il Sud si troverà in una situazione nuova, alla quale è impreparato. L'attuale classe dirigente sarà spazzata via e...»

Segretario, ma non La sfiora mai il dubbio che questo processo possa essere per nulla pacifico ed indolore? Ci sono esempi anche a noi vicini che dimostrano... «Questo non dipende dalla Lega. La Lega è per la legalità democratica, vuole sedersi intorno ad un tavolo e discutere... Certo, vedo anch'io dei movimenti strani... poteri occulti... servizi... autonomi e nazi-fascisti... c'è un clima da strategia della tensione. C'è chi lavora per preparare il terreno all'avvento dell'uomo forte... vedo qualcuno che sta in attesa. Non hanno capito nulla, neanche Bossi potrebbe fermare questo processo... il Nord vuole il cambiamento e se lo prenderà. Ed è meglio che i porci centralisti puntino sulla tenuta della Lega. Perché, se cade il Carroccio, allora sì che può venire fuori il casino della madòna. Aureliooo!, dai che si vaca... !»

«Il caffè, Umberto, il caffè».

La signora Manuela trova il modo di bloccare il suo conducator per qualche secondo ancora. Poi i saluti. Ed ognuno per la sua strada. Prima d'imboccare quella del ritorno, guardo anch'io il cielo. S'addensano nubi che non promettono nulla di buono.

b.b.

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