«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 4 - 31 Luglio 1997

 

Disavventure tecnologiche del Terzo Millennio

 

«Giovanotto, lei ha i lupini nel cervello!» disse il medico che stava maneggiando l'encefaloscopio. Alla risposta del paziente, che motivi di censura impediscono di riferire, un'atmosfera di gelo invase la sala operatoria: si profilava lo spettro dell'inchiesta.

Succedeva svariati anni dopo l'inizio del XXI secolo e la tecnologia aveva fatto, più che grandi passi, dei veri e propri salti «mortali-per-i-poveri-utenti»; in una grossa struttura pubblica della capitale scientifica il servizio sanitario aveva acquistato, nel solito clima di risparmi ad oltranza, ad un prezzo fantasmagorico l'arnese fantascientifico cui era stato dato il nome magniloquente di "encefaloscopio elettrobiologico introspettivo antero-retrogrado per l'indagine in vivo delle memorie passate, delle idee presenti e delle intenzioni future nei cervelli del prossimo" (per i gravi incidenti occorsi del tipo corto circuito e surriscaldamento per sovraccarico della rete, è da usarsi con estrema cautela nei politici, che di memorie, idee e intenzioni ne hanno fin troppe e quasi tutte molto pericolose e addirittura esiziali); per dirla in breve, basta entrare nel cranio e quello ti registra e ti interpreta elettronicamente l'attività neuronica della Banda Purkinje (per strumenti a sbuffo, mugugno, fregata e cavolate varie), la immette in due computers collegati in croce, capaci di fare come due comuni emisferi cerebrali: un gran casino. L'enorme valore diagnostico dello strumento era subito apparso palese anche dall'indagine autoreferentesi con esso medesimo praticata sulla materia grigia dell'inventore e della sua équipe, composta da esperti in fatto di manovrine economiche, programmazioni finanziarie, tasse, gabelle e tagli (sulle guance, per il volersi fare la barba con le tanto obsolete e vilipese lamette a tripla affilatura con mollette ammortizzatrici sopra e sotto ed emanazione automatica ed autodosata di spray after-shave in lingua inglese, come si conviene nel mondo scientifico); dopo questi accertamenti era stata altresì apportata adeguata modifica alla apparecchiatura, onde eliminasse gli ultimi sei zeri del proprio prezzo, ne aggiungesse qualcuno alla tangente e rendesse appetibile, utile ed indispensabile l'acquisizione del mezzo da parte dell'amministrazione aziendale ad irresponsabilità illimitata per l'erogazione e distribuzione di salute o surrogati in cialdine, scatolette e fialoidi a seconda dei gusti personali. Successe che questo sofisticato marchingegno apparve subito di grande utilità per l'indagine sul soggetto di cui dicevamo sopra, il quale si era rivolto alla struttura pubblica per l'idea ossessiva di essere ermafrodita; la struttura, sempre ispirata al solito clima dei risparmi ad oltranza, sorvolando sul sano ma antiquato criterio del «basta guardarlo», impegnandosi senza eccessiva convinzione in ricerche genetiche, che potevano andar bene nel XX secolo «ma oggi bisogna essere moderni, il tempo vola, la scienza evolve...», delusa dalle lacune palesatesi nell'approfondimento psicanalitico del caso in questione, decise quindi -con grande larghezza di vedute e profusione di mezzi- di procedere all'encefaloscopia elettrobiologica computerizzata, che, evidenziando i succitati lupini nel patrimonio intellettuale dell'utente, scatenò le di lui ire e lo portò ad asserire categorico che l'operatore era meglio che si mettesse gli occhiali, che non ci aveva capito un accidente e che l'apparecchio era evidentemente un vecchio avanzo di magazzino, dove era rimasto vattelapesca da quando per la sua scarsa funzionalità come rettoscopio, perché lui, lì, c'era venuto proprio per quello, per la paura d'essere di ambedue i sessi nello stesso tempo, la certezza cioè d'avere nella testa non i lupini ma i genitali femminili: e -perdio!- quelli avrebbero ben dovuto vederli, no?

Dopo cotale gaffe diagnostica, i discendenti -appena avranno acquisito la dignità di posteri- conosceranno l'esito delle indagini in campo penale prontamente avviate dalla magistratura, mentre l'azienda ha aperto un'inchiesta amministrativa, da cui è emerso, come era naturale, che tutta la responsabilità delle spese immani e sempre crescenti della sanità va attribuita alla scarsa preparazione dei professionisti, incapaci di adeguarsi ai tempi e di contemperare la diagnosi della tecnologia con la tecnologia della diagnosi.

Renzo Lucchesi

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