«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 4 - 31 Luglio 1997

 

Memoria - Archivio

Otranto è diversa
 

Quando gli ho chiesto il motivo della scelta, cioè Otranto e la sua gente, quel mio strano amico ha risposto serio ma felice, come chi abbia trovato rimedio alle stanchezze dell'uomo, con queste testuali parole: «Otranto è diversa».

E, dato che insistevo per meglio capire, ha esposto alla rinfusa, citando le più disparate cause della propria decisione, presa all'insegna d'un salutare ricaricamento di umanità genuina e patriarcale [...], come la mostra dell'artigianato e la banda che suona «Turandot» a tutti polmoni, sempre con fondali architettonici da grande scenografia.

«Sai, a Otranto -continua l'amico entusiasta- ti ritrovi abbronzato ed hai preso il sole nel vento, senza quei sudori estivi, altrove, di costosa scelta borghese. Ad Otranto, sai, sono capaci di offrirti piatti arcaicizzanti, quali la pasta spezzettata nel brodo di pesce; per non parlare delle terrecotte del circondario e dei negozi del cosiddetto Corso, gentile sentiero della cortesia in un quadro di urbanistica rivierasca, fiorito nell'ombra di un castello anche aragonese ...»

Il panegirico continua: «Ti rendi conto? Un pescatore, a me -aggiungeva l'amico sincero-, proprio a me, da sempre foscoliano convinto, parlava di Zante, dove non sono mai stato. Speriamo li facciano, il circolo di cultura e il gemellaggio con l'altra sponda di questo Adriatico». Insomma, altro che giustificazioni peregrine; bensì, appunti buttati giù da chi è informato; se volete, fotografie fatte di parole. Dice: «Sai, ho un bel cane, portato da Jakarta. A Otranto, la cordialità la riversano anche su di lui; non chiedono di quale razza sia, quel cane forestiero. E le grosse palle di pietra, ai lati dei portali delle case antiche, non impediscono il tranquillo camminare. Nemmeno i tavoli delle trattorie verso il porto. Sai, Otranto è diversa, perché sincresi di paesane dialettiche».

 

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Altre rarità aggiunge, imperterrito: per esempio, s'è tagliato al ginocchio i pantaloni pseudo-proletari di mondano, americanoide fustagno, ma nessuno ha riso a vederlo passare. Non fosse per un sacco di plastica, ben pieno di merda di cavallo, che sembra esser piovuto lontano, laddove certi nudisti allignano, non esisterebbero assolutamente note negative.

«Credimi, ad Otranto non ti senti plagiato, sei solo un amante della costa, dunque un uomo libero. In definitiva, gli otrantini non vogliono perdere l'antica dignità di abitanti di un'antica terra, per certi viandanti stagionali ...». E l'ex-giramondo, in fase di trapianto, continua imperterrito nella sua cronaca-confessione: «Di cappelle ne ho viste in tutta la Cristianità, ma quelle ossa, quelle tibie, quei teschi in Cattedrale sono un insolito formidabile martirologio; e quella consunta gradinata in pietra secolare, con a lato la moderna in marmo per visitatori che discendono e risalgono verso e dal cuore profondo di Otranto eroica, sembra l'allegoria leggendaria e reale assieme di questa terra bivalente, non abbastanza nota, le cui municipali ricerche meriterebbero d'esser presenti nelle grandi biblioteche italiane».

Provocato, chiedo all'amico osservatore che cosa intenda per turismo. Non si scompone: «D'accordo, come vuoi, è commercio che diviene industria, ma dev'esservi anche spazio non economico, quello poetico dove l'occhio abbia la sua non banale parte e, perché no?, il medico, lo psicologo, il sociologo possano finalmente dirti che non soltanto quest'aria ventosa ti fa bene, bensì l'intero habitat, inteso nel senso più ossigenato e ossigenante della non più anonima parola. Vedi, fa bene il sentirsi rispondere che pizza e calzone non si fanno di mattina, che la vera pesca alla lenza dalla barca si basa tutta sopra un grosso piombo che deve toccare il fondale, per tenervi l'esca».

 

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L'amico, esule volontario, tardo-romantico soddisfatto delle nuove amicizie, è un fiume di osservazioni sottili: per esempio, a bordo, gli oggetti in precario, tuttavia equilibrato disordine, buttati qua e là, sfruttando lo stesso peso a mo' di sapiente bloccaggio. La legge di gravità come stivatore. Oppure, nel pittoresco corso principale, spesso non hanno il resto e dicono con fiducia che pagherai un altro giorno. Altre osservazioni: l'annuale dotta cerimonia in piazza, con ascoltatori attenti, per nulla disturbati dalla luminaria ammiccante, né dalle vicine bancarelle. Diversità di Otranto. decoro antico, senso della famiglia, del rispetto inter-personale, che fa promettere da alcuni: «Passata l'estate rumorosa, ci riuniremo nelle case, per serate tranquille». Del clima, si limita a dire ch'è diverso anche quello. Penso che nel discorso del nostro forestiero, Otranto stia come Itaca ad Ulisse, ma un'Itaca senza Proci, un'Itaca piena di progetti concreti per un turismo nuovo, un'Itaca dove Argo, qui nero pastore belga, è libero, anche lui, di spaziare sulla riva all'alba e, di notte, nella luce gialla dei muraglioni. Non per caso, i viaggiatori che arrivano dal Nord, aprono zaini e sacchi a pelo sull'erba, che cresce attorno ad uno dei più imponenti castelli delle coste d'Italia nostra.

«E nessuno, ad Otranto, li disturba. Nessuno protesta, anche se non spendono moneta pregiata, che poi, a ben considerare, è la nemica del turismo vero. Ti rendi conto? Ecco perché ...» - riattacca l'amico. Ma, questa volta, lo lascio in villa. Basta così. Abbiamo capito.

Florio Santini

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