«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 5 - 30 Settembre 1997

 

Ricordi e fantasmi

 

 

 

C'era una volta un castello dalle mura merlate, di pietra scura e d'aspetto tetro in alto su ripida scogliera, torri e bastioni agli angoli, ponte levatoio davanti alla porta massiccia.

C'era una volta un re che vi abitava, potente e cattivo, solitario, temuto. Alla sua morte nel castello non c'è rimasto nessuno, ma la sua anima, gravata di molti peccati e da questi impedita a salire in alto, si vuole che ancora vaghi negli oscuri corridoi e nei deserti saloni a scontare nei secoli il male compiuto; è il fantasma del vecchio malvagio che, col suo corredo di ululati notturni, stridor di porte mal lubrificate e tintinnar di catene, mantiene vivo il castello per l'attrattiva del turista, la curiosità del popolo credulone e la speculazione dei furbi; altra esistenza non credo gli si possa attribuire, se non quella appena detta, nella mente e nella fantasia dei vivi e non nel regno dei morti.

Anche noi, lontani dalle saghe e dalle leggende dei popoli nordici, possiamo avere i nostri fantasmi ed i nostri manieri, ma questi non sono minacciosi castelli su alti dirupi ma paesi tranquilli in valli e su poggi boschivi, ove abitava -ed abita- gente tranquilla né potente né cattiva, giovani e vecchi che lavoravano e bambini che avrebbero voluto crescere, e la potenza e la cattiveria altrui si avventò su di loro, lasciando ricordo e dolore. Vivono nella memoria, nella storia, nella leggenda delle umane tragedie; se le nostre coscienze non devono dimenticarli, le nostre menti non devono evocarli dai loro sepolcri a proprio uso e consumo, per ristretti interessi di parte, che ben poco hanno a che fare, anzi proprio nulla, con i fatti di ieri e con i fatti di oggi.

Invero altri eventi si sono abbattuti su quelle valli e su quei paesi, più recenti e di tutt'altra natura e che nessuno in questa occasione ha cercato, nei quali non c'entra la malevola volontà dell'uomo e neppure, forse, la sua presuntuosa trascuratezza; scomparvero ponti non levatoi e mura non merlate e genti qualunque che non erano re e nemmeno potenti; anch'essi divennero ricordi senza alcuna pretesa di essere importanti, senza speranza di ritorno, senza probabilità di trovar posto nella storia.

Una rassegna iconografica, anche se riguardante chi, in verità assai indirettamente, ebbe peso nel verificarsi dei primi di questi eventi, spettacolo che sempre e comunque avrà il senso ed il peso che di volta in volta lo spettatore gli attribuisce e ben poco quello che il realizzatore ha voluto dargli, spettacolo che avrà tanta maggior risonanza, che susciterà tanto maggior interesse ed attrazione quanto più sarà avvolto dall'alone del mistero, del sospetto, del proibito, spettacolo culturale di illustrazione storica di qualcuno che fu, di come fu visto e vissuto, di cosa fece, episodio casualmente coincidente con le date ed i tempi di certi fatti piuttosto che di altri, esso non sfiora il ricordo di questi; essi sopravvivono infatti nella storia e nel cuore nella loro tragica realtà, ciascuno nella sua così distante, diversa concatenazione di cause e di effetti. Nessuno ha cercato quelli recenti; nessuno cerchi quelli lontani; non trasformiamo i ricordi in fantasmi, non costringiamo ad espiare negli anni colpe mai commesse chi già in vita pagò a tanto prezzo colpe non sue. Lasciamoli riposare, i nostri interessi non danno il diritto di manomettere la loro quiete di sempre.

 

R. L.

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