«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 5 - 30 Settembre 1997

 

Tivù: consigli per il disuso
(2ª parte)

 

Se, la volta scorsa, trattando de "il caso Malgara", abbiamo avuto modo di delineare foschi scenari per noi utenti-consumatori-spettatori (nonché uomini, se del caso), ancor più buio ed incerto si presenta il futuro, il nostro televedente futuro, con l'avvento di Arbitron.

Sembra infatti essere quest'ultimo il sistema conta-ascolti prossimamente destinato a soppiantare, nel cuore del mondo pubblicitario, l'ormai poco fedele e superato Auditel, quello distribuito qui in Italia dal suddetto sig. Malgara su licenza dell'americana Nielsen.

Del "Passive Peoplemeter One" -questo il nome del nuovo microchip brevettato un paio d'anni fa dall'agenzia Arbitron- si dicono meraviglie. Che sappia identificare in ogni momento, in tutta sicurezza e senza margini d'errore, tutti i programmi radio e tivù su cui ci si è sintonizzati!

Finora era stata la Nielsen, la più grande azienda d'analisi e programmazione degli ascolti che possa vantare la Terra, ad esercitare col suo monopolio dei ratingsTV il ruolo di decisore unico dei 16.000.000.000 di dollari che annualmente si spendono negli USA per spots pubblicitari... tanto per fare un non piccolo esempio.

Ma ora la vecchia dittatura nielseniana sembra volgere a termine. Già si annuncia all'orizzonte il regime universale Arbitron. Che, come si diceva, si avvarrà per il suo mediatico dominio di quel Passive ecc., marchingegno elettronico capace di trasmettere continuativamente un segnale, non avvertibile dal portatore, ad uno speciale decodificatore/elaboratore centrale.

Con inquietudine e disagio crescenti, c'è chi sta accorgendosi della «problematicità», per altro non dire, di siffatti metodi di captazione delle pubbliche volontà... Tra questi (pochi), Alessandra Farkas, che così esprime il suo (e nostro) sconcerto: «Per la prima volta si potranno conoscere con esattezza matematica i gusti multimediali di un individuo, grazie ad un medesimo microchip che fotograferà anche le nostre scelte in automobile, al bar e ovunque vi sia un apparecchio radiofonico o televisivo acceso. Il Grande Occhio non ci lascerà mai soli. E il bombardamento pubblicitario si farà sempre più mirato, puntuale, inflessibile».

 

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Una cosa deve risultarci subito chiara. La violenza della società dei consumi, unita alla massiccia invadenza televisiva ed ai perversi meccanismi della pubblicità, costituisce un'incombente minaccia al nostro equilibrio affettivo e psicofisico, al nostro stesso status di esseri a volte raziocinanti e (relativamente) liberi. Nell'attuale era di democrazia mass-mediatica, le visioni fantascientifiche di un Huxley, di un Orwell, di un Bradbury stanno concretandosi in una sempre più desolata ed angosciante realtà: «Il quadro è davvero cupo, -ha di recente dichiarato G. Abraham, il famoso sessuologo- come non farsi irreggimentare in una società che ci vuole tutti uguali, tutti vestiti alla moda, tutti ben allineati, non rivoltosi, non antisociali; insomma, non persone ma cloni?» Si potrebbero del resto citare altri testimoni -autorevoli quanto inascoltati, in verità- che denunciano la progressiva eclissi dell'uomo contemporaneo.

Un'eclissi, in lui, del «pensiero pensante», del suo «cogito ergo sum»; un'eclissi al cospetto della quale i lineamenti di quest'uomo si fanno incerti, e sembrano quasi dissolversi e scomparire dietro quell'ombra fatale.

Il meccanismo del tele-condizionamento appare, tutto sommato, semplice.

È infatti evidente che, con l'azione incessante e coordinata di immagini e suoni, l'agìto venga a subire ciò che gli vien presentato come informazione, suggerimento, esempio, o altro; e la sua disponibilità ad accettarlo come valido ed oggettivo, ossia a coglierne acriticamente il messaggio, cresce nella misura in cui diminuiscono le sue difese inibitorie - immerso com'egli si trova in una realtà dove interagiscono toni suadenti ed effetti speciali, brio e relax, zapping e pensiero episodico. Immagini e suoni, inoltre, si avvalgono di forme non mediate per descrivere l'insieme, recepito come «vero», e quel loro succedersi, rapido ed incalzante, imprime nello spettatore sensazioni tali da ridurre molto, assai spesso, o addirittura annullare ogni capacità analitica da parte sua.

Se poi consideriamo che il destinatario del «messaggio» altri non è se non un individuo racchiuso ed isolato in una abitazione arredata in serie, e del tutto simile a quella di milioni di altri individui dagli stessi suoi orari di lavoro, pausa-pranzo, trasporto ecc.; che si tratta di un individuo con evasioni programmate, divertimenti e ferie organizzate; alle prese con gli identici, soliti «problemi quotidiani» di tanti e tanti altri, alle prese -soprattutto- con la mancanza di una propria vita interiore; ebbene, risulterà facile che quest'essere massificato e spotizzato vada a confluire, a seconda dei casi o delle situazioni, nella fascia degli sportivi, delle casalinghe pulito-dipendenti, dei giovani, degli uomini che non debbono chiedere mai ecc.; fasce verso cui sono distintamente indirizzate le varie forme di «acquisto del consumatore»... nel senso, che è quest'ultimo ad essere di fatto acquistato...

Parafrasando Vance Packard, si potrà allora dire, al livello di «persuasione» in cui siamo giunti, che la strategia del condizionamento non risulta poi essere così tanto nascosta, sottilmente nascosta, come ai suoi pionieristici tempi!

 

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In un ambito conseguente all'ordine d'idee espresse dall'indimenticato autore de "I persuasori occulti", è oggi rilevabile, e con sempre maggiore certezza, come i veri detentori del potere politico siano i grandi gruppi economico-finanziari, i soli a possedere l'effettiva libertà d'espressione di tutti e di ciascuno. Seconda breve riflessione, conseguente alla prima: l'odierno sistema pubblicitario, più che un fatto commerciale, costituisce un fatto -dirompente- di cultura e di costume, nonché un sistema assai raffinato di organizzazione e raccolta del consenso: parliamo della cosiddetta ideologia consumistica, la quale va a sua volta a formare l'ossatura della società libero-capitalistica.

Ad esempio. Sotto le insegne della propaganda commerciale -etichetta, se così si può dire, eticamente neutra- si può fare (e si fa) in modo che vengano «promosse» iniziative che orientano in una certa direzione gli interessi e le sensibilità del grosso pubblico; e che esse abbiano successo, successo inversamente proporzionale ad altre, giudicate poco raccomandabili.

Detto diversamente: potere politico-economico e potere di comunicazione-informazione sono tra loro strettamente correlati, in guisa tale da (far) dipendere il secondo dal primo. Ciò in particolar modo vale per il mezzo televisivo.

Qui è «il mezzo» a giustificare il fine: quello di giungere ad una piena omologazione sociale. Ed i risultati saranno tanto più ottimali quanto più risulterà inavvertita ed incontrastata l'azione livellatrice, educatrice dei desideri, delle aspirazioni, delle attese della gente. Bisogna insomma far sì che l'immaginario collettivo venga gradatamente e sofficemente imbrigliato, sino a poterlo condurre nell'ovile. Laddove ogni singolo spettatore sarà intrattenuto, divertito, distratto. E custodito.

Se un tempo si diceva essere la pubblicità l'anima del commercio, con la moderna scomparsa dell'anima, commercio e pubblicità non riguarderanno più i soli beni materiali, bensì la conquista del potere, il cui saldo mantenimento verrà garantito dalla preventiva spoliticizzazione popolare.

L'odierno sistema liberal-commerciale, dunque, tramite interventi sedativi di massa, ha indotto la gente a convincersi che la politica non è cosa loro, che è meglio che altri se ne occupino, magari per i fatti e fattacci loro. Anzi il non interessarsene in quanto «cosa sporca», vien detto prova di generale buonsenso e/o di distaccata moralità.

Tale surrogazione della «Politica» con la pseudo-politica si attua attraverso personaggi parapolitici, deideologizzati e telegenici, ed attraverso partiti virtuali, dai programmi elasticamente adattabili ai sondaggi. Si tratta di una grande manovra funzionale all'attuale ordine liberal-commerciale, avente per obiettivo finale l'appiattimento delle idee e l'accondiscendenza dei comportamenti. Il tutto, in attesa e preparazione del nuovo ordine (mondiale, Ca va sans dire).

Nelle regole dell'offensiva generale rientra la creazione periodica di nuovi «eroi». Vasta e policroma la categoria degli alterni idoli cui rapportarsi: sul teleschermo, ma anche allo stadio, al cinema, sulla stampa rosa e grigia... Sicché lo spettatore, immesso in un clima edulcorato e fittizio, fra cantanti e attori, top-model, stilisti e opinionisti, vien calato in una dimensione estranea al contesto umano, sociale e politico che gli è proprio. Estranea, aggiungo, alla volontà/necessità di realizzarsi come uomo e come facente parte di una comunità.

A fornirgli il quadro complessivo, e il debito giudizio sugli eventi e sulle loro prospettive, provvederanno poi loro, i tenutari del quarto e quinto potere, ormai ampiamente collaudati nel colorare fatti ed opinioni, mescolando verità e menzogne, argomenti seri e futili, silenzi ed amplificazioni...

Vengono alla mente le profetiche parole lasciate scritte 160 anni orsono da Alexis de Tocqueville: «Se cerco d'immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla immensa di esseri simili [...] che volteggiano su sé stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima. Ognuno di essi, ritiratosi in disparte, è straniero a tutti gli altri [...] Al di sopra di questa folla vedo poi innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo ad assicurare ai sudditi il benessere, vegliando anche sulle loro sorti. È assoluto, minuzioso, metodico, previdente e persino mite. Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse come scopo il preparare gli uomini alla maggiore età. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in una perpetua infanzia. Lavora volentieri per la felicità dei cittadini, [...] non toglierebbe forse volentieri loro anche la fatica di pensare e di vivere?» Questo «immenso nume tutelare» dal potere ipnotico ha, come sappiamo, un volto ed un nome. Pubblicità.

E tornando all'altra domanda finale, quella postaci da Abraham su come fare a rimanere «persone» e non diventare «cloni», una prima valida risposta potrebbe essere: spegnere il televisore.

Alberto Ostidich

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