«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 6 - 31 Ottobre 1997

 

Memoria - Archivio
 

Tra le tempeste del
Dodecaneso
che infierirono su Rodi italiana e Creta micenea

 

 

Gli incursori della Decima a Suda - Muti colpisce Haifa e il Golfo Persico. L'impresa del VII Fliegerkorps nell'Egeo - All'operazione «Merkur» con la Divisione «Regina» - Difese dalla RSI le funzioni europee delle Sporadi

 

Attraverso l'interpretazione obiettiva dell'evoluzione costruttiva degli avvenimenti fondamentali verificatisi nel Mediterraneo orientale dall'epoca del pragmatismo scaturito anche dalle strofe alcaiche di Alceo per la divulgazione della Civiltà nella Grecia antica, quella con l'edificazione del tempio di Apollo a Delfi quale ombelico del mondo e simbolo d'unità delle genti elleniche già protese nelle prove atletiche di Olimpia e nelle conquiste del volume attraverso i grandi bronzi (quelli di Riace riemersi dal mare della Calabria sono un esempio), i colossi fidiaci e il naturalismo delle creazioni di Lisippo, tutte realizzate nel passaggio dallo stile severo al canone classico, sino a quelli altrettanto epici della partecipazione italica al risorgimento del Mare Nostrum con la prerogativa di strumento di omologazione delle diverse Culture convergenti dall'Europa, dai Balcani, dall'Asia Minore, dalle sponde della Fenicia e dall'Egitto faraonico in questo epicentro geopolitico trasformato in crogiolo di molteplici Religioni, di scuole del Pensiero, di accademie per l'arte del governo e dell'alchimia nei mercati, tormentato spesso da intensi antagonismi, abbiamo di recente indicato l'esigenza d'una symphonia eclettica idonea al compimento in quest'area di un equilibrio che la Storia -in ogni sua stagione- ha dimostrato indispensabile per garantire il risanamento complessivo dell'intero bacino marittimo compreso tra Gibilterra, il Bosforo e l'istmo di Suez.

Qualche lustro addietro, quando da poco era stata divelta nell'attuale via dei Fori Imperiali di Roma la quinta tavola marmorea indicante ai posteri la realizzazione dell'Impero dell'Italia fascista (Anno XV E.F.) insieme al testo della sua proclamazione al mondo col Regio decreto n° 754 di Vittorio Emanuele III firmato da Benito Mussolini, il dottor Giulio Pomponio -autentico conoscitore delle garanzie civili introdotte nell'Egeo italiano dal governatore Mario Lago e dai suoi successori in virtù della politica mediterranea concretizzata dalla nostra Nazione tra il 1922 e il 1945- seppe illustrare a noi mediante tale esempio quanto diventa davvero incisiva nella Storia l'azione equilibrata nella disciplina di governo, specificando che la funzione delle leggi (come insegna la Grecia classica con Pericle, Licurgo, Leonida, Aristide ecc.) è di sottrarre i rapporti umani all'arbitrarietà e alla violenza, dovendo trionfare in ogni Stato la concordia (homonoia) e la giustizia (dike) quali strumenti dell'emancipazione per le genti.

È risaputo, sottolineò Pomponio, che nella realtà operativa determinante l'incontro e l'ampliamento delle Civiltà antiche, specie nella dorsale mediterranea tra l'Arcadia e il cono del Nilo, l'impronta dell'aequilibrium ebbe per fulcro la stabilità politica, idonea a potenziare l'arte e la saggezza di governo con quella phàos (luce) di coscienza che avvicinò Alceo alla poetessa Saffo, la Psappho di Efeso definita poi da Platone la decima Musa, in quell'avvincente peana (il paiòn attico del lirismo corale) sulla libertà del Pensiero, cioè in quella sua sovranità d'autonomia indicata fondamentale da Socrate, Aristotele, Cicerone e altri saggi del Diritto per la maturazione del «civls» autentico, del cittadino valido. Infatti, dall'apogeo miceneo di Cnosso e dall'influenza di Senofonte nell'antica Grecia alle conquiste civili e sociali dell'Italia nella prima metà del XX secolo esiste la concomitanza della Logica (la logiké -tékné- dell'Ellade quale Arte ragionativa) tra la «stoicità» di Crisippo, il lirismo eroico di R. Brasillach e l'inflessibilità di Giuseppe Prezzolini sulle basi di Genesi per il progresso.

 

Aequilibrium in politica

D'altronde, l'Italiano giunse all'aequilibrium politico, civile e sociale per il futuro -quello del prossimo Terzo Millennio- con le rivendicazioni del programma di S. Sepolcro (1919), con i maggiori diritti stabiliti dalla Carta del Lavoro (1927), con il perfezionamento necessario ed attuabile delle Corporazioni (oltre quanto previsto dal R.D. n° 747), con la sicurezza dell'equilibrio produttivo pragmatizzato dal progetto di Costituzione della Repubblica Sociale approntato già nel 1944 dal ministro C. A. Biggini, da sottoporre poi all'approvazione del popolo. In tale ottica, alla vigilia del suo assassinio, Mussolini avanzò il progetto d'un Piano mondiale di Socializzazione in osservanza al suo credo nella maturità e nella volontà dei suoi connazionali di continuare ad essere tra i primi nelle conquiste della Civiltà.

Purtroppo, la simbiosi opportunista per lo sfruttamento dei popoli orchestrata dalla plutocrazia e dal marxismo comunista alla Conferenza di Yalta (1945), la tragica conclusione del 2° conflitto mondiale e la fosca stagione dei compromessi parapolitici saccheggiante oggi ogni risorsa civile ed economica nel cupo tramonto del Secondo Millennio hanno instaurato anche in Italia il regime pseudo-democratico d'una partitocrazia priva di qualsiasi scrupolo, protesa a cancellare qualsiasi prospettiva positiva per l'avvenire, perché la drammatica assenza di Uomini capaci di sviluppare la Politica necessaria per l'edificazione del Progresso minaccia gravemente il futuro (in modo devastante) per l'intero «vecchio Continente».

Quando alla fine del XIX secolo, l'aequilibrium tra Pensiero politico e stabilità di governo trovò riscontro nelle scoperte di H. Schliemann, di Evans e di altri maestri d'archeologia rendendo possibili i paragoni tra le «tenebre» del passato, le crisi contemporanee e le titubanze sul futuro con una sintesi delle scienze dell'Uomo (F. Braudel, "Scritti sulla Storia", 1973) in molti sognarono l'affrancazione dalla schiavitù dell'Utopia, ma il declino di quello XX lascia imperversare quest'ultima addirittura in funzione di forza propulsiva dei partitocratici di mestiere, ormai divenuti iattura contemporanea.

 

All’incontro con le rose

Per questo, un altro auspicio all'autonomia del Pensiero, perché essa fu lo sprone autentico nelle conquiste della Civiltà, fece da perno alla liberazione dagli errori e dai soprusi dei tiranni democratici delle Poleis elleniche (Atene, Argo, Corinto, Sparta ecc.), condusse nell'Urbe i tribuni Tiberio e Caio Gracco (i gioielli di Cornelia Scipione) ad ottenere la Lex Sempronia contro l'usura dei latifondisti, impedì nel Medio Evo l'avviluppamento delle genti in strutture spaziali e temporali oscillante tra la Gerusalemme Celeste dell'Apocalisse e il millenarismo gioachimita sfociante nella credenza in un'età dell'oro egualitario (J. Le Goff, "La Civiltà nell'Occidente medievale", 1969), fu il vessillo di I. Kant nella formulazione della sua "Critica sui sogni fasulli di comoda emancipazione" dell'Umanità e fece scoprire a F. W. Nietzsche nell'"Ecce Homo" la teoria filosofica dell'Eterno ritorno. Orbene, è da queste osservazioni sull'inasprimento della «grande tragedia che imperversa sui Balcani e sull'Egeo» ("Tabularasa", Anno vi, n° 4 del 31 luglio 1997) che è emersa l'occorrenza di evidenziare con altre puntualizzazioni il contributo italiano all'affermazione della Civiltà nell'intero Dodecaneso. Ha iniziato a farlo donna Despina Willons Papathanassi inviandoci da Rodi il materiale idoneo per completare la nostra excursion tra le memorie, le glorie ed i valori indissolubili dell'Egeo.

Quanto l'inno elevato dal senatore R. Carafa d'Andria nel 1912 sull'intervento italiano nelle Sporadi per liberarle dall'occupazione ottomana, più di J. Chadwick che nel 1952 tassellò l'elegia di Micene con le nuove decifrazioni delle tavolette fissili impresse con simboli stilizzati dai lineari A e B per capire gli antichi dialetti greci, come C. W. Ceram divulgò nel 1958 le romanzesche ricerche sul tesoro di Atreo e tra le rovine di Troia, meglio della luce proiettata da F. Chamoux -docente della Sorbona- sullo splendore ammaliante della Civiltà nella Grecia arcaica e classica, donna D. W. Papathanassi ha trasmesso a noi le immagini dell'isola del filosofo Eudemo e del lirico Timocreonte la luminosità di vita che, ad ogni alba, si espande dalle vette della vicina Anatolia su Rodi per il germoglio delle rose, che ovunque profumano fra Trainta e Lindo, fra Calithea e Cattavia.

È quello di donna Papathanassi un canto sulla leggenda di Rodi e dell'Egeo, il richiamo più brioso per chi ha vissuto nella patria di Pisandro alla melodia artistica esistente persino nei neochori (i quartieri periferici) dell'isola: ciò fa rammentare Rodos con il dio Helios valorizzante le monete del in sec. a.C., illumina l'espressività del piccolo Eros addormentato e scolpito oltre due millenni fa in una bottega rodia ed oggi esposto al Metropolitan Museum di New York, illustra la xilografia del XV sec. su P. d'Aubisson mentre difendeva le Sporadi meridionali dalle incursioni del sultano Maometto Il.

 

Beffata a Suda la «Royal Navy»

Quel canto -aggiungiamo noi- fa distinguere la perfezione delle opere di restauro e di ristrutturazione dell'intero Dodecaneso durante il Governatorato civile d'Italia per trentatré anni, con continui interventi per la valorizzazione completa del territorio a beneficio di tutti i suoi abitanti, senza distinzioni di razza, di religione e di nazionalità, cioè un criterio d'amministrazione politica ben diverso da quelli osservati dagli occupanti francesi. nella Siria e dalla dominazione britannica su Cipro, nella Palestina e in Egitto.

Infatti, nel concerto di eventi successivi alla pacifica bonifica civile e sociale compiuta dal Fascismo nell'Egeo italiano, nell'esecuzione dei piani d'Albione e poi degli USA (Churchill e Roosevelt) per sgretolare nell'Europa meridionale la potenza evolutrice concretizzata da Mussolini mediante il dinamismo edificante d'una sana Politica Mediterranea, il 2° conflitto mondiale toccò il Peloponneso, la Grecia e il Medio Oriente quanto altrove, coinvolgendo appieno Creta, Rodi e le Sporadi.

Il dio Marte travestito da marinaio della Home Fleet di A. B. Cunningham aveva sopraffatto l'operosa dea Athena dell'acropoli di Lindo e soppresso il concetto della Pax latina!

Sull'importanza del ruolo svolto dalle FFAA. italiane e sui sacrifici da esse affrontati in questo scacchiere strategico dell'Asse dinanzi ai Balcani, all'Asia Minore e all'Africa settentrionale è stato preciso Giovanni Savoini, quel valido tecnico che a Ronquerolles (Francia) esalta con le sue opere la capacità di lavoro degli Italiani all'estero, fornendoci molteplici segnalazioni su diversi episodi dell'eroismo dei Soldati in grigioverde.

Ecco, precisa Savoini, l'incursione sperimentale dei mezzi d'assalto (barchini siluranti) della Decima Flottiglia Mas contro i porti di Santi Quaranta e Corfù con il Com.te Vittorio Moccagatta, l'Uff. G. Giobbe e il S.T.V. Massarini; nella baia di Suda (Creta) gli incursori subacquei della Decima T.V. L. Faggioni, S.T.V. A. Cabrini, com. T. Tedeschi, Cap. C. A. De Vito, Sec. capo L. Beccati e Serg. E. Barberi nel marzo 1941 affondano l'incrociatore pesante York (8.250 t), la nave cisterna Pericles (8.234 t) e vengono decorati di Medaglia d'Oro al Valore Militare. Germogliò con l'ardimento l'epopea della Decima!

 

Muti colpisce le basi inglesi

Dopo l'umiliazione inferta dalla Decima Flottiglia Mas all'Home Fleet britannica nella baia di Suda, dai cieli dell'Egeo italiano l'eroe alato Ettore Muti condusse i piloti del Gobbo maledetto (il Savoia Marchetti SM79) e quelli dell'Alcione (il Cant Z 1007 bis) in diverse incursioni a colpire il centro petrolifero di Haifa nella Palestina -la principale base di rifornimento per il carburante del nemico nel bacino mediterraneo- e poi i grandi depositi di carburante a Bahrein del Golfo Persico, non trascurando di bombardare le navi da battaglia dell'ammiraglio inglese A. B. Cunningham alla fonda nel porto di Alessandria.

Contro le potenti navi -dotate di radar- della Mediterranean Fleet d'Albione gli aerosiluranti SM 79 Sparviero, che ebbero tra i migliori piloti Carlo Buscaglia, Felice Maggioni e Marino Marini insieme ai loro equipaggi, condussero all'affondamento dell'incrociatore britannico Hermione (finito dall'U-Boot 202), dei cacciatorpediniere Hasty, Airedale e Nestor, dei piroscafi Bhutan, Aagtekirk e di altri «trasporti» mercantili per il rifornimento e munizioni all'Esercito ellenico operante nella fronte tra Argirocastro, i fiumi Drina e Vojussa, i laghi Ocrida e Prespa, provviste inviate prima che il XXX e il XL Corpo della Wehrmacht impedissero a Metaxas di facilitare Churchill nella penetrazione britannica nei Balcani e che con l'operazione Marita, compiuta dai generali von Weichs e von List, fu stroncata.

In quel momento; quando le truppe italo-germaniche il 27 aprile 1941 occuparono Atene e il Pireo, poi il Peloponneso, l'isola di Creta -rimasta occupata da 32.000 soldati britannici, dal Commonwealth e dai superstiti dell'Esercito greco comandati dal futuro distruttore dell'Abbazia di Montecassino nel '44, il generale neozelandese sir B. C. Freyberg, riforniti dalla Royal Navy di Cunningham- assunse una notevole importanza strategica di minaccia nemica per i Balcani, pressoché alla vigilia dell'inizio dell'operazione Barbarossa dei tre gruppi di Armate dei generali von Leeb, von Bock e von Rundstedt contro l'impero comunista dell'Unione Sovietica.

Per eliminare questa «spina» alle spalle, per tutelare il traffico dell'Asse nel Mediterraneo e le vie di rifornimento alle Divisioni italo-germaniche operanti nella Marmarica con Rommel e Bastico contro le truppe di S.M. britannica, maturò il piano Operazione Merkur che consentì al generale Karl Student -comandate del 7° Fliegerkorps tedesco- di effettuare nel, maggio 1941 l'attacco all'isola del Minotauro.

 

Divisione Regina, Italiani a Creta

Insieme ai 22.750 soldati germanici di Student che intrapresero la conquista di Creta partecipò per le FF.AA. italiane la Divisione Regina comandata dal generale Scaroina, il quale per lo sbarco delle nostre truppe nell'isola micenea usufruì delle astuzie strategiche dell'ammiraglio Luigi Biancheri.

Precisò lo storico C. MacDonald (Paracadutisti in azione, 1972) che la conquista di Creta nel maggio 1941 -come venne elaborata dall'OKW germanico e realizzata da Student- significò un'impresa militare eccezionale: ammutolì Churchill, mortificò la RAF e la Royal Navy britanniche, esaltò l'abnegazione dei Fallschirmjdger voluti da H. Göring, ma consentì ai fanti e agli artiglieri italiani della Divisione Regina di intervenire su quella fronte a fianco anche del 5° Corpo di GebirgsjIiger (truppe di montagna) tedeschi nel completamento dell'operazione.

Infatti, l'intervento italiano avvenne nella baia di Sitia, dove 4 «gazzolini» (motopescherecci), i piroscafi leggeri Orsini e Tarquinia, altri «mercantili» di stazza minore -con la scorta del «caccia» Crispi, di tre torpediniere e di sei MAS- a Creta sbarcarono 2.585 tra ufficiali, graduati e soldati appartenenti al 50° Rgt. Fanteria, insieme a un reparto di CC.NN., un drappello di Carabinieri e 2 Compagnie di marinai. L'armamento pesante fu di 46 mitragliatrici Fiat da 8 mm, 6 mortai da 81 mm, 18 da 45 mm, 6 cannoni da 65/17, altrettanti da 47/32, una Compagnia «corazzata» con 13 mod. L3, mentre per i trasporti la «dotazione» fu di tre autovetture, un autocarro leggero, nove motociclette e 205 muli. Poi, il Comando italiano si insediò ad Hagios Nikolaos. Eppure, nonostante la scarsità d'armamento e di mezzi -la dotazione del nemico in ciò fu sempre maggiore- l'intervento della Divisione Regina risultò positivo, sebbene limitato al 10% del territorio dell'isola.

Da questa Unità militare, dopo l'8 settembre 1943 non mancarono i soldati che per l'onore d'Italia continuarono a combattere nella Repubblica Sociale e tra essi segnaliamo il T.V. Pascal Pascali, che assunse il comando della Scuola d'Ardimento Giobbe al Lido di Camaiore; il Ten. Alessandro Pocek -anche lui della Decima Flottiglia Mas- nel Btg. Barbarigo e che sposò Fede Arnaud, comandante delle Ausiliarie «decumane»; non mancò il Ten. Giovanni Savoini -già ufficiale topografo del II Gruppo da 75/27 del 50° Rgt. Artiglieria Regina- che ad Ivrea, dopo l'appartenenza al Gruppo Art. Colleoni, assunse il comando della Compagnia Mortai del Btg. Sagittario della Decima sino al termine del conflitto.

 

Egeo, avamposto dell'Europa

È ricca di eventi politici, di leggende arcaiche e di episodi eroici la Storia dell'Egeo e di Rodi, come per Creta. In questo Mediterraneo soggetto a dominazioni politiche, culturali ed economiche che hanno turbato nel volgere di secoli e millenni la vita delle genti del Dodecaneso, delle Cicladi e di Candia (Creta) la sua funzione di cardine per l'incontro tra Occidente e Oriente è rimasto immutato, come dai tempi epici della mitologia ellenica a quelli delle rotte veneziane del commercio nel Mar Nero e con Marco Polo penetrato nell'Asia a «scoprire» le sue meraviglie, delle «crociate» degli Stati cristiani avanzate oltre la Palestina all'espansione dell'Islam fino ai Pirenei, essendo di frequente il palcoscenico, più compiutamente il punto per avviare l'evoluzione di Civiltà, il movimento di razze e di popoli che servendosi del disarmo ideologico (J. Ellul, "L'illusion politique", Parigi, 1964) consentono agli illusionisti della dialettica approfittatrice di compiere quella spoliticizzazione delle coscienze utile alla neutralizzazione, alla sterilizzazione delle responsabilità negli Uomini. L'Egeo italiano evitò sempre tali insidie, non cadde nei tranelli tanto frequenti nella Storia e nelle leggende elleniche quali quello delle Seirénes per l'Odysseus prima di Scilla e Cariddi e in altro più recente, quello del tradimento all'8 settembre 1943, allorché il console Igino Ugo Faralli respinse la resa incondizionata di Badoglio al nemico e garantì al Dodecaneso con l'appartenenza al territorio della Repubblica Sociale la funzione politica e civile di avamposto dell'Europa dinanzi ai Balcani «sovietizzati» dall'Armata Rossa ed al Medio Oriente gestito -insieme all'Africa- dalle plutocrazie anglo-statunitensi per l'accaparramento delle materie prime (petrolio ecc.) ivi esistenti.

Attraverso le indicazioni di Pomponio, di donna Papathanassi, di Savoini abbiamo documentato la leggenda del Dodecaneso in cui Rodi e l'Egeo italiani tornarono allo splendore della Civiltà mediterranea; abbiamo tratteggiato la liberazione di Creta nel maggio 1941 dall'occupazione britannica, rievocando lo sbarco a Sitia della Divisione Regina; si doveva -infine- onorare quel Tricolore repubblicano della RSI che irradiò sino al 5 maggio 1945 un tale epicentro della Storia la luce della Civiltà italica, del suo Diritto per la tutela delle Leggi promotrici l'equità sociale e l'armonia dell'emancipazione.

Ogni faro della Storia dilegua le nebbie dell'ipocrisia.

 

Bruno De Padova

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