«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 6 - 31 Ottobre 1997

 

"Tabularasa", ad otto anni della dipartita di Beppe Niccolai (31 ottobre 1989), vuole ricordarlo con un brano del suo intervento al XV Congresso del MSI, a Sorrento (10 13 dicembre 1988).

Ecco il MSI sognava.

 

Un MSI da sogno

 

MSI: la Comunità di tutti gli oppressi. La comunità delle identità minacciate -come direbbe Veneziani- a difesa del Borgo, della Cattedrale, del Fiume, del Mare, dell'Albero, del Vecchio, della Felicità da costruire per la donna, della Fiaba, di Dio il Cristo delle Cattedrali, il Grande Dio bianco e virile, un Re figlio di Re, come scriveva Drieu La Rochelle; accanto all'Afghanistan ma, con la stessa passione e commozione, accanto alle 40.000 Famiglie argentine i cui figli sono stati massacrati dalla dittatura militare.

Nessuna demonizzazione della modernità ma per l'Uomo e in nome dell'Uomo, no al Dio denaro e all'economia come destino; fra i compiti quello di rappresentare una sovranità popolare superiore al potere del denaro.

MSI: la voce di tutti gli oppressi.

Costruire uomini, non i prudenti, non i maneggioni, non i caporali.

Essere liberi, trasgressivi, eretici. E quando ci vuole, ribelli.

Gennaio 1944: «… il grande signore di "Regime fascista", Roberto Farinacci, scrive: "Qui da noi non vi può essere che una sola Repubblica, quella fascista!"».

«Sbaglia» rispondevano i giovani repubblicani de "Il Campano di Pisa". La Repubblica dovrà essere, da noi, la migliore, e non per forza, la fascista … Si ricordi che le armi le abbiamo impugnate per una causa superiore ad ogni partito». Gennaio 1944, in piena RSI.

 

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Questa è la RSI. Il mondo dei «repubblichini» gioca tutto se stesso sul banco di un grande azzardo storico: l'avventura di chi, pur impegnato a combattere, disegna, percepisce, intuisce, sogna una realtà politica di «superamento», al di là dello stesso Fascismo, al di là delle vecchie consunte categorie di destra e di sinistra, in nome dello «Stato sociale» che si pone come Stato di tutti e che chiede sacrifici e promette un destino nella misura in cui è Stato di tutti. Oltrepassando le antitesi, la RSI può diventare l'Italia. Di tutti.

RSI: c'è Roberto Farinacci, l'intransigente; c'è Rolandi Ricci, l'antifascista, il giurista insigne; c'è Alessandro Pavolini, la religiosità della sua fede, vuole vestire i soldati della tuta dell'operaio; c'è il filosofo Edmondo Cione, antifascista, crociano, fonda, d'accordo con Mussolini, il "Raggruppamento Socialista", il partito d'opposizione al PFR; c'è Carlo Borsani, cieco di guerra, che, con Mussolini, cerca il colloquio con i socialisti, senza riuscirci per la cecità e la bestialità dei socialisti di allora; c'è Don Calcagno che sogna una Chiesa nazionale svaticanizzata; c'è l'anarchico Pulvio Zocchi; c'è il socialista Carlo Silvestri; c'è Concetto Pettinato, filo-sovietico, assertore di una pace separata con la Russia; c'è   la Decima Mas che fieramente combatte ma che, altrettanto fieramente, in nome delle sue insegne di sempre, dice «no» all'ordine che i suoi Reparti vestano la camicia nera; ci sono i tradizionalisti di "Italia e Civiltà", ci sono gli ultimi dannunziani in cerca della bella avventura.

Ci sono Ezra Pound e Filippo Tommaso Marinetti.

L'Italia di tutti, lì, dentro, a soffrire, sognare, combattere. Ciascuno con la propria storia di ieri.

Cantata da Filippo Tommaso Marinetti e da Ezra Pound: il primo fondatore del Futurismo la più grande avanguardia letteraria europea e mondiale; il secondo il più grande poeta del mondo moderno.

E sarà Ezra Pound a salutare Marinetti nel primo dei due "Cantos Pisani" scritti (racchiuso in una gabbia da cani) vicino Pisa, in italiano, per onorare la disperata battaglia della RSI.

«Dopo la morte mi venne a trovare Filippo Tommaso Marinetti dicendo: "bè, sono morto, ma non voglio andare in Paradiso, voglio combattere ancora…"»

E qui Pound ricorda di Marinetti la sua ultima composizione dedicata, prima di morire, alla Decima Mas: «Non vi grido arrivederci in Paradiso che lassù vi toccherebbe ubbidire all'infinito amore purissimo di Dio, mentre ora voi smaniate dal desiderio di combattere... Avanti Autocarri».

"Tabularasa"

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