«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 7 - 31 Dicembre 1997

 

Robert, perdona loro perchè non sanno...


 

L'on. Adolfo Urso -già missino della corrente filo-socialista dell'ex vice segretario della gestione Rauti, Domenico Mennitti, il cui sinistrismo nazionale-popolare e socializzatore ha fatto la bella fine berlusconiana che sappiamo- ha enunciato una concezione bipolare del... Polo stando alla quale il partito del Cavaliere Azzurro dovrebbe essere giscardiano mentre quello di Fini dovrebbe venire in evidenza come gollista.

Lasciamo volentieri al Lettore la riflessione su che razza di destra «nazionale» potrebbe contare l'Italia nel caso in cui l'elettorato non dovesse decidersi a proseguire nella meritoria opera bene avviata nella primavera del '96 e quindi perfezionata nel Mugello e nelle urne «amministrative» del '97. Verrebbe cioè governato, il nostro Bel Paese, da due partiti infraciosati fino al midollo, per cui all'egemonia culturale americana di cui già patisce verrebbe a sommarsi quella francese. Noi preferiamo qui ricordare il comportamento di De Gaulle nei confronti di un giovane intellettuale trasformato da sempre, a torto o a ragione, dai più agguerriti scrittori del fu MSI-DN e, perfino, di AN, in una icona dinanzi alla quale costantemente inginocchiarsi insieme alle loro doloranti penne. Facciamo riferimento a Robert Brasillach, direttore della celebre pubblicazione collaborazionista parigina "Je suis partout", fucilato il 6 febbraio 1945 nel cortile del carcere di Fresnes a conclusione di un processo nel corso del quale il pubblico ministero, il cattolico Reboul, aveva facilmente ottenuto la sua condanna alla pena di morte.

Cosa successe ad assise terminate? Qualcosa di veramente inimmaginabile, allora. Successe, cioè, che Francois Mauriac, autorevolissimo scrittore cattolico della Sinistra, da sempre oggetto degli attacchi brasillachiani -di quelli, per intenderci, che levano la pelle- iniziò a circolare senza concedersi sosta e respiro negli ambienti culturali progressisti sia laici, sia marxisti, sia cristiano democratici al fine di raccogliere un adeguato numero di firme sotto il testo di una domanda di grazia per il Brasillach da presentare al generale Charles De Gaulle, Capo Provvisorio dello Stato.

Non si trattò di impresa facile, dati i tempi e gli avvenimenti. Tuttavia ci riuscì. Fatica vana, perché il «più illustre dei francesi» -come lo appellava nel '58 il Presidente della Repubblica, René Coty, allorché gli si rivolgerà per risolvere il problema algerino- rifiuterà la grazia, benché cattolico e chiesta per un cattolico. E sì che ne esistevano i presupposti, essendosi Robert, nell'agosto '43 dissociato con motivazioni politiche dal collaborazionismo militante più estremo, dimettendosi dal "Je suis partout" e concedendo i frutti della sua riflessione teorica e della sua penna al più moderato e attendista "Revolution National".

Ora l'on. Urso propone al suo partito di farsi gollista, ignorando tra l'altro, per evidente dappochezza culturale, che il gollismo vero -ossia non quello del pompidouista Chirac- non fu di destra. Sul vagheggiamento ursiano pungerebbe a noi vaghezza di sapere cosa ne pensano i seguenti Signori: on. Gennaro Malgieri, direttore de "Il Secolo d'Italia"; dott. Giano Accame, collaboratore di "Area", mensile della «destra sociale»; prof. Pierfranco Bruni, collaboratore de "Il Secolo d'Italia" e scrittore. Questi, soggiungiamo, a tacer d'altri.

Ma perché citiamo tali nomi? Perché, ecco, costoro, insieme a tanti altri, un giorno sì e l'altro pure ci magnificavano -e senza sbavatura critica alcuna- Robert Brasillach non solo militante politico, ma anche giornalista, poeta, romanziere, saggista, oratore.

Anch'essi accettano di farsi gollisti? Chiudiamo queste note ricordando una cosa che ci affratella a Robert, al di là del fatto che chi le redige non è un brasillachiano. Egli, non appena ebbe contezza dell'iniziativa di Mauriac, pregò i suoi amici di bruciare tutti i suoi pezzi mediante i quali aveva dardeggiato contro il suo avversario, soprattutto nelle pagine della maurrassiana "Action Francaise", della quale curava la parte letteraria.

 

Catilina

Indice