«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 7 - 31 Dicembre 1997

 

Crotone, tra patriottismo e degrado


 

Caro direttore,

dopo l'alluvione di Crotone del 14 ottobre 1996 le inviai alcune riflessioni, che cortesemente pubblicò. Feci rilevare come un sistema perverso di illegalità misto all'indifferenza, rappresentasse la causa prima dei mali di una città, di una regione, di un popolo intero.

È trascorso più di un anno da allora e tutto è rimasto immutato. Nulla che possa far pensare ad un riscatto, nessuna speranza per il futuro.

Un solo esempio: il cavalcavia di collegamento stradale, unica via d'accesso alla città, dopo il crollo è rimasto troncato in due senza che, a distanza di oltre un anno, un solo intervento di ripristino sia stato effettuato: sicché per recarsi nella patria di Pitagora tocca compiere un giro infinito attraverso un'arteria secondaria, con le auto stipate come sardine in scatola. Eppure, nessuno protesta. Quasi che un destino ineluttabile debba essere accettato con sconcertante rassegnazione. Non solo, ma il sindaco di AN e la sua amministrazione comunale, che continua a palleggiarsi la responsabilità di tanta vergognosa inerzia con la Regione (e questa, ovviamente, con il governo di Roma) non ha trovato di meglio che preoccuparsi della Lega, di Bossi e dei «razzisti del Nord», decidendo che d'ora in avanti i Consigli comunali si apriranno con le note dell'Inno nazionale, amministratori in piedi, mano sul cuore e luccichio di lacrime negli occhi. Che spettacolo, ragazzi! Che poi quelle mani aperte sul petto una volta tornate al lavoro amministrativo si dimostrino incapaci di realizzare altro che l'interesse personale e di bottega, fregandosene del popolo, è un fatto marginale.

Tempo fa (19 ottobre 1997) i crotonesi sono stati chiamati alle urne per un referendum consultivo: dovevano esprimere la propria opinione sull'insediamento in Città di uno stabilimento Stoppani, che produce cromo ed i cui livelli di inquinamento sono davvero intollerabili. Il referendum è risultato invalido: hanno votato meno del 30% dei cittadini. Il perché di tanta insensibilità sta nel fatto che Crotone è una città alla fame. Le antiche realtà industriali smantellate, il turismo mai decollato, l'ambiente massacrato, l'agricoltura pressoché distrutta. Si può chiedere ad un popolo affamato: vuoi morire di cancro o di fame? Quel popolo -colonizzato, massacrato, incapace di reagire- ovviamente non sa cosa scegliere e non sceglie. Toccherà ai politici farlo e, com'è prevedibile, la Stoppani aprirà presto i suoi cancelli. Perché così deve essere Crotone, la Calabria ed il Sud: la pattumiera d'Italia.

Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta... Ah, se si destasse anche Crotone ed il suo popolo trovasse il coraggio di prendere a calci nel sedere quei tanti, troppi, impostori ed imbroglioni, che invece continua a tollerare finendo per diventarne complice.

Ogni popolo ha il governo che merita!

Vincenzo Donnici

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