«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VI - n° 7 - 31 Dicembre 1997

 

una lettera di Combattenti della RSI

Perchè la RSI ha vinto la battaglia dell'onore
 

dai marò del Btg. «Sagittario» della Decima Flottiglia Mas

Caro direttore,

a coloro che l'11 dicembre 1997 hanno seguito sul canale televisivo "Italia1" il programma d'attualità "Moby Dick" -condotto da Michele Santoro- non è sfuggito che Gianfranco Fini, presidente di AN, ha specificato come, a suo avviso, dopo la «svolta» del suo schieramento partitico a Fiuggi e in attesa di accentuarla con ulteriori rinnegazioni dalle posizioni originarie del MSI da «completare» prossimamente in un convegno da effettuare a Verona, il patrimonio ideale e politico della Repubblica Sociale Italiana e dei suoi Combattenti «appartengono alla storia degli sconfitti del 20 conflitto mondiale» e che soltanto in tale veste si possono rammentare.

Senza soffermarci a riassumere la qualificata quantità di condanne giustificate e di proteste autentiche che le dichiarazioni del presidente di AN ha suscitato, non insistendo nel particolareggiare che le responsabili scelte di dedizione alla salvaguardia della Patria i volontari della Repubblica Sociale non le hanno maturate al termine di qualche dibattito fors'anche accalorato dopo la visione del film «Berretti verdi» (1968) con «eroe» l'attore John Wayne, è doveroso rammentare che l'epopea della RSI non è stata affrontata da centinaia di migliaia di Combattenti in divisa grigioverde nell'utopia d'una vittoria militare, bensì per «riscattare l'Onore della Nazione» dalla vergogna della «resa incondizionata» al nemico che abbandonò l'intero Popolo italiano alla reazione degli alleati europei ed asiatici. All'alba del 9 settembre 1943, il vessillo tricolore della Decima Flottiglia Mas non venne ammainato a La Spezia e altrove, il suo comandante M. O. Junio Valerio Borghese ed i suoi Marò proseguirono a combattere a fianco dei Soldati germanici affinché l'Onore nazionale non venisse per sempre offuscato da quel tradimento. Questa fu la battaglia che la Decima Flottiglia Mas ha condotto dopo l'8 settembre sul Mediterraneo, sulle fronti di Anzio e Nettuno, nella Venezia Giulia, sul Senio nella «Linea Gotica» e salvando, con la M. O. Mario Arillo ed i suoi marinai, il porto di Genova dalla distruzione minacciata dai tedeschi in ritirata.

A tutti i Combattenti della Decima nel 1945 il nemico (inglesi, statunitensi, francesi ecc.) ha concesso l'onore delle armi, perché se l'Europa e l'Asia hanno perduto la guerra guerreggiata, loro -i marò di Borghese, di Funai e di Franchi- hanno vinto la Battaglia dell'Onore che si inserisce nel «tomo» superiore della Storia quale episodio leggendario, tanto più che ogni Combattente dell'Onore non è mai stato «strumento politico», ma esclusivamente vessillifero di pace con dignità.

I giochi d'opportunità politica possono condurre -com'è avvenuto in questo caso- a mutamenti davvero paradossali, ma nessuno di coloro che hanno vissuto con coscienza la realtà della RSI può accettare di venire destinato alla «storia degli sconfitti» da chi la causa della Civiltà mediterranea non riesce a penetrarla.

Questo stile di coerenza e proprio anche di "Tabularasa" e ti ringraziamo per l'ospitalità.

Decima!

Franco Minelli - Bruno De Padova

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