«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VII - n° 1 - 28 Febbraio 1998

 

le interviste impossibili di Benito Brigante

Berlusconi: il fantasma de "l'Uomo Qualunque"

 

Dopo inutili accrediti in tribuna stampa al «Meazza», da dove Berlusconi latita dal campionato scorso, l'amico d'altri tempi Mimmo Mennitti, direttore della rivista "IdeAzione", mi procura il sospirato appuntamento: ad Arcore, domenica, per il tè.

Quando ha veramente bisogno di un break, Berlusconi usa rintanarsi nella Villa S. Martino, la preferita. Magari fa sapere di trovarsi all'estero, ed invece è là che medita, scrive, telefona...

«Un Brigante ad Arcore! Mio nonno non ne sarebbe andato fiero»

Sorride il Cavaliere, come sempre, ma non è il solito sorriso: sembra stanco e tirato. Cominciamo l'intervista con una clausola: nessuna domanda sulla vicenda Previti. «Mi consenta, come faccio a fidarmi dei giornalisti? In alcuni casi le parole vanno pesate, messe nero su bianco»

D'accordo, Presidente. È un momentaccio o sbaglio?

«La vita è fatta di alti e bassi... per la verità non ero molto abituato a questa altalena di situazioni e stati d'animo... comunque, per adesso la tempesta è passata»

Anche se Borrelli è sempre in agguato?

«Ci difenderemo. L'Italia non è la Francia del Terrore, anche se certi procuratori lo pensano. Adesso i cittadini sanno che il nostro Parlamento difende lo stato di diritto e non si lascia tentare dalle sirene golpiste e giustizialiste»

Non la sfiora il dubbio che i cittadini pensino, al contrario, che il Parlamento difenda ladri, corrotti e prepotenti?

«Mi scusi, lei sta facendo rozza propaganda. Non posso seguirla su questo piano. Non può essere tollerato che chi si batte per i diritti inviolabili di libertà dei cittadini passi per un disonesto. Il nostro Paese vive ancora sull'onda dell'emergenza di Tangentopoli. Va fatta una riflessione seria e conclusiva su questa pagina della nostra storia.»

Per chiuderla?

«Sì, per chiuderla. Smettiamola con le ipocrisie. Non è soltanto il sottoscritto a fare questa valutazione, ad avere questo obiettivo di civiltà. Mi consenta, dottor Brigante, rispetto a Tangentopoli le forze politiche, come quelle economiche ed imprenditoriali, non si dividono in buone e cattive, ma in più o meno fortunate, protette e garantite. Ci sono partiti ed aziende rovistate come calzini, altri, invece...»

Dunque sul tavolo delle riforme lei getta il ricatto sulla questione giustizia? Un baratto inaccettabile, non crede?

«Menzogne, pure menzogne alle quali non intendo replicare. Il cammino della Bicamerale non è ancora concluso, come dimostra la presa di posizione di molti sindaci e il ripensamento da parte di alcuni gruppi politici su alcune scelte precedenti. Tutto questo è legittimo, la democrazia vive di riflessione, di discussione e confronto. Non vedo che c'entri Forza Italia. Lasciamo queste volgari strumentalizzazioni a chi vuole portare acqua al grande mulino della confusione, della demagogia ed alla causa delle sinistre»

Che dirà al suo stato maggiore questa sera? Ci sarà anche Gianni Letta?

«Non è prevista nessuna riunione particolare. I soliti fedeli amici con i quali periodicamente facciamo il punto della situazione. Non c'è solo la politica in ballo. Ci sono le aziende, bisogna uscire presto e bene da questo difficile passaggio»

La politica, le aziende, l'eterno conflitto di interessi. C'è qualcosa di cui si pente?

«Mi consenta, non mi iscrivo al club dei pentiti. Ce ne sono già tanti in giro per l'Italia. È mia intenzione, come ho già dichiarato; risolvere il problema dell'incompatibilità tra le questioni politiche ed aziendali. Tutto qui»

Facendo un passo indietro in quale campo?

(Per un attimo si arresta, guarda fuori dall'enorme vetrata verso il parco, si sistema meglio sul divano damascato e sospira...)

«Se fosse necessario, anche dal campo politico. A volte mi prende la stanchezza. L'ingratitudine, le ipocrisie, i tradimenti... non è facile sopportare tutto questo. Non è per nulla facile. Vedremo»

Viva la sincerità. Le volevo chiedere qualcosa sulle recenti elezioni amministrative...

«Non sono andate molto bene. L'Ulivo si è preso pure il Municipio di Arcore. Dovrò vendere villa S. Martino... (ride e si rilassa un po') Ma no! non ne farei un dramma, il voto amministrativo è quello che è, penalizza sempre i gruppi che non hanno un radicamento organizzativo e territoriale»

Eppure, nel Polo c'è un clima da resa dei conti!

«Lo so bene. La vicenda dell'avv. Previti ha calmierato un po' la situazione. La quiete prima della tempesta. Per quel che ci riguarda siamo disposti a discutere con i nostri partners solo di argomenti importanti e con la necessaria serietà. Non siamo interessati al teatrino»

Ma esiste ancora il Polo delle Libertà?

«Quando ho deciso di scendere in campo, ho progettato e realizzato il Polo guardando ai bisogni reali dei cittadini, ai loro desideri, alla voglia di novità e riscatto del nostro Paese. (Un'operazione di marketing dicono le male lingue!) Ecco perché ritengo quel progetto ancora valido. Forse non ci sarà più la stessa articolazione delle sue componenti. C'è una fase che si è chiusa. Ci può anche essere qualcuno desideroso di percorrere altre strade. La politica è in continuo dinamismo. Vedremo. È presto per parlarne. Un dato è incontestabile: non si può prescindere da Forza Italia se si vuole battere le sinistre»

E la questione della leadership? Si parlava di Romiti, adesso c'è Cossiga...

«La questione non è all'ordine del giorno, se ne discuterà con calma, al momento opportuno. Per quel che riguarda il Presidente Cossiga, in una prima fase si è avuta l'impressione che volesse allestire un'armata da Prima Repubblica, zeppa di riciclati della vecchia politica: che volesse costruire un altro Polo alternativo a quello delle Libertà. Adesso, invece, il quadro è più chiaro e, devo dire, ben più interessante»

Quattro ore di faccia a faccia con l'ex picconatore sono dunque servite allo scopo?

«Cosa vuole, siamo entrambi liberal-democratici e non ci sta bene che gli ex comunisti costruiscano un regime. Tiri lei le somme. Comunque, le ripeto, è prematuro parlare di questo. Forza Italia farà il suo congresso a marzo, dopo di che ...»

E della Lega, non mi dica che anche di questo è prematuro parlare.

«La Lega ha tenuto un comportamento responsabile e molto serio in occasione della vicenda dell'on. Previti. Vede, la Lega è una forza di cambiamento, con un grande radicamento al Nord. Io considero una sciagura consegnare tante città e regioni del Nord alle sinistre che sono una minoranza ...»

Insomma ci dica, Presidente, con Bossi tornerà a discutere ed accordarsi?

«Se vuole una previsione, credo ciò inevitabile. I nostri elettori sono contigui, su tante questioni la pensano allo stesso modo. Sono cittadini che vogliono meno stato e più mercato, meno burocrazia, più impresa, meno assistenzialismo e non vogliono morire comunisti»

E Fini che ne pensa?

«Non è detto che con Fini si debba discutere di questo. Non in questa fase, almeno. Fini è stato sin qui un alleato importante, ma AN è diversa da Forza Italia. A suo tempo proposi il partito unico del Polo e qualcuno, forse sull'onda del personale successo, dimenticando qualche debito di gratitudine e puntando ad un ricambio di leadership, osteggiò quel progetto. Adesso, il quadro politico è mutato. Ci sono spazi di ulteriore collaborazione, ma non dipende solo da noi»

Sembra di sentire Casini e Cossiga: AN distinta e distante dal Centro moderato?

«Non mi faccia fare affermazioni che potrebbero essere fraintese. Sa, io voglio bene a Gianfranco! Ho persino proposto alle nostre due madri di diventare amiche. (Ride, consapevole di averla sparata grossa) Che vuole? Sono un sentimentale. Certo, Fini deve essere meno precipitoso, deve ragionare di più. Legga questi dati (mi mostra un foglio con numeri e percentuali)... non vede che AN ha perso assai più di Forza Italia? Dico a Gianfranco: vai avanti per la tua strada, fai le scelte che hai programmato con calma e prudenza e non farti intrappolare da D'Alema, che è molto furbo, in uno squallido gioco di reciproche legittimazioni»

Dunque, quei settori del partito di Fini che puntano a sganciarsi da Forza Italia hanno annusato l'aria?

«Fiori? Alemanno? La destra sociale? Anti-berlusconiani dell'ultima ora che fanno il gioco delle parti. Abbaiano alla luna. Non contano nulla, mi creda. Proprio nulla»

E Mastella? Casini? Che giudizio ha sul piano personale?

«Si ricorda come li chiamai qualche tempo fa?»

Miserabili.

«E si ricorda cos'è successo?»

Un putiferio.

«Appunto. Da allora sono diventato prudente con i giornalisti e non do giudizi personali. CCD e CDU ritengono legittimamente ed autonomamente che per battere l'Ulivo ci sia bisogno di una grande aggregazione di forze moderate, liberal-democratiche: insomma del Grande Centro. Se questo non significa perseguire nostalgie democristiane e vecchi giochi di palazzo siamo pronti a discuterne»

Questa poi. Non ci vorrà far credere che lei è fuori dai giochi di palazzo!

(Non mi ha sentito. Una segretaria avvenente e discreta gli ha appena consegnato un telefonino. Parla qualche minuto con Beppe Pisanu) «Diceva?»

Nulla d'importante. Riflettevo sulla nostalgia, sui rimpianti. Li ha mai incrociati questi sentimenti?

«Più che di rimpianti, parlerei di delusione e rabbia. Pensi alle realizzazioni ed agli obiettivi centrati (sic!) nei pochi mesi del mio governo. Si ricorda cosa hanno scatenato contro di me? Sindacati, pensionati, superpoliziotti, procuratori d'assalto...» (Inutile contestare questa opinione. Berlusconi prosegue in una specie di amarcord ed infine punta l'indice sulla sua bestia nera...)

«Di Pietro. Prenda Di Pietro. Lo osannano tutti, gli danno le prime pagine, ogni sua dichiarazione viene amplificata. È un personaggio rozzo ed incolto. Credo che Scalfaro abbia fatto bene a parlarne nel messaggio di fine anno, quell'ammonimento sul tintinnare di manette... Dopo il voto su Previti, cavalca il risentimento antiparlamentare. Per un liberaldemocratico come me questo è davvero insopportabile. La politica non la devono fare gli sceriffi. Credo che persino D'Alema se ne sia accorto. Se solo potesse tornare indietro!» (La solita segretaria mi salva dall'inondazione: «Dottore, c'è il Presidente Scalfaro sulla linea uno, nello studio riservato»)

«Arrivederla, Brigante. Ne faremo un'altra di intervista»

Mi saluta con una calorosa stretta di mano. Mentre esco dalla villa, accompagnato fino alla porta da un maggiordomo e lungo il viale da due «gorilla», chissà perché penso a "l'Uomo Qualunque". Successi e gloria che durano un mattino. E, a volte, se ne scrive nei libri di storia.
 

b.b.

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