«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VII - n° 1 - 28 Febbraio 1998

 

La spazzatura del pianeta

 

«La tragedia di Cavalese? Penso che sia stata causata da un "gioco di guerra".
L'arroganza e la prepotenza fanno parte della mentalità americana.
I militari, in particolare, addestrati a uccidere, non hanno rispetto per la vita umana»
Frank Serpico
, "Il Corriere della Sera", 10.2.1998

 

È fin troppo facile, scontato, esprimere giudizi negativi sull'accozzaglia di individui che abitano quella parte dell'America settentrionale che va sotto il nome di Stati Uniti. I rifiuti che l'Europa, negli ultimi tre secoli, ha gettato a mare. Un viluppo di banditi, grassatori, assassini. I primi, dell'era moderna (nel 1932), ad operare (il cosiddetto kidnapping) il rapimento di un bambino, il figlio del transvolatore Lindberg e ad ucciderlo. Chissà, forse Madre Natura si vendica e stanca di sopportarli, dopo aver assistito alle stragi compiute su quella sua terra dai malviventi che gli europei dovevano invece eliminare, ne rigurgita una parte su di noi. Affinché possano compiere altre carneficine. Emulatori di coloro che hanno massacrato le popolazioni di Hiroshima e Nagasaki, che hanno cercato la «soluzione finale» con i terrificanti bombardamenti sulla nostra Europa, che hanno fatto morire nei campi di concentramento, su sette milioni che ne avevano internati, un milione di prigionieri tedeschi - uomini, donne e fanciulli colpevoli di appartenere al popolo germanico. A guerra finita. Questo sì che fu un olocausto, ma di cui nessuno parla! Aritmeticamente accertato... a differenza di quello tanto strombazzato.

Eppoi le stragi in Vietnam, quelle più recenti in Iraq (che oggi si apprestano a ripetere). Se poi si divertono a giocare alla guerra, si accontentano di ammazzarne, di persone, solo una ventina, come sul monte Cermis.

È marmaglia indifferente di fronte alla peculiarità di ogni singolo individuo, così come di ogni comunità - sia essa etnica o religiosa. Ai propri limiti morali ed alla forzata solitudine in cui è costretta dal consesso civile mondiale, vi sopperisce esercitando violenza come evasione. Soffocata da ipocrisie puritane, non conosce crisi di coscienza morale. È feccia usa alla spocchiosa esibizione della ricchezza che gli dà forza e potenza. La fotografia di quel tank che pubblichiamo a fondo pagina è la dimostrazione. Nessun esercito civile, fosse pure coinvolto nella guerra più sanguinosa, si permetterebbe di usare quelle scritte. Eppure, noi europei, permettiamo loro di calpestare le nostre terre, ché possano sfogare la belluina prepotenza che li pervade. Ci danno da mangiare - dice qualche imbecille! Sì, se gli diamo le nostre mogli, le nostre figlie, le nostre sorelle. È accaduto. Anche se l'abbiamo rimosso dalla memoria, cerchiamo di ricordare che cosa è avvenuto quando quel torbidume bianco-negroide si è insediato in Toscana -tra Viareggio, Pisa e Livorno, nella pineta di Tombolo. Su quel territorio, scrive T. Mazzacurati della Clinica dell'Università di Pisa in "Venerologia del Tombolo", Edizioni Omnia Medica, Pisa, 1959 «Oggi, a più di dieci anni di distanza, rimangono ancora impronte di quel periodo. Tristi vuoti, dove non hanno più saputo neppure germogliare le gremigne, feriscono la pineta. E vi si scorgono i segni dell'uomo: insegne e tabelle che ancora portano scritte sbiadite di indicazione e divieto, grovigli di ferro arrugginito, che forse appartennero a una delle jeep allora caracollanti con il loro carico di carne da bordello, residui marciti di baracche di legno, che furono le casematte del Tombolo, - ancora molteplici tracce indicano i luoghi dove maggiormente si è svolta "l'epopea delle segnorine" e delle variopinte coorti di tutti coloro che, da fuori legge, hanno partecipato a rendere "famosa" la zona del "Tombolo"». Queste, le tracce lasciate dai «liberatori» d'Oltreoceano. Ed oggi, la supina accettazione delle basi NATO che altro non sono se non basi USA, dovrebbe far riflettere noi europei: stiamo dando, ad una organizzazione di predatori, la possibilità di sviluppare ulteriormente e stabilmente, la loro attività delinquenziale. Possiamo batterli? È possibile! L'unità europea è concepita, oggi, come una delle necessità impellenti. Ma essa deve essere intesa più come esigenza del naturale processo storico della civiltà europea, anziché necessità di coordinamento economico e materiale. Questa unità, per esserci, va tradotta nel trasferimento dei valori ideali e morali che debbono sostituirsi all'importanza cui viene oggi data ai «valori» puramente materiali. Sarà il raggiungimento di un'etica rivoluzionaria: la scomparsa dell'oro come base della ricchezza delle Nazioni. Scomparsa che avrà, nel campo morale, una importanza pari se non superiore, a quella che essa assume oggi sul piano economico. Sarà il modo naturale di interpretare e vivere la vita politica e potremo, europei, finalmente raggiungere quell'unità ideologica necessaria alla nostra vita futura. Per essere, come siamo sempre stati, il riferimento civile e colturale di tutti i popoli della terra. Escludendo, è chiaro, quell'insieme di pecorai e pirati che sono gli inglesi... parenti carnali dei banditi di Oltreoceano.

a.c.


Guerra del Golfo: 1991.
Questa foto fu pubblicata da "Il Corriere della Sera" il 22 marzo 1991 e la didascalia recitava: "Bassora - Intensificati i pattugliamenti americani nella zona occupata dell'Irak".

II "Corrierone", però, non ci diceva che cosa voleva dire quella scritta sulla fiancata del tank, e cioè
«Killinq is our business and business is booming»
che, tradotto in italiano significa:
«L'assassinio è il nostro mestiere e gli affari sono in rapido aumento»
 

Ma che miscuglio di individui, questi americani (non certo popolo!):
o sono banditi, o sono sceriffi. Assassini sempre!

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