«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VII - n° 2 - 30 Aprile 1998

 

l'ultima

 

Manuale di rassegnazione per il migliore degli Ulivi possibili

 

 

Un manuale di rassegnazione al destino dell'Ulivo a uso degli oppositori che non propriamente devono troppo soffrire, dovrebbe tener conto di una progressione di disincanto. Infatti, a un certo punto -gli esuli lo ricorderanno- immediatamente dopo le elezioni si era detto: «Dureranno quattro anni». Con il primo scricchiolio del Polo, invece, s'era già pensato: «Dureranno dieci anni». Una progressione proporzionata allo sconforto, si dirà. Con lo sfascio del Polo poi, s'era già bello e decretato: «Venti più, venti meno... dureranno». Con l'arrivo del CDR di Mastella, con le epurazioni ai vertici di AN (con conseguenti sostituzioni), con le dichiarazioni dei leader, con Fini scatenato contro gli uomini-sessuali, con Berlusconi indeciso tra il proprio prepensionamento e l'imbarazzo di fare un cosiddetto congresso, il conto aveva raggiunto un tetto di contabilità pari al bilancio di Paperon de' Paperoni: «Per due strabilioni di anni ancora, ci terremo il regime ulivista». Adesso siamo perduti, persi, smarriti, senza senso, senza una coppola di speranza per cui tutto, è nelle mani di D'Alema, di Rondolino, di Wladimiro Crisafulli, forse anche di Walter Veltroni.

Insomma, considerato che la maggioranza degli italiani non è di centrosinistra ma è sufficientemente imbecille e bottegaia per incarnare allegramente l'inaffidabilità politica, considerato che il congresso di Forza Italia già nel logo disvela un certo stile da Folk Studio, considerato che i post-catto-comunisti non se ne andranno più, considerato che l'ultima intervista televisiva con Massimo D'Alema aveva -veramente, l'aveva- tutti i crismi dell'apnea cesauseschiana («Possiamo inscrivere il Suo risotto tra i crimini del comunismo?», questa era la domanda più cattiva), considerato allora che resteranno invitti, e che tuttalpiù la dialettica si concluderà tra gli hegeliani di Guido Lo Forte e gli hegeliani di Giancarlo Caselli, un manuale di umanissima rassegnazione potrebbe diventare vitale specialmente dopo gli ultimi eccellenti arresti, che sono appunto eccezionali, incredibili e non-credibili, tanto che siamo arrivati al punto -appunto- che ci si saluta così: «Spero di poterti sentire libero pure domani». Ma dato che l'esagerazione è un esercizio di scarsa pietas democratica, riconosciamo nella contrizione di chi non ha più speranza (se non quella di dover crepare sotto un cielo laico, repubblicano e perbenista), il dovere di calare le braghe, e cioè l'estrema autodifesa del cittadino fortunosamente scampato alla pioggia democratica.

L'Ulivo è l'Ulivo: hanno arrestato un generale dei Carabinieri, hanno arrestato tutti quelli che avevano testimoniato a favore di Bruno Contrada, Chicco Testa è riuscito a scrivere un romanzo, probabilmente Giovanna Melandri si produrrà in chissà quali sculture e chissà quanti manuali di scuola media superiore dovranno un giorno dibattere sull'alto «significato elegiaco dell'arte», i familiari delle vittime della strage di Bologna protesteranno anche contro Adriano Sofri, Eugenio Scalfari apparirà alla Madonna, ma quello che capiterà tra i chiavistelli del potere, sarà nient'altro che la profezia di Carlo Marx, e cioè la conquista totale «dello spirito», per cui non sarà sufficiente acchiappare il governo, «ma le coscienze», e siccome la suprema astuzia del Demonio è quella di confutare la propria esistenza, così l'Ulivo del regime che nega il regime dell'Ulivo in un inconsapevole gioco hegeliano di coscienza, conoscenza, ed essenza rivelerà un tonfo di ottundimento. E tanto inconsapevole è il gioco, da essere decifrato e decretato solo da Lucio Colletti, non dalle anime belle dell'opposizione. E comunque, il manuale. Un viatico di sopravvivenza nella rassegnazione. Non quattro, ma mille anni. Pertanto, per vecchi e nuovi oppositori, per tutti quelli che non possono più sacrificare speranze, si consiglia l'adesione incondizionata. Insomma: non c'è più tempo, il tempo è esaurito. L'attuale governo è il migliore dei governi possibili. Infatti le carceri sovrabbondano di galantuomini, le procure trafficano con la compiutezza dello spirito, i giornali sbrodolano di brividi proto-manipulite. Un proverbio insegna: «Ma per quale motivo si devono prendere le corna da terra per mettersele in testa?». Ecco, l'unico atteggiamento zen, unico atteggiamento di doverosa rassegnazione nell'Italia dell'Ulivo, è questo: «Aspettare che passi la piena del fiume». Proverbio per proverbio si sa: «Non passerà la nottata». Infatti, dureranno due strabilioni di anni ancora. Musica dunque: «Kalynka, kalynka, kalynka, kaya!».

Pietrangelo Buttafuoco
«Il Foglio», 15 aprile 1998

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