«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VII - n° 2 - 30 Aprile 1998

 

Figli della serra

 

 

All'ospedale "Columbia-Presbyterian" di Manhattan è possibile adottare -spendendo circa 4 milioni di lire- un embrione congelato e pronto ad essere trapiantato nell'utero di una donna che partorirà naturalmente; in una clinica di Los Angeles l'attrice e regista Jodie Foster ha scelto il seme di un professore universitario per la fecondazione artificiale ed ora è in attesa di un bambino; a New York, il 17 febbraio u.s. è nato Billy, fecondato artificialmente nel 1989 e dimenticato in un frigo per sette anni e mezzo; a New York è nata la «figlia» di una coppia di omosessuali scozzesi che, pagando circa 25 milioni, hanno affittato l'utero di una donna americana.

Negli USA solo due Stati vietano la fecondazione artificiale che è totalmente libera negli altri (in dodici Stati sono state poste regole per i problemi relativi alla paternità). Viene dal freddo anche il bambino nato a Bologna nel novembre 1997, concepito - caso unico al mondo - da un ovocita e da uno spermatozoo entrambi congelati; la banca del seme «Centro Florence», ha utilizzato per la fecondazione semi di donatore affetto da epatite C; ad aprile '98 nascerà il figlio di Karen e Mario, una coppia infertile che si è rivolta al centro «Alma Res» per una maternità surrogata: un'amica della coppia partorirà un bambino ottenuto con l'impianto, nell'utero in prestito, dell'ovocita di Karen fecondato con il seme di Mario.

E, l'elenco potrebbe continuare a lungo... Quasi ogni giorno, infatti, la cronaca ci propone casi limite: mamme-nonne, mamme-zie, madri-vergini, scambi di spermatozoi, traffico di ovuli, bambini su ordinazione, bambini nati dalla bioetica, ai limiti della giurisprudenza, ai limiti dell'immaginazione umana, lontano -comunque- dalla concezione della sacralità della vita e della dignità della persona!

La sterilità, nel nostro Paese ed in tutti i Paesi occidentali, sta progressivamente aumentando, con un crescendo costante e sta assumendo dimensioni allarmanti; le cause sono state individuate nelle condizioni stressanti di vita, nei «carichi psicologici» crescenti nella coppia, nell'aumento dell'inquinamento, nei contaminanti chimici usati in agricoltura, nell'uso esagerato di certi farmaci, nell'abuso di alcool, nell'assunzione di droghe, nella presenza di residui ormonali negli alimenti e nelle sempre più diffuse cattive abitudini alimentari dei paesi ricchi.

La sterilità -che oggi in Italia interessa circa il 17% delle coppie, nel 40% dei casi si tratta di sterilità maschile, nel 45% dei casi è di origine femminile, per il 15% è definita sine causa- si va profilando quasi come una malattia sociale che renderà più frequente e massiccio il ricorso alle tecniche di fecondazione artificiale ed assistita. Quando una patologia assume tali dimensioni quantitative nasce una domanda di tipo nuovo ed il paziente prende, suo malgrado, i connotati del consumatore. Il figlio «ad ogni costo» e l'accanimento riproduttivo rischiano di creare un giro di affari di miliardi, in un campo incontrollato in cui possono agitarsi anche ricercatori senza scrupoli ed in cerca di profitti e di notorietà. La fecondazione artificiale rischia, inoltre, di diventare una scorciatoia rispetto alla ricerca, alla volontà di studiare le cause di sterilità, di ricorrere alle terapie tradizionali (farmacologia e chirurgica) o di trovarne di nuove. In Italia non esiste una normativa che regoli il pianeta della fecondazione artificiale e, mentre la Commissione Affari Sociali della Camera discute - finalmente - un testo unificato di proposta di legge, il vuoto legislativo sulla procreazione medicalmente assistita, legittima ogni tipo di abuso e di accesso; intanto, le tecniche vengono raffinate, aumentano il commercio ed il guadagno sugli embrioni, aprono altre banche del seme, nascono nuovi centri privati in cui, al contrario della struttura pubblica, si può ricorrere anche all'inseminazione eterologa oltre che a quella omologa (seme del coniuge).

Legiferare sulle tecniche di fecondazione artificiale è necessario non solo perché è in gioco il diritto alla vita -diritto primario sul quale si fonda ogni altro diritto- ma anche perché non si tratta di problematiche private ma di questioni che afferiscono e riguardano direttamente la dimensione pubblica della coesistenza sociale. La questione di fondo è sempre la stessa: cosa-chi è un figlio? Un soggetto, un prodotto, un diritto oppure un dono?

E la risposta, a nostro avviso, non passa soltanto attraverso la contrapposizione dei due paradigmi antagonisti di fondo, quello laico e quello cattolico ma anche attraverso la scelta culturale e politica tra un modello americano-anglosassone che esalta la privacy e l'individualità anche nelle scelte procreative, ed un modello che potremmo definire europeo che pone al centro della discussione la dignità della maternità e del figlio. Su ogni considerazione, infatti, deve prevalere il principio del rispetto e della tutela dei diritti del nascituro che è persona sin dal concepimento.

 

Isabella Rauti

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