«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VII - n° 4 - 30 Settembre 1998

 

le interviste impossibili di Benito Brigante

Bettino Craxi: polvere di stelle
 

È bella la Tunisia. Ma l'esilio, benché dorato è sempre l'esilio. Bettino Craxi sembra un vecchio leone ferito che tuttavia non ha perso la regalità. È incisivo, piccante, intrigante. Non rinuncia alle lunghe pause che l'hanno reso famoso. Ti scruta con gli occhi penetranti quasi a voler discernere se può parlare a un amico o se ha di fronte il solito «pennivendolo» al soldo dei «poteri forti». Hammamet, sul far del tramonto. L'Italia è lì a due passi. Puoi vedere Pantelleria che, guarda caso, in queste ore è presa d'assalto da immigrati tunisini che stanno creando un incidente diplomatico tra i governi dei due paesi. «E dove vuoi che vadano, il paradiso che vedono in televisione è troppo a portata di barca... guardali, portano i segni dello sfruttamento, del disagio... ma questa partita è appena cominciata e non è una bella partita per l'Occidente ...»

Hammamet, il mare sussurra le solite storie di pescatori... a tratti hai l'impressione di trovarti in Sicilia o in Calabria. Lui, Bettino, non disdegna di fare la guida: «Ti va di fare un giro? Lo faccio con tutti i tuoi colleghi che vengono ad intervistarmi». Chissà, forse è un modo come un altro per dimostrare gratitudine a questa «Terra amica» che lo ha accolto come fosse «uno di loro». Il castello spagnolo, la Gare francese, la Casbah, l'antica città... eppoi di nuovo il mare. Ci fermiamo, prendiamo a passeggiare, mentre i quattro discretissimi signori cui il governo di Tunisi ha affidato la sicurezza di Monsieur Craxì si dispongono a quadrato a qualche decina di passi da noi.

È duro l'esilio?

«Certamente che lo è. Non posso negare che pur non essendo in carcere ci sono delle limitazioni che pesano. Non è facile rassegnarsi a questa condizione, dopo aver girato il mondo, lasciando ovunque amicizie, ricordi... un grande impegno civile... non è facile (gli occhi sembrano attraversati da una improvvisa tristezza, un luccichio veloce subito esorcizzato)... ma la Storia si deve amare sempre anche quando racconta di grandi ingiustizie ...»

Che c'è di vero dell'ipotesi di una sua candidatura alle prossime elezioni europee?

«Ché mi è stata affettuosamente proposta. Ho detto ai pochi socialisti italiani degni di chiamarsi ancora tali che di quel che resta della mia vita possono disporre, come diceva un grande socialista francese... ma tra queste non ci sono disponibilità elettorali... quel tempo è passato, scaduto ...»

Anche perché lei non sarebbe candidabile, ha già accumulato 22 anni di condanne tra primo e secondo grado e 5 anni e 6 mesi, in via definitiva, per l'affaire Eni-Sai.

«Registro con interesse che "Tabularasa" obbliga i suoi collaboratori a fare dei corsi speciali di aritmetica... (lunga pausa)... Giudizi costruiti sulla menzogna, sulla falsità, condanne frutto di giudizi politici, pene elargite da tribunali politici... ecco cosa penso: una vergogna che la storia si occuperà un giorno di chiarire»

Ma lei davvero è convinto che si tratti di un complotto?

«E come dovrei definirlo? Io non ho mai preso una lira per me. Questo l'hanno riconosciuto anche autorevoli esponenti del Pool di Milano. È una vera infamia... io non sono venuto dal nulla, tutti sanno cosa ho fatto, come e dove ho vissuto (pausa). La verità è che si è voluto far fuori alcuni personaggi che erano diventati scomodi. E il sottoscritto era il primo della lista. Dov'è la rivoluzione di cui si continua a parlare... è soltanto una falsa rivoluzione che però ha prodotto eccidi e massacri proprio come quelle vere... Non vedo un nuovo ceto dirigente, non vedo un nuovo progetto, vedo solo vecchi furbacchioni e tanto gattopardismo. Controlla i dati visto che sei così abile a far di conto. C'è forse mai stato un altro momento di splendore come questo per i democristiani? Scalfaro, Mancino, Prodi, le più alte cariche dello stato, tutti i centri nevralgici della burocrazia, potere e sottopotere, il vecchio sogno del compromesso storico tra DC e PCI finalmente realizzato dagli eredi ... Via, via, a questa favola del nuovo che avanza credono soltanto gli imbecilli ...»

Dunque Di Pietro...

«Di Pietro è un piccolo trafficante... un uomo di quarta o quinta fila dei servizi addestrato negli USA che adesso vuol far fuori anche Berlusconi... un piccolo trafficante... niente di più ...»

Lei, dunque, sarebbe favorevole alla Commissione d'inchiesta su Tangentopoli?

«Con buona pace degli immemori, la Commissione d'inchiesta l'ho invocata in Parlamento, quando fuori il cosiddetto popolo dei fax, abilmente pilotato, chiedeva la ghigliottina... (lunga pausa) ... Ho riconosciuto le mie responsabilità politiche, ho chiesto a tutti di fare altrettanto... ricordo benissimo quei momenti... ci fu un silenzio irreale in quell'Aula che per un attimo, se posso dirlo, tornò sorda e grigia, ma poi si è proceduto diversamente perché la doppia morale impediva a una certa sinistra giustizialista di fare piena luce e perciò autocritica... Ci sono dei lati patetici in questa vicenda... quando penso a certi forcaioli di allora, alla Lega, ad Alleanza Nazionale che adesso si sono convertiti al garantismo per questioni di bottega... Che squallore!»

Dunque tutti responsabili?

«Ma via... non faccia il provocatore camuffato da ingenuo... il finanziamento illecito della politica riguardava tutti... C'era un finanziamento per esigenze ordinarie e uno per esigenze straordinarie. Durante il periodo della Guerra fredda arrivavano soldi da Mosca ai partiti marxisti mentre gli USA foraggiavano la DC e i suoi alleati. Persino il vecchio MSI di Michelini e Almirante riceveva sovvenzioni dall'altra sponda dell'Atlantico. Sono vicende arcinote, documentate... ecco perché non capisco l'accanimento contro la Commissione ... in ogni passaggio difficile, ad ogni snodo della vita democratica il Parlamento ha dato corso alle sue inchieste... adesso, però, qualcuno ha paura e continua a soffiare sul fuoco della giustizia unidirezionale... Ma forse c'è dell'altro. Un ricatto sottile: torniamo in Bicamerale, riprendiamo il dialogo e in quella sede ognuno avrà il suo. Ognuno... ma non la verità e neppure la politica con la maiuscola»

Come vede la situazione italiana, il futuro del nostro paese?

«Vedo una situazione caotica, una sconcertante incapacità di analisi, si naviga a vista mentre i problemi diventano drammatici... c'è un grande appiattimento, un livellamento verso il basso... siamo al trionfo della demeritocrazia»

Chi salverebbe degli attuali leader?

«Che vuoi che ti dica, io vedo tanta mediocrità ...»

Anche Cossiga la pensa come lei.

«Già, l'ho sentito l'altro giorno Francesco... è molto in forma, molto determinato ...»

E Berlusconi?

«Da qualche tempo pare aver sfoderato un po' di grinta, sembra trovare qualche sussulto, ma forse è troppo tardi. No!, non è e non sarà mai non dico uno statista, ma neppure un leader di partito ...»

E dei suoi compagni socialisti che pensa?

«Ne vedo pochi, davvero pochi in giro... tanti tradimenti, troppe defezioni ...»

On. Craxi, i suoi ragionamenti non ispirano molto ottimismo.

«Vedi, a parte le meschine questioni di cui stiamo parlando, se vuoi sentirla tutta, è quello che accade nel mondo che solleva preoccupazione... (pausa)... ho l'impressione che manchi quella grande speranza che solo l'idea socialista può mettere ancora in movimento. Dopo i grandi cambiamenti epocali, la caduta del muro, la globalizzazione, la grande rivoluzione tecnologica, vedo troppe sperequazioni, una grande linea di frattura... Sai, ci vorrà forse ancora del tempo, ma tornerà lo scontro tra il capitalismo onnivoro e un socialismo moderno, dinamico, propulsivo... o di qua o di là... torneremo a dividerci... altrimenti non v'è futuro per il pianeta. Prendi la grande questione dell'immigrazione... non si possono certo fermare con i cannoni quelli che sbarcano in Puglia, in Sicilia, in Grecia, in Spagna. Sono troppi e diventeranno sempre di più. Bisogna trovare un modo per (re)distribuire una parte della ricchezza parassitaria accumulata nelle società avanzate ai popoli del Terzo Mondo. Crearvi le prospettive dello sviluppo, del riscatto sociale. Questa è la grande sfida che sta davanti all'Occidente e al momento vedo pochi combattenti pronti a prendere posto in battaglia»

Non è che lei paghi qualcosa anche a queste idee eccessivamente terzomondiste, a quella sua vocazione mediterranea che seppe mantenere ferma anche davanti al potente alleato?

«Tu l'hai detto. Non rispose così Cristo al Grande Sacerdote che lo interrogava?»

Ci salutiamo, si è fatto tardi. L'uomo non è ancora crollato. Riesce a incutere rispetto. È in piedi. Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi. Per quel che mi riguarda infilo l'intervista dentro un fax. Troppo bella la Tunisia per non fermarsi qualche giorno ancora. Così almeno potrò raccontare ai ragazzi dello Chott el Djerid, il grande deserto di sale, dei suoi miraggi; della magia di una notte a Douz, di fronte al Sahara. Bella la Tunisia. Ma l'esilio, benché dorato, è pur sempre un esilio.

b. b.

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