«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VII - n° 4 - 30 Settembre 1998

 

la congiura

 

Berlusconi colonizza per linee interne AN

 

 

Voce dal sen fuggita... Capita, nella vita, perfino a gente abituata a sistematicamente mentire -o, quanto meno, a controllarsi, a delare ciò che davvero pensa dietro un sembiante impassibile e un parlare guardingo- di lasciarsi andare, di esprimersi una tantum con sincerità.

Una cosa del genere è capitata a Gianfranco Fini, il replicante di Berlusconi, il «Silvio, rimembri ancora...?» del 1994, il Fiuggiasco del 1995, l'Eroe della desistenza dello stesso anno. Alla fine di una riunione, piuttosto travagliata, del vertice di Alleanza Nazionale, dalle labbra del Nostro sono uscite le seguenti parole: «Ci sono più berlusconiani in Alleanza Nazionale che in Forza Italia». E siccome questa alata frase ha fatto il suo ingresso trionfale nei pastoni redatti dai più autorevoli commentatori politici della grande area mediatica, c'è da ritenere che proprio il Giovin Signore di Via della Scrofa abbia fatto in modo da rendere edotto il grande pubblico della situazione di semicolonizzazione in chiave conservatrice e reazionaria, nella quale versa il partito che ai suoi esordi fu di Giorgio Pini, di Bruno Spampanato, di Beppe Niccolai, di Diano Brocchi, di Ugo Clavenzani, di Manlio Sargenti, di Giuseppe Landi e via via elencando. Di quel partito che è stato tradito da Gaetano Rasi, da Gianni Alemanno, da Silvano Moffa, da Antonio Parlato, da Francesco Grisi, da Gennaro Malgieri, direttore de "Il Secolo d'Italia", già niccolaiano di ferro all'epoca del congresso di Sorrento e ora attentissimo ad attaccare l'asino dove vuole il padrone.

È ingenuo chiedersi, e chiedere, come e perché mai il capataz della «destra democratica» - così la chiama quel piramidale imbecille di Rocco Buttiglione ha sentito il bisogno di dichiarare urbi et orbi che il Cavaliere Azzurro conta ormai più innamorati in Via della Scrofa -denominazione stradale che è tutto un programma- che nel suo non mediano ma mediatico partito?

No, di certo. E noi, pur noti per la debolezza dell'ingegno, forse alcune spiegazioni ce le avremmo. Proviamo ad elencarle.

1) Fini non ha capito che prima o dopo gli toccherà la stessa sorte di Pannella. Quest'ultimo, nella sua incommensurabile presunzione e ossessionato dalla fregola di fare il ministro degli Affari Esteri, si era ficcato in testa l'idea di diventare, nel Polo, l'alleato privilegiato di Berlusconi in una situazione di pari potere o, addirittura, di suo pilotaggio egemonico. Conclusione: il Creso di Arcore prima se ne è servito e poi lo ha scaricato, non senza avergli sottratto il gruppetto di deputati della «Lista Pannella», i vari Taradash, Calderisi e qualche altro carneade di cui ci sfuggono le generalità. Costoro, peraltro, possono ben vantarsi di essersi abbondantemente abbeverati alle fonti dell'elegante trasformismo di cotanto Maestro, passato con commendevole sprezzatura dall'estrema sinistra (ricordate i messaggi via etere ai «compagni assassini» delle BR?) alla estrema destra. Stia dunque attento, il duceaddio di Marino, a non finire anche lui con le natiche sul pavimento.

2) Non ci si allea mai con chi è incommensurabilmente più forte. Ora, se è vero che il Paperon dei Paperoni del Polo più che un papero non claudicante è un'anitra zoppa causa i molteplici casini giudiziari nei quali è coinvolto, è altrettanto vero che trattasi dell'uomo più ricco d'Europa, afflitto da valanghe di miliardi nonché da tre TV che nulla da invidiare hanno a quelle statali in cui, per soprammercato, è notevolmente rappresentato. Di più: è il proprietario del partito più ampio della coalizione nella quale il buon Gianfranco più che mai Fininvest continua a perdere elettoralmente terreno.

3) Se Berlusconi è «zoppo» giudiziariamente, Fini lo è «ideologicamente». Anzi, è addirittura finito su di una sedia a rotelle. Ma, vivaddio, come si fa a non rendersi conto che quando si rinuncia dalla A alla Z alla propria personalità storica, ideologica, culturale, etica, ideale per totalmente identificarsi in quella di un Alleato-Padrone si è condannati alla irrilevanza e, in prosieguo di tempo e di eventi alla fuoruscita dai piani alti della politica se non perfino alla formale cancellazione dalla mappa politica?

4) Questa situazione di mal celata sudditanza al berlusconismo -che fa di AN una sorta di articolo di lusso ostentato nelle vetrine della Standa- risulta plasticamente dalla incredibile accettazione da parte di Fini di una leadership dichiarata, ufficializzata, evidenziata, ostentata del sedicente Polo delle Libertà da parte dell'Inquilino di Via del Plebiscito. Né essa risulta scalfita minimamente da questa o quella impuntatura del già pupillo di Almirante, che qualche capriccio di tanto in tanto deve pur consentirselo per non fare proprio la figura del burattino. Tuttavia egli ben sa che non gli è permesso tracimare un perimetro ben preciso: quello obbiettivamente dettato da una condizione di sovranità limitata.

Sì, è vero, ci sono più berlusconiani in Alleanza Nazionale che in Forza Silvio. E allora? Caro Gianfranco, come diceva il vecchio nonché veritiero adagio popolare? Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

 

Catilina

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