«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VII - n° 4 - 30 Settembre 1998

 

«Italia: aria e rischio».
presentato dossier del comitato italiano per l’Unicef


 

Il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF) ha presentato -nel mese di luglio- l'annuale rapporto sulla condizione dei bambini nel mondo: il «Progresso della nazioni 1998»; l'Unicef ha denunciato che ogni anno nascono quasi quaranta milioni di «bambini invisibili», che non hanno un nome ed una nazionalità in quanto non vengono registrati. È stato calcolato che un neonato su tre non viene denunciato e senza questa certificazione il bambino non potrà usufruire del servizio sanitario e delle vaccinazioni, non potrà andare a scuola, avere un passaporto, sposarsi, votare, acquistare un terreno. Questi «bambini fantasma» -insomma- non riceveranno cure, istruzione, assistenza né potranno godere dei diritti fondamentali.

Unitamente all'annuale Rapporto, è stato presentato dall'Unicef un interessante dossier intitolato «Italia: aria e rischio», nel quale vengono esaminati gli effetti dell'inquinamento urbano sull'infanzia. Il problema dell'inquinamento atmosferico è nel Nord come nel Sud del pianeta il problema ambientale più serio; è stato calcolato, infatti, che circa tre milioni di morti premature nel mondo -di cui circa il 90% nel Terzo mondo- siano dovute a infezioni respiratorie croniche, in larga misura determinate dalla cattiva qualità dell'aria. L'età, inoltre, è un fattore determinante del rischio ambientale, perché tutti i processi di assorbimento e di metabolismo sono accelerati nell'infanzia, mentre la vulnerabilità dei tessuti all'esposizione alle sostanze presenti nell'ambiente è molto più accentuata che non negli adulti. I bambini respirano più aria degli adulti -circa il doppio per chilo corporeo- e l'aria che respirano è di qualità peggiore perché più vicina al suolo. L'effetto combinato -si legge nel dossier elaborato dal Comitato Italiano per l'Unicef, in collaborazione con l'OMS ed altri organismi- di una maggiore vulnerabilità costituzionale con le maggiori opportunità di esposizione alle sostanze presenti nell'ambiente (soprattutto pesticidi ed inquinanti atmosferici) può diventare per i bambini un autentico fattore di rischio; inoltre i bambini sono esposti al rischio ambientale fin da piccolissimi o addirittura ancora prima di nascere, in quanto assorbono sostanze nocive già nella fase di gestazione e quindi attraverso l'allattamento al seno. Anche in Italia le statistiche sui bambini ci indicano nell'asma e nei disturbi dell'apparato respiratorio le malattie più diffuse; tosse e catarro cronici tendono ad aumentare con la crescita del livello di urbanizzazione. Tra i diversi fattori di inquinamento dell'aria meritano attenzione, per il potenziale rischio che rappresentano per la salute: le polveri, l'anidride solforosa, l'ossido di carbonio, gli ossidi di azoto, l'amianto, l'ozono ed il benzene, presente nell'atmosfera e proveniente dai mezzi di trasporto. Quest'ultimo, secondo l'elaborazione della Commissione Tossicologica Nazionale, causa nel nostro Paese da 16 a 272 casi annui di leucemia, su un totale nazionale di 5.500 casi; tra questi i casi di leucemia nei bambini sono -secondo i dati forniti dalla sezione italiana dell'OMS- 400, circa l'8%.

Oltre la cattiva qualità dell'aria che respirano esistono altri fattori di rischio per i bambini, tra i quali gli estrogeni ambientali, presenti in numerosi alimenti compresa l'acqua; il dossier analizza anche l'aumento della percentuale delle malformazioni congenite che colpiscono circa il 3% di tutti i neonati, con patologie di diversa gravità. Non esistono -si specifica nel dossier- prove dirette di un legame con sostanze chimiche diffuse nell'ambiente o utilizzate in agricoltura, infatti l'origine del 60-70% di queste patologie resta sconosciuta ma è ipotizzabile che una parte di esse abbia una causa ambientale.

Il problema dell'ambiente si è aggravato parallelamente all'aumento del livello di urbanizzazione, all'eccessiva e continua espansione delle «città politiche ed economiche», soprattutto delle capitali; la questione della qualità della vita non investe soltanto le gigantesche metropoli dei paesi in via di sviluppo (Città del Messico, Nuova Delhi, Buenos Aires ed altre) ma anche le grandi e le medie città europee e, più in generale le zone sviluppate - e riguarda, in particolare, i bambini, gli adolescenti e gli anziani. E se è mutata, sia pure lentamente, l'attenzione della pubblica opinione verso queste problematiche, stenta a sintonizzarsi l'iniziativa politica. Sembra difficile andare oltre le dichiarazioni di intenti e nonostante che anche i ministri dell'ambiente dei G8 (Dichiarazione di Miami, 1997) si siano impegnati a prendere misure serie per limitare i danni determinati dall'inquinamento e dall'uso indiscriminato di sostanze chimiche in agricoltura sulla salute infantile, a migliorare la qualità dell'aria e dell'acqua laddove gli standard non risultino adeguati ecc. le regole del mercato, dell'industrializzazione e dello sviluppo economico non cambiano. Questi rischi moderni -prodotti dallo sviluppo economico, dall'immissione nell'ambiente di nuove sostanze chimiche, dal traffico, dall'inquinamento ecc.- minano la salute in modo forse più subdolo rispetto ai rischi tradizionali che si sono ridotti e che stanno progressivamente scomparendo; assistiamo all'emersione di pericoli nuovi che stanno determinando danni che si trasmettono tra le generazioni.

È questa, insomma, l'eredità che lasciamo ai nostri figli ed ai nostri nipoti.

La qualità della vita nei centri urbani dipende da un intreccio di fattori ambientali, sociali ed economici ma anche dai modelli culturali, dalle tendenze di costume e dagli stili di vita; e, l'attuale qualità della vita nelle metropoli è una delle tante nuove povertà delle società post-capitalistiche.

 

Isabella Rauti

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