«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VIII - n° 1 - 15 Maggio 1999

 

 

Intermezzo

 

Novanta giorni con me

 

 

 

15)  Avevo sempre cercato una ricorrenza da abbinare, a mo' di segnalibro, alla mia data di nascita; un qualcosa che avesse una certa importanza, così da farmi dire con soddisfazione: «Io sono dello stesso anno». Finalmente l'ho trovato il fatto coevo, che m'identifica per simultaneità e concomitanza. L'importante è sapersi accontentare. Nel 1923 uscì in teatro «Il Paese dei campanelli», operetta di Virgilio Ranzato, violinista alla Scala sotto Toscanini. La vicenda era ambientata, grosso modo, in Olanda; una fiaba d'evasione che doveva distrarre l'Italia dalla malattia nella quale lo stato liberale andava consumando le ultime garanzie della democrazia parlamentare. Dunque, ero nato in un anno importante anzichennò. Per me, ha più incidenza nella vita d'un uomo una data effettiva, piuttosto che non so quale congiunzione astronomica d'impossibili astri.

 

16) Niente; ancora non riesco a trovare qualcosa di mio, che meriti figurare, in un diario; perciò saccheggio una preziosa lettera di Odelia, la già citata anziana lettrice torinese, emigrata giovanissima dalla Piana della mia Lucca, divenuta poi notissima ristoratrice a Torino, dove fece conoscere il pane delle campagne toscane: «La immagino intento a scrivere e scrivere, come lei sa fare. Ho letto un suo articolo, degno di figurare piuttosto in un'antologia, "Sabbia come neve". Gli editori hanno perduto il fiuto d'una volta e fanno come possono il loro mestiere. L'artista, intanto, va per la sua strada, come le pagine che riempie di speranze. Non si scoraggi, pensi a Gozzano: un giorno qualcuno, leggendola, dirà: "Eccolo, è questo"».

 

17) In questo generoso Salento non esiste noia per me, studioso di costume. In una sera di nebbia autunnale, un gruppo di giovani amici ha voluto condurmi a cena presso una famiglia che cucina rustico, su ordinazione. Abbiamo cercato questa sperduta masseria, nemica e della segnaletica stradale e della pubblicità commerciale, per oltre un'ora. Eppure, chi guidava l'auto, praticamente alla cieca, non era affatto infastidito dalla vana ricerca. Io, invece, spasimavo. Volevo scendere nelle vicinanze del primo casolare illuminato. II buio tra gli ulivi, sempre più fitti, sempre più antichi, era denso e minaccioso, come quello desertico che avevo conosciuto nelle savane d'Africa. Il giovane autista continuava, allegro ed imperterrito, la sua motorizzata deriva...

 

18) «Loulou», nonostante stia ingrassando, ha imparato a saltare in corsa due successive barriere di legno, che dovrebbero impedirle di fare sui tappeti del salone una cosa «veniale», che a lei piace moltissimo, quand'anche la porta sul giardino sia sempre aperta. L'abbiamo, ogni volta, battuta con un giornale arrotolato. Ha sempre ripetuto la prodezza ostinatamente, fino a convincermi che il trasgredire, inteso come andar contro corrente, sia un sentimento salutare di auto-liberazione, provato anche dai cani. Il mio amore per la bianchina ostinata sta aumentando.

 

19) Sono venuti a farmi domande sull'economista De Viti De Marco ed ho scoperto un difetto nella mia organizzazione mentale, che prima non c'era e che mi sembra vada accentuandosi col passare degli anni. Non so rispondere a domande precise: devio, torno in tema, mi perdo in lunghe digressioni, che, sì, interessano l'ascoltatore preso in contropiede, ma che rendono l'intervista un confuso acervo di miei ricordi personali, quasi sempre non pertinenti alle domande, divenute inutili. Sento, io stesso, che non sto rispondendo; eppure non riesco a controllare il pensiero impazzito, che svolazza da un auto-biografismo dispersivo all'altro. Che malattia senile sarà mai, anche questa?

 

20) E se l'umanità, insediamento stellare d'individui già capaci d'amore e di bene, se ne andasse a male, come un latte, prima buono, ora verminoso? È un dubbio che si fa strada in me, ogni volta in cui leggo le cronache, non solo italiane, di questo marcio mondo. Non potrebbe essere, infatti, che l'umanità abbia concluso in negativo il suo decrepito ruolo? L'unica consolazione mi viene dagli animali domestici, che continuano ad essere fedeli e riconoscenti, a non attaccare se non per difesa o per fame, a svolgere con giudizio il compito loro assegnato da madre natura. L'umanità, al contrario, tradisce sé stessa; delira, gioca col proprio destino finale, fingendo di conoscerlo; e spesso uccide, ridendo o quasi.

 

21) «PSA» è un controllo medico bimensile, che devo puntualmente fare al mio sangue. Per adesso gli analisti dicono: «È nella norma», ma, siccome nessuno si è preso la briga di spiegarmi il significato (oramai, i dottori leggono risultati di laboratorio, non parlano più col malato) della suddetta sigla, che per giunta è in inglese, voglio divertirmi a utilizzare le tre lettere maiuscole PSA, inventando frasi che le assumano come iniziali, sottraendole finalmente ad un'immobilità misteriosa, che data da oltre due anni. Dunque: Pochi Sanno Amare; Pensieri Senza Autore; Potrei Sperare Ancora; Peggio Se Anonimo; Palle Senz'Anima; oppure, volgarità a parte, l'interpretazione forse più logica nei miei confronti, «Probabilmente Sto Ammattendo».

 

Florio Santini

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