Anno VIII - n° 2 - 31 Luglio 1999
le interviste di Pierangelo Buttafuoco
Grazie Berlusconi
Rilassato, sorridente, finalmente sereno. È passato appena un anno dalla mia prima intervista (cfr. "Tabularasa", n° 1, Anno VII). Sembra un secolo. Dalla stagione più nera a quella dell'apoteosi: il Milan ha vinto lo scudetto e lui stravinto le elezioni. Ha fatto fuori in un colpo solo alleati ed avversari, detta tempi e regole della politica. Il quadro insomma è completamente cambiato a suo favore. E quanto sembra remota ed incongrua la stagione di Mani Pulite! Questa volta mi ha dato appuntamento a Roma, via del Plebiscito. Mi scruta dalla poltrona sulla quale sembra essere appeso, immobile e composto, come guardasse dentro l'occhio di una telecamera. L'atteggiamento non è ostile come l'altra volta. Qualcuno deve avergli sussurrato che quelli di "Tabularasa" lo hanno preso in simpatia per via della scoppola rifilata sul grugno di Gianfranco Fini. Presidente, se lo aspettava un successo del genere? «Francamente sì. I miei collaboratori da qualche tempo avvertivano un clima favorevole alle nostre posizioni. I sondaggi hanno sempre confermato questa tendenza. Le dirò di più. Noi siamo certi che Forza Italia sta crescendo ancora tra la gente, le donne e gli uomini comuni, gli imprenditori, i commercianti, gli artigiani. L'ultima rivelazione di Datamedia ci dà già al 30%. Personalmente punto al 33% per superare da solo l'intero consenso elettorale della sinistra» Da solo significa senza Fini? Dunque è vero che punta a sganciare i suoi ex alleati? «Mi consenta, io non voglio sganciare nessuno. Forza Italia sta dentro un'alleanza con spirito costruttivo, leale e corretto. Sono altri che si lasciano prendere spesso da tentazioni di fughe in avanti» Dunque lei smentisce che Gargani in Campania, Caligiuri in Calabria e l'intero gruppo dirigente della Lombardia stiano preparando liste forziste autonome per le prossime regionali? «Tutto questo non mi risulta. È vero che i nostri dirigenti locali hanno ampi margini di autonomia, e che in tanti centri del nostro Paese i rapporti con Alleanza nazionale non sono molto positivi, ma il nostro compito è di ricucire. Gli strappi li lasciamo fare ad altri» Per esempio? «A chi si ostina, nonostante il pronunciamento degli elettori, a progettare elefanti e referendum, insistendo nell'alleanza con Segni e i radicali. Sa che le dico, Brigante, ho l'impressione che presso gli amici di AN cominci a farsi sentire la mancanza di un uomo di grande apertura ed intelligenza come il compianto Pinuccio Tatarella» Dicono che Forza Italia incarni la nuova DC. Lei che ne pensa? «Non abbiamo mai pensato di riproporre schemi che appartengono alla prima repubblica. Quella stagione è stata complessivamente negativa e Forza Italia ha saputo incarnare il desiderio di cambiamento e di novità che proveniva dalla società civile mortificata dalla partitocrazia e dal consociativismo imperanti. Tuttavia, mio caro Brigante, se si vuole affermare che il nostro movimento rappresenti in larga parte lo spirito del popolarismo cattolico europeo, del laicismo liberale e del socialismo più avanzato e riformatore non posso che condividere. Abbiamo costruito la casa di tutti i moderati italiani, dentro questa casa c'è posto per tutti» Anche per molti reduci di Tangentopoli e della prima repubblica che lei tanto detesta? «Guardi, questa storia di Tangentopoli e «mani pulite» si è ormai dimostrata palesemente strumentale. In Italia ha agito ed agisce una giustizia politica al servizio degli eredi del comunismo dalla quale non ci possiamo far piegare. Raccoglieremo tutte le intelligenze migliori intorno al nostro progetto. E non ci lasceremo prendere da tentazioni giustizialiste. Forza Italia nasce per garantire le libertà e le opportunità dei cittadini e per proteggerli da ogni abuso e prevaricazione» Presidente è proprio euforico. Non le sembra di esagerare? «Sono giustamente soddisfatto e guardo al futuro con ottimismo e determinazione» Specialmente dopo il successo personale registrato al vertice dei popolari europei... «Con il mio amico Aznar e con il tedesco Schauble abbiamo una visione comune. Siamo stati accolti con grande entusiasmo al vertice tenuto in Spagna e le nostre tesi sono state quelle che hanno fatto registrare una corale attenzione. Credo che ci arriveranno presto richieste di adesione al PPE. A quel punto gli organismi del partito decideranno». Marini non è molto soddisfatto! «Questo di sicuro non rappresenta un problema. È lui che deve spiegare come fa a stare in Italia con le sinistre ed a combatterle in Europa. Bisogna che i popolari italiani escano dall'ambiguità» A proposito di sinistra, non tira una bella aria per D'Alema e il suo governo. «Guardi, non credo affatto che questi signori abbiano la sensibilità di riconoscere che non si può governare un Paese in cui si è minoranza. Facciano pure. Questo atteggiamento chiuso e miope non fa altro che accresce le simpatie verso Forza Italia e il sottoscritto» Dunque lei è convinto che potrà essere il prossimo Presidente del consiglio? «Guardi Brigante, da persona onesta qual'è dovrebbe convenire che il nostro Paese attende finalmente una classe dirigente competente ed onesta, in grado di ridare vigore all'economia, di ridurre le tasse, rilanciare la produzione, creare nuovi posti di lavoro, ovvero una classe dirigente in grado di ridare fiducia e ottimismo alla nostra gente e speranza ai nostri figli» Presidente, io sono onesto quanto lei eccessivo. Comunque le faccio gli auguri. Mi par di capire che lei si è autocandidato fregandosene della richiesta di primarie che proviene da AN e CCD «Ma non le abbiamo fatte queste primarie? Quando tre milioni di italiani scrivono Berlusconi su una scheda elettorale, parlare di primarie mi sembra davvero patetico. Lasci perdere il teatrino della politica, caro Brigante» E del conflitto d'interessi che dice? Il prof. Sartori ha recentemente sollevato con grande autorevolezza la questione. «Penso che qualcuno abbia interesse a riproporre questioni ampiamente dibattute sulle quali siamo disposti comunque a discutere in maniera serena, senza pregiudizi e paraocchi. Ma sia ben chiaro che non ci faremo piegare dai ricatti e dalle minacce di statalisti e stalinisti pentiti»
* * * A parte i soliti toni da grande istrione della politica, il Cavaliere parla oramai come Capo del governo in pectore. Mi saluta col sorriso che non l'ha mai abbandonato durante tutta l'intervista e si concede una battuta: «Non c'è due senza tre. Arrivederla a Palazzo Chigi». Arrivederci e grazie.
b. b. |