«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VIII - n° 2 - 31 Luglio 1999

 

Intervista a Massimo Fini

 

Aggressione alla Jugoslavia

 

 

 

Roma. «Ho letto uno straordinario articolo di Barbara Spinelli dove spiegava che l'appello degli affetti -specificatamente i diritti dei serbi sul Kosovo, culla della loro nazione- non può costituire diritto. Non so se si può scrivere, ma vorrei che mi si spiegasse, e vorrei saperlo proprio da lei, in base a quale diritto Israele resta in Palestina. In base ad affetti di duemila anni fa? Oltretutto molto aldilà del confine affettivo, entro i confini di uno stato sovrano. I diritti di Israele e i diritti della Serbia sul Kosovo sono della stessa natura». Massimo Fini, editorialista dichiaratamente «infedele, assolutamente infedele», rispetto al conflitto che vede scatenati «i campioni dei diritti umanitari contro i barbari infedeli», ribadisce il suo «disgusto, l schifo, contro la guerra voluta dal cosiddetto Occidente». Giorno cinque maggio, una data simbolica per gli habituès del campo di Marte, ritornerà per Marsilio in libreria, «Elogio della guerra», un discusso quanto indiscutibile libro di Massimo Fini.

Lo avrebbe riscritto a maggior ragione?

«A maggior ragione. È un omaggio alla cara vecchia onesta guerra. A maggior ragione lo riscriverei oggi che ci ritroviamo a vedere questo schifo di guerra ipocrita. Se gli americani avessero detto: «La Serbia non ci piace, sono gli ultimi comunisti, ci disgusta, ci disturba», sarebbe stato meglio. Anzi, legittimo. Ognuno ha diritto a fare le proprie guerre. Sarebbe stata una normale guerra di potenza, una cosa più onesta. L'inguardabile è che l'intervento della NATO sia oggi mascherato come fosse una missione umanitaria. Da quando è cominciato l'intervento, abbiamo dovuto registrare un disastro maggiore peraltro prevedibile. Dalla guerriglia siamo passati alla guerra totale: il Kosovo desertificato, le colonne di profughi, i bombardamenti. Questa è la situazione nuda e cruda».

Scusi, lei non ha scritto su "Il Borghese" che questa è la guerra tra il lupo slavo e lo sciacallo occidentale?

«Sì, nel senso che lo sciacallo sfrutta la ferocia altrui».

L'estremo confronto tra Oriente e Occidente.

«Non esiste l'Oriente. Esiste solo l'Occidente. Di altre culture fuori del cosiddetto Occidente c'è solo l'Islam. La Russia, economicamente devastata, non è in grado di aiutare Belgrado. Esiste dunque l'Occidente come entità astratta. Precisamente la profezia di George Orwell che nel suo romanzo, "1984", aveva già disegnato la ragnatela di reducio ad unum del mondo. In quel libro si parlava di Eurasia per esempio, di enormi aggregati statali assolutamente uniformi. L'Occidente come entità astratta persegue questa vocazione a fare il mondo uno, con un unico mercato, un unico stato, un unico tipo d'uomo: il consumatore. Ma il mondo non vuole essere uno. All'indomani di ogni grande processo di centralizzazione, basti l'esempio dell'Impero Romano, si scatenano le forze centrifughe»

Quindi la guerra.

«Una cosa deve essere chiara», ed è chiara, «la guerra tra i serbi e gli albanesi del Kosovo, non era cominciata per dirimere la controversia tra una ragione e un torto, ma per dare l'ultima parola a due diverse ragioni. Ognuno ha diritto alla propria guerra. La guerra ha una sua ecologia, solo che devono farsela i popoli interessati. La guerra che dopo è continuata, segnata dall'ingerenza della NATO, la guerra che si vuole accreditare invece nell'opinione pubblica come un'operazione pedagogica, è la solita guerra "logica", "chirurgica", quella che noi occidentali facciamo ogni volta sia possibile interferire. È come se nel '45 fossero sbarcati gli extraterrestri da Saturno o da Giove obbligando i terrestri a fare la pace. La solita pietosa ipocrisia di fare guerre per impedire altre guerre».

Cominciamo da Saddam Hussein?

«Appunto. Salvo poi inzeppare di armi le rispettive parti in conflitto. Come nella guerra Iran-Irak. L'interferenza occidentale salvò Saddam dalla defenestrazione, lo attrezzò di armi, quelle stesse armi con cui lui, dopo, tentò l'invasione del Kuwait. La stessa guerra del Golfo...»

Dove non c'è stato nessun significativo risvolto politico.

«Ha però un risvolto impressionante di cifre. Un terribile strangolamento belluino. Cinquantacinque giorni di bombardamenti, 32.195 bambini uccisi, 39.000, donne, un totale di 86.000 morti tra i civili. Sono dati diffusi dal Pentagono».

E adesso, una nuova puntata della guerra Oltreadriatico.

«Meglio la deprecatissima guerra bosniaca che questa. Un'oscena guerra di mezzi contro uomini. Adesso le guerre ammazzano più i civili che i militari. Su cinque soldati in divisa che sono stati uccisi in Serbia, se ne contano tra i cinquecento e i mille nella popolazione civile. C'è un rapporto spaventoso tra i numeri. Conseguenza di questo modo di concepire il conflitto a distanza».

Autoinvitarsi per una guerra fuori porta.

«Ecco, sarebbe più onesto per la NATO fare l'intervento di terra. Non si può dire no, mi faccio la bua e allora no, perchè comunque non c'è legittimità nel conflitto se non si dà all'avversario la possibilità di risposta»

Ludovico Ariosto aborriva l'uso delle spingarde, e i missili ne sono un aggiornamento.

«Insomma, se uccidi, devi mettere in conto la possibilità di essere ucciso. I Murgin, una tribù di aborigeni australiani, quando incontrarono un gruppo di esploratori, gettarono via le loro armi per non essere in vantaggio con gli estranei disarmati. È orrenda l'idea che un soldato uccida un bambino, ma in una guerra di uomini -non in una guerra di mezzi contro uomini- c'è sempre la possibilità che il soldato non uccida il bambino».

Come si chiuderà questo capitolo di guerra?

«Abbiamo aggredito uno Stato che non ci ha fatto niente. Esisteva a Belgrado un giornale che si chiamava "Piemonte", in omaggio al nostro modello di unità. I nomi di Cavour e Garibaldi erano familiari in Serbia»

La guerra finirà.

«La sola ragione utile per stare nella NATO è quella di non essere aggrediti dalla NATO. Per quel che riguarda il come finirà invece, finirà che non ci saranno possibilità per la Serbia».

Il mondo è uno, avanti i centrifughi.

 

Pietrangelo Buttafuoco

Indice