«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VIII - n° 3 - 30 Settembre 1999

 

le interviste impossibili di Benito Brigante

 

Marco Minniti: la sinistra che non c'è più

 

 

 

Lungo la strada che s'arrampica tra pini e abeti plurisecolari c'è più traffico e confusione del solito. Gambarie pullula di automobili della polizia e dei carabinieri. Lungo il corso principale e nella piazzetta, tra la solita calca di turisti, decine di ragazzotti tutti d'una taglia, cui l'abito borghese non riesce a nascondere il mestiere: sono agenti di PS. Trovandoti nel cuore d'Aspromonte pensi a fatti di mafia, al fantasma dei sequestri che sempre s'aggira da queste parti. E invece, no. C'è soltanto Marco Minniti, braccio destro di D'Alema, che da queste parti ha una casetta e, quando può, viene a trascorrervi qualche giorno di vacanza. Una mala lingua azzurra, amica dell'on. Matacena jr. Che nel collegio di Reggio Calabria, alle politiche del '94, sconfisse clamorosamente l'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, non appena la pelata di Marco si allontana, ben protetta dalla scorta, sussurra: «Solo ai comunisti può capitare di essere trombati alle elezioni e fare tanta folgorante carriera». Male lingue, appunto. Perché in effetti la stoffa non gli manca e di comunista gli è rimasto ben poco.

Prendiamo un caffè al bar, seduti a un tavolino che diventa immediatamente luogo di attrazione e chiacchieriamo un po'.

Sei diventato davvero un pezzo grosso, Marco mio! Qualche rimpianto?

«Generalmente non ne ho. Tuttavia è successo così in fretta, a volte mi sento soffocare sotto il peso del protocollo, della ragion di stato. Penso all'intimità di un tempo, di cui ero così geloso... A qualche vecchio amico che non vedo quasi più...

Dai, non schermirti. Ci sono grandi vantaggi a trovarsi nella tua posizione.

«Non lo nego. Non lo nego di certo.» (Sorride mentre risponde con un cenno della mano ai saluti osse­quiosi dei passanti.)

Bene. Allora passiamo a qualche domanda vera. Come ti senti nei panni di plenipotenziario per le questioni dei Balcani?

È un compito assai difficile, la situazione è ancora confusa...»

Confusa dici? A me sembra che si tratti di una situazione fallimentare. Quale obiettivo avete raggiunto avallando la guerra anglo-americana?...

«Via, non scherziamo. L'intervento della NATOI è stato deciso dai governi dell'alleanza e si è reso necessario, come ben sai, per impedire lo sterminio degli albanesi in Kosovo. Abbiamo fermato un macellaio che risponde al nome di Milosevic. Un macellaio, ribadisco. Questo è il punto»

Marco, Marco, non parlare come se leggessi un documento di propaganda. Milosevic è ancora al suo posto. I massacri non sono stati fermati dalla guerra e il dopoguerra sta facendo registrare l'inquietante fenomeno della contro pulizia etnica nei confronti dei serbi. «Questo è il punto».

«Il problema esiste e lo stiamo affrontando nelle sedi competenti, ma non ci si può lasciare prendere dalle strumentalizzazioni. Qui affiora sempre il tuo visceralismo antiamericano, caro Brigante»

Che fino a qualche anno fa non era tanto diverso dal tuo. Via, onorevole sottosegretario, non puoi negare che si sta adottando la politica dei due pesi e due misure. Si doveva disarmare l'UCK e invece le milizie kosovare sono più armate di prima e perpetuano massacri di civili sotto l'occhio distratto di molti contingenti della forza multinazionale di pace.

(Finge di non aver sentito, si è alzato per salutare Peppe Bova, suo compagno di partito, vicepresidente della Giunta regionale calabrese, che si accomoda in silenzio).

«Ho letto bene l'analisi un po' ingenerosa di Scalfari su "Repubblica" di qualche giorno fa. Lui paventa il rischio che il Kosovo si trasformi in una Albania bis, crocevia del malaffare. Credo che questa evenienza vada scongiurata e comunque il Governo italiano vigilerà perché siano rispettati gli accordi sull'autonomia, per fare di quella tormentata area una regione multietnica dove possano convivere pacificamente serbi e kosovari»

Pensi sinceramente che questo obiettivo sia raggiungibile?

«Sinceramente.»

E di questa nuova NATO che ormai è uno strumento di aggressione militare al servizio del Pentagono cosa pensi?

«Sciocchezze. Le prospettive della NATO erano già cambiate prima di questa azione militare. L'estensione ad Est dell'alleanza, i nuovi equilibri geopolitici, le nuove esigenze di intervento, i nuovi punti di crisi diversi da quelli tradizionali. No! Non credo affatto che sia, come tu dici, uno strumento al servizio del Pentagono. È un'alleanza militare nella quale siamo dentro con grande dignità ed autorevolezza, che sta cambiando obiettivi e strategie alla luce dei cambiamenti di questa fase della storia»

Strano, dopo il Cermis e, soprattutto dopo le conclusioni dell'inchiesta del giudice Priore su Ustica, pensavo di essere cittadino di uno Stato a sovranità limitata.

«Via, Brigante, non facciamo demagogia. Il Governo italiano sulle due questioni ha mostrato fermezza e decisione. Ha preteso e pretende chiarezza. Tuttavia -questo è il punto!- senza mettere mai in discussione le ragioni delle scelte occidentali ed atlantiche che, per quanto ci riguarda, sono irreversibili.

(Mi viene voglia di mandarlo a fare in culo, dimenticando una antica amicizia. Non solo perché evita accuratamente di pronunciare il mio nome di battesimo che gli procura angosce primordiali. Faccio appello al mio precario autocontrollo.)

La sinistra, parliamo della sinistra italiana. Spirano venti di crisi. I risultati elettorali delle europee e delle amministrative non sono confortanti. E i sondaggi...

«I sondaggi lasciano il tempo che trovano. La sinistra italiana, e questo è un dato storico, ha per la prima volta espresso il Presidente del Consiglio»

Mi era parso Craxi il primo...

... (Finge di non sentire e non accenna a correggere il lapsus) ... «Abbiamo centrato il progetto di governo e stiamo lavorando su obiettivi strategici quali la riforma del welfare, il nodo delle pensioni, la riforma elettorale, la grande emergenza del lavoro. Ci sono stati momenti difficili, ma non vedo grosse nubi all'orizzonte»

Ma dimmi, cosa significa per te definirsi di «sinistra»? Ha senso ancora? Io vedo una grande omologazione, un indistinto liberismo bipolare dove tutto si annacqua e scolora.

«Significa avere una visione della società che sappia coniugare sviluppo e solidarietà, esigenze di equità ed esigenze di mercato. Che sappia difendere i più deboli tenendo conto delle risorse disponibili»

Questo, perdio! Lo dice anche Berlusconi! Dov'è la differenza?

Tenta di intervenire Bova, filosofando di Mezzogiorno, di opportunità di crescita, di primi incoraggianti risultati raggiunti in Calabria, che nessuno riesce a vedere.

È troppo. È davvero troppo. Lascio una banconota da diecimila sul tavolo per il caffè e mi infilo tra la folla di curiosi salutando appena. Sì, sono incazzato come un bufalo per via di una duplice, deprimente, certezza: la sinistra è morta e Berlusconi governerà l'Italia per i prossimi anni. Bella rivoluzione, sottosegretario Minniti! Davvero una grande rivoluzione!

 

B. B.

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