«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VIII - n° 3 - 30 Settembre 1999

 

l'ultima

 

Colpo di Stato

 

 

 

Il golpe s'impone. Una modesta proposta da fare agli ufficiali della Folgore preoccupati dalla rappresaglia incombente di democratizzazione, non può che essere quella di organizzare -o, quantomeno preparar- un colpo di stato. Se c'è ottusità nelle Forze Armate, infatti, ottusità è stata quella di restarsenene a far la guardia al bidone ingrato della democrazia repubblicana. Questo naturalmente non si può dire, ma si può pensare senza dirlo. L'importante -come diceva il grande Primo Arcovazzi- è fare. Non potendo fare la guerra, si faccia la guerra civile. È francamente insopportabile l'idea che oggi questa straordinaria aristocrazia della soldataglia debba subire l'onta della rieducazione civica. Gli anfibi, gli scarponi che ad ogni passo fanno un massiccio boccone di guerra, saranno sostituiti dalle pantofoline in cachemire di Flavio Briatore. I lanci con il paracadute -che procurano quel piacere immenso al ventre, lo stesso che gli smidollati borghesi trovano in pallida copia nell'eroina- saranno sostituiti da vezzose capriole accompagnate a suon di rap. E se non ci fosse Marco Minniti che a certe cose ci tiene, con questo signor ministro della guerra, Carlo Scognamiglio, sicuramente saremmo arrivati a vedere l'intera brigata schierata a rendere gli onori militari alla Silvia Baraldini immancabilmente accompagnata sotto braccio da Valentino. Ovviamente non il sosia di "Striscia la Notizia", ma quello vero, mollemente impettito a controllare che nessun milite soffrisse di monocromia nella divisa. Un colpo di stato è quello che ci vuole, un colpo di stato arcitaliano, degno delle lezioni militari di Nicolò Machiavelli, degno di Valentino Borgia, degno di Sandro Saccucci dei bei tempi, quando se ne andava in giro con il basco e una bella biondazza al fianco. Un colpo di stato come l'avrebbero fatto i meravigliosi eroi di "Vogliamo i Colonnelli" di Mario Monicelli, il film del 1973 con Ugo Tognazzi, Duilio Del Prete e Carla Tatò, un film straordinario a metà, perso nel finale avvalorante il teorema del golpe bianco, ma pur sempre un perfetto ritratto dei tic della destra e della sinistra con Tognazzi nel ruolo dell'on. Tritoni, uno zoppetto responsabile culturale del MSI che urla «bischero d'un bischero» al maldestro attentatore della Madonnina del Duomo, un poveretto che ci perde pure il braccio «lasciando però una ben visibile prova». La pellicola è un crescendo surreale: un milanese parla in romanesco perchè «fa più virile», e poi le riunioni con il colonnello greco Automatikos al grido di «Ad Atene, ad Atene», il mitico primo piano di Antonino Fàa Di Bruno che nella stesura del programma golpista di rigenerazione patriottica propone di «calmierare i prezzi»: «L'altra sera, io e la mia signora, al ristorante, due fettine, verdure, niente vino, abbiamo pagato ventimila lire». Il colpo di stato è essenzialmente tognazzismo, e ogni golpe che è «una rivoluzione», un revolvere, un ritornare indietro, un ritorno all'Ordine, è degno della manualistica insurrezionale, sicchè vorremmo sottoporre alla lettura dei signori colonnelli e generali (oltre la visione del film), non tanto l'eccessivamente filosofico «Die Totale Mobilmachung» di Ernst Jünger, ma l'indimenticato manuale «Tecniche di Colpo di Stato» di Curzio Malaparte, un libro licenziato nelle tipografie parigine nel 1931 dove si spiega per filo e per segno come nulla di nuovo si aggiunge «alla tecnica moderna del colpo di Stato», tutto è tecnica, e dove l'arte di impadronirsi del potere con la violenza è limpida dottrina. Va da sè che i militi non dovranno riporre fiducia alcuna nei Carabinieri (già felloni nei confronti della Casa Reale), nella Polizia (inzuppata di sindacalisti), nè tanto meno nella Guardia di Finanza (ricettacolo di partigiani in pensione che con la scusa di chiedere la ricevuta fiscale si portano via la spesa). Di fidarsi della Guardia Forestale, manco a parlarne (ne hanno già fatto fallire uno, di golpe). I militi dovranno fare affidamento solo sulle loro forze. Basta seguire ed eseguire alcuni passaggi: occupazioni a sorpresa di tutti i punti strategici (operare in special modo nel triangolo Pisa, Firenze, Bologna strategicamente importante per il controllo della parte centrale), occupazioni degli organi vitali dell'organizzazione: le officine del gas, le centrali elettriche, la direzione delle poste, le centrali dei telefoni, dei telegrafi e di Internet. Quindi l'occupazione dei ponti, delle autostrade, degli aeroporti e delle stazioni ferroviarie in tutto il percorso dello Stivale. Infine, l'occupazione delle televisioni, «per dare l'annuncio alla Nazione». Curzio Malaparte non aveva potuto offrire che in nuce questo ultimo prezioso suggerimento. Ci permettiamo di aggiungere che basta non arrivare tardi, come invece capitò ai nostri cari eroi di "Vogliamo i Colonnelli", che arrivarono troppo tardi, infatti, giusto quando la signorina buonanotte, aveva già dato la buonanotte. Bisogna arrivare presto, «come Folgore dal cielo» (un bacio alla Folgore).

 

Pietrangelo Buttafuoco

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