«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VIII - n° 3 - 30 Settembre 1999

 

le lettere

Catilinaria


 

Caro direttore,

spero che in un suo prossimo numero il «nostro Catilina» vorrà intrattenerci sul referendum finiano contro il denaro pubblico ai partiti e, in conseguenza, sulla domanda che molti si pongono: su quali finanziamenti può contare AN per mantenere l'apparato, sostenere le prove elettorali, eccetera?

Ovviamente, spero che ti possa dare notizie «pubblicabili». Non come quelle, per intenderci, sui «finanziamenti a pioggia dalla Confindustria», di cui nei circoli di AN si sussurra e si grida già da diversi anni, con dovizia di particolari; per esempio, indicando come titolari del rapporto con le associazioni imprenditoriali e del «connesso controllo» della UGL (ex-Cisnal), prima il proconsole Gasparri e poi il suo successore Alemanno. Credo che Catilina pensava a tali voci quando ne «I fiuggiaschi vanno all'Inferno» ricordava il comunicato di Alemanno contro la settimana lavorativa di 35 ore. Ma, certo, il proposito di «contattare la Confindustria al fine di un'azione comune», si può liberamente biasimare; mentre accreditare voci di finanziamenti illegittimi è quantomeno pericoloso. Anche perché certi fatti, ammesso che avvengano davvero, come si fa a dimostrarli? Fermo restando che difficilmente si può essere più informati di quei sodali di AN che insistono a calunniare (?) i loro massimi dirigenti nazionali.

Catilina, invece, non dovrebbe ignorare che al fianco di Alemanno, contro le 35 ore, militava addirittura un sindacato di lavoratori: l'UGL di cui sopra. Che, guarda caso, nei suddetti circoli di AN viene considerato un «lotto» di Alemanno, tanto che ne avrebbe già ottenuto la designazione a segretario per un suo fedelissimo. Fatto vero e conclamato il primo, e l'altro, solo una maligna vox populi? È probabile. Ma per introdurre l'immagine di una «caricatura di sindacato», che c'entra la Cisnal del tempo di Laghi? Il fatto clamoroso è l'azione comune dell'UGL con la Confindustria. Catilina, però, voleva sculacciare «socialmente» il Gasparri non ancora deputato. Beh, il materiale non manca. Ma tenendo presente che il Maurizio non è mai stato sindacalista; e, in ogni caso, che il «controllo» di cui sopra, in cui lo avrebbe sostituito Alemanno, era sicuramente impossibile con la «vecchia» Cisnal. Essa infatti, notoriamente e con buona pace di Catilina, era molto, forse troppo autonoma dal MSI; ma era un'autentica guastafeste del consociativismo Triplice-Confindustria; ed anche per questo diede qualche buon grattacapo nientemeno che al PCI.

Come sai, caro direttore, ho la mania degli «archivi». E avendo seguito con grande simpatia «quella» Cisnal, raccolsi e conservo un bel po' di ritagli stampa. A parte le gran fotografie sui giornali di destra e dintorni, con lodi continue e sperticate a Laghi e alla sua «Cisnal», consentimi di ricordare qualche affermazione molto significativa di pubblicazioni «mai amiche». Del PCI, anzitutto. Vediamo, direbbe Catilina (ma chi mi rimembra costui? ...): «In evidenza, appare più che mai il ruolo della Cisnal, che occupa ormai uno spazio cospicuo di autonomia collaterale [...] recentemente la sua azione di fondo si è caratterizzata con parole d'ordine» [...] quali "prima lo sviluppo guidato politicamen­te e l'equità fiscale, e poi il rigore" [...]» (B. Gravagnolo in "Rinascita", 12.8.1983). E un famoso giornale economico-finanziario: «Con Laghi la Cisnal è visibilmente rinnovata nell'azione, nei propositi, nella mentalità [...] il consenso che riscuote è evidente e crescente [...] Nel mondo sindacale sostengono (di Laghi) che le sue polemiche [...] dividono i lavoratori [...] e non si capisce come mai tanti lavoratori vanno a finire nella sua Confederazione. "È prevenuto contro di noi", dicono nell'ambiente padronale [...] Conosce bene la realtà sociale ed economica [...], ha evidenti doti culturali, eppure è così poco trattabile» ("Ore 12", 21.7.1983). «Così poco trattabile», caro direttore: una decorazione sul campo! Ma ancora dal versante dell'economia: «Una realtà sindacale spesso ignorata, tenuta di proposito ai margini del dibattito e delle proposizioni sociali, e tuttavia presente e vitale in spazi non trascurabili di mentalità, di progettualità, è la Cisnal» ("Specchio Economico", marzo 1986).

Tornando alla sinistra, titoloni a tutta pagina: «Cisnal chiama, Pomigliano risponde» e «Assemblea Cisnal all'Alfa: riesce» ("Il Manifesto" e "l'Unità" del 10.2.1990). Inoltre: «Le assemblee della Cisnal negli stabilimenti Fiat hanno ottenuto un inatteso successo», su due livorose pagine con foto ne "l'Espresso" del 25.2.1990. E altrettanto su "L'Europeo".

Altro che «caricatura di sindacato», direi. E vado all'ultimo ritaglio della mia collezione. Quattro anni dopo che Laghi aveva fatto «largo ai giovani», ecco un'analisi che può interessare Catilina: «La Cisnal di Ivo Laghi non è più stata obbediente al partito. Proprio perché aveva rischiato di perdere il "suo" sindacato, Almirante firmò un protocollo d'autonomia, dove il MSI, tuttavia, rimane la forza di riferimento. Ma Laghi ha tollerato soltanto carriere interne: "La Cisnal la dirigono gli uomini della Cisnal "» (F. Merlo, "Il Corriere della Sera", 19.11.1994).

Il nostro Catilina, dunque, non seguì le vicende della Cisnal; ovvero, adesso gli sembra «interessante» la post-Cisnal, l'UGL. Strano, però, che della «Cisnal di Laghi» non abbia apprezzato nemmeno la bella rivista culturale "Pagine Libere". Strano, dico, perché firmandosi Catilina farebbe pensare che lui, di quel personaggio della storia romana, condivide l'immagine che ne vollero dare Johnson e Ibsen: di appassionato rivoluzionario, in lotta contro i «poteri forti» dell'epoca, per grandi riforme sociali. Un po' come tanti personaggi ricordati per diversi anni, proprio su "Pagine Libere", da Nunziante Santarosa: un'altra bella penna, molto cara anche agli amici di "Tabularasa", e che il nostro Catilina ero convinto avesse conosciuto e frequentato.

 

Carlo Sbarra

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