«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VIII - n° 3 - 30 Settembre 1999

 

le opinioni

A proposito de... «le cose che non ci occorrono»

 

 

 

Che al supermercato della politica i saldi di fine millennio fossero già cominciati da un pezzo, ce ne eravamo accorti un po' tutti. La svendita degli ideali, dei valori ed i tanti e troppi tradimenti impongono però delle riflessioni serie ed attente. Concordando perfettamente sul fatto che, allo stato attuale non esistono le capacità e le possibilità di attuare un processo di aggregazione metapolitica che identifichi in un unico soggetto determinate forze antagoniste, bisogna evitare comunque di fare raffronti pericolosi che possono indurre i lettori più disattenti a giungere a delle conclusioni sbagliate o addirittura a compiere azioni sul piano politico del tutto prive di ogni vero significato.

Procediamo per ordine. Mai come in questi ultimi tempi lo scenario politico-parlamentare italiano è stato così deprimente. Da un lato e dall'altro dei finti schieramenti partiti e partitini si aggregano non in funzione di idee e di valori, bensì in funzione di programmi simili tra loro ed aventi le stesse demagogiche parole d'ordine espresse esclusivamente per sedurre l'elettorato. Chi si colloca al di fuori della logica del bipolarismo e delle alleanze è di fatto escluso dalla scena politica. A dimostrazione di ciò basta leggere i giornali di questi giorni riportanti la notizia di un possibile accordo tra Rauti e Fini, in vista delle prossime scadenze elettorali, accordo quest'ultimo che tra l'altro non sarebbe caratterizzato da una semplice desistenza ma addirittura da un programma comune che consentirebbe alle formazioni politiche del Polo (berlusconiano) di poter governare le Regioni in caso di vittoria elettorale.

Capito?! Dove finisce il tatticismo e dove comincia l'opportunismo? Tanti, troppi, oggi sono i valori e gli ideali che si devono immolare sull'altare del compromesso per occupare dei posti che alla fine non consentirebbero comunque di cambiare lo Stato.

Alle elezioni politiche del 1983 l'allora MSI-DN ottenne ben 42 deputati e 18 senatori, che cosa riuscì a cambiare? Ciò per quanto riguarda le competizioni elettorali. Essendo che il fenomeno caratterizzante di quest'epoca è quello della sovversione di ogni giusto ordine, per cui la classe politica è l'espressione della società contemporanea, è necessario dunque compiere una breve disamina anche su quest'ultima. Evitando appositamente di discutere della moderna aristocrazia che si autodescrive benissimo attraverso le cronache dei giornaletti scandalistici, la classe predominante nella società odierna è indubbiamente quella borghese che a sua volta è suddivisa in vari ceti in funzione del reddito di capitale e di beni materiali che gli stessi riescono ad accumulare. Gli unici «valori» di riferimento di questa classe sociale oltre ai finti moralismi, costruiti ad arte per essere puntualmente trasgrediti, sono dunque il benessere materiale e la spasmodica ricerca di una bellezza esteriore da raggiungere mediante una cura narcisistica del proprio corpo che spesso trova il suo culmine negli interventi di chirurgia estetica. Guardando più in là, esiste poi una moltitudine di individui che per fattori esclusivamente biologici e naturalistici, quali ad esempio la nascita in famiglie economicamente disagiate, non appartenendo ai vari ceti borghesi ma avendo gli stessi pseudo valori contesta quelli solo per usurpare loro un po' di ricchezza materiale.

Soldi e bellezza dunque, come simboli di potere, sono gli unici elementi che danno un significato all'esistenza umana della stragrande maggioranza dei nostri contemporanei. Ora, in una siffatta società, nel caso in cui qualcuno che per scelta personale vive in una sorta di nomadismo ideologico o addirittura ascende a vette ai più inaccessibili (il che non è solo indice di apertura intellettuale), pur tuttavia senza perdere i contatti con ciò che lo circonda, se decidesse di impegnarsi ancora una volta nella politica spicciola (quella delle competizioni elettorali per intenderci), di quali istanze pubbliche dovrebbe farsi interprete? Sarebbe politicamente proponibile al giorno d'oggi, ad una simile popolazione uno Stato inteso nel senso più tradizionale del termine, profondamente antidemocratico, dove gli uomini assumono importanza ed autorità non in base a quello che materialmente possiedono o a quello che demagogicamente promettono alle masse, bensì in funzione di quello che spiritualmente e moralmente rappresentano, dove la dignità umana non è determinata dal denaro ma da valori quali coraggio, lealtà, eroismo ecc., dove insomma a ciascuno viene riconosciuto il suo? Mai!

La principale conclusione a cui si giunge analizzando quello che qualcuno lucidamente ha già definito «i costanti, puntuali, scientifici tradimenti» operati dai vertici del MSI nei confronti della sua base militante, non è forse quella che tali atti ignobili sono stati compiuti per la mancanza assoluta di dignità morale che ha caratterizzato quella classe dirigente? Ora, come giustamente è stato sottolineato, visto che la politica è fatta di uomini e non solo di libri o di serafiche aspirazioni, è proprio da questi che bisogna ripartire. Ignominie come le suddette non dovranno più avere luogo. Trascendere la lotta politica dal piano elettorale a quello umano-sostanziale. Che le idee trovino finalmente delle gambe forti su cui poter correre. Ben vengano dunque i libri, le riviste d'area serie come "Tabularasa", le associazioni culturali, sportive, musicali, i siti web, le organizzazioni di lavoro ed i movimenti capaci di contribuire alla formazione di un tipo umano differenziato che incarni perfettamente l'unità dell'idea con l'essere. .Attualmente, solo in questa direzione e a questi livelli, la lotta politica assume un vero significato. Che le varie forze sparse quindi si adoperino in questo difficilissimo compito e come le tribù dei Pellirosse continuino a credere nel Grande Spirito.

 

Wanka Tonka

 

Non conosciamo l'estensore di queste note pervenuteci via fax, solo questo è il motivo per cui esse vengono pubblicate nella rubrica «le opinioni». È una analisi della attuale situazione esistenziale che condividiamo appieno tanto che chiediamo, a Wanka Tonka, di collaborare direttamente a questa rivista. Anche con uno pseudonimo.

 

a.c.

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