«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno VIII - n° 4 - 30 Novembre 1999

 

Alla sinistra il bastone, ai proletari la carota

 

 

«Corri dai giovani comunisti, indica loro il nemico comune, il vecchio parlamentarismo corruttore... Liberati in ogni modo dalla vecchia routine dei vecchi partiti, dei manifesti, delle riunioni, degli articoli e dei discorsi... Cadranno per sempre le barriere tra destra e sinistra, ed onde di vita scaturiranno in tutti i sensi!»

Drieu La Rochelle, “Gilles”

 

 

Viviamo un periodo torbido in cui ogni facoltà viene ostacolata, anche quella di riconoscere con sicurezza la strada che dobbiamo percorrere. Poche sono le intelligenze lucide così come, rare, quelle adamantine. Superficialismo intellettuale, ibride teorie, confusione morale, demagogia, palesi contraddizioni emergono nella vita quotidiana. Manca il dovere della sofferenza spirituale. Ed è inutile lo starsene a ponderare ed elaborare una qualunque teoria per una qualche azione che forse non verrà mai tradotta in pratica. Addirittura assistiamo, invece, al prodursi della teoria dopo che è accaduto il fatto.

Ricordate? Esistevano nella società, nel recente passato, passioni che si organizzavano e si condizionavano, anche mentalmente, secondo un certo schema (classi, lotta di classe), tese a rovesciare altre mentalità, altri interessi, altri istituti (capitalismo). Il fine era -veniva detto- quello di costruire la società dei lavoratori. Ebbene, l'élite di quelle passioni organizzate è al potere. Ha vinto il proletariato, sì, ma quello dei geniali, gente inetta e presuntuosa. Che si è autoconferita il potere in nome del popolo, un popolo astratto e inesistente. Una truffa. L'astuzia, la corruzione, il compromesso sono i mezzi che presiedono a questo governo. Quelli che oggi effettivamente comandano sono i pochi professionisti della politica, le multinazionali, gli speculatori, le borse, i funzionari e uomini di banca, mentre la gran massa si disinteressa quasi completamente della politica o se ne ricorda il giorno delle elezioni. E le categorie della classe dirigente, in senso largo, si alternano al potere in una specie di rotazione.

La teoria (le lotte sociali) dimenticata in ragione dell'avvenimento, del fatto che la precede: il potere, ovvero l'abuso di alcuni uomini su altri uomini. Perché, invero, i governati non sono che un cumulo di esseri umani conviventi, quasi animali a cui ben si addice la definizione di Ardengo Soffici: «Il popolo è un ciuco cui il genio deve a legnate costringere a camminare sulla via». E la sinistra, quella dei geniali, la mette in pratica. Drieu La Rochelle nel suo romanzo, «Gilles», da cui ho estrapolata la frase del distico, pensava ed operava nella sua Francia degli Anni Quaranta, dove gli uomini erano uomini. Solo un accenno di ottimismo sul pessimismo che mi pervade mi ha spinto a riportare quelle righe. Speranzose? No, so che non hanno senso, ché, i mezzi mediatici a disposizione del potere sono soverchianti. Che le opinioni espresse dai politici non sono altro che la cassa di risonanza dei poteri economici, ai quali basta a sufficienza il condizionamento di una minima parte della società perché tutto proceda secondo i loro desideri. Quella parte che è nel «giro». Il resto viene considerato ciurmaglia se non becerume, ed a ragione. E mi riferisco ai comunisti quarantenni o giù di lì, quelli che sotto le loro bandiere riempivano strade e piazze d'Italia ad ogni orinar di cagna. È possibile che non si sentano traditi? che si siano talmente rincoglioniti al punto di accettare tutto da un governo di sinistra che li grava di oneri talmente insopportabili che neppure una coalizione di destra, la più retriva e reazionaria, avrebbe mai potuto imporre? Hanno nulla da dire sulla mobilità, sui liberi licenziamenti, sulla previdenza? E sui sindacati, quelle associazioni per la creazione di caste privilegiate? Ma, i comunisti, credenti o simpatizzanti, non si sentono presi per le mele? E se questa è la situazione sul piano economico, dal punto di vista morale, non si chiedono (lo so, lo so... è pretender molto!) quale avvenire si prospetta per i loro figli? Se il loro presente si consuma nella discoteca con l'ecstasy (sì, lo so... molti dei loro padri vivevano nelle «comuni» e fumavano l'«erba), viene forse a qualcuno il dubbio che la causa sia proprio il rilassamento, la resa, la rassegnazione dei padri?

È giunto il momento di affondar la lama nel corpo vivo dei problemi e di parlar chiaro, al di là della destra e della sinistra; aspettare ancora, significherebbe in seguito parlar di corda in casa dell'impiccato.

Occorre tracciare un alveo provvisorio in modo che le acque, in esso affluenti da più direzioni, possano scorrere in senso obbligato e pacifico al fine di giungere alla generazione del bene comune. Il tempo, l'esperienza, le lotte, i sacrifici di ciascuno non possono essere dispersi. Nessuno può permettersi di rimanere ancora spettatore disinteressato, anzi, ognuno deve essere in grado di capire le vicende attuali per meglio contribuire alla soluzione ed alla fine del dramma che tutti ci coinvolge.

 

a.c.

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