da Movimento di
Azione Popolare:
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11° ANNIVERSARIO
30 marzo 2000 - 30 marzo 2011
Ciao Antonio
Giuseppe Coppedè
Il 30 di marzo del 2000 Antonio Carli ci
lasciava.
Forse per molti sarà un nome sconosciuto. Ma per chi faceva parte della
"nidiata" degli orfani di Beppe Niccolai, Antonio, caricandosi sulle spalle la
comunità ha rappresentato un punto di riferimento per tutti noi. Un eretico, un
sognatore, uno che non ha mai cercato di trarre profitto dalla lotta politica ma
che ci ha sempre insegnato a rivendicare il diritto alla "follia". Dove "follia"
per noi tutti significava non temere il deserto che ci circondava, dove "follia"
significava cercare un punto di sintesi la dove il sistema voleva che ci fosse
divisione e scontro, dove "follia" significava riuscire a fare scaturire
risposte, al vuoto che attanaglia i nostri tempi, dall’incontro delle esigenze
di giustizia sociale con i valori della comunità di popolo.
Sono molti i ricordi che mi legano ad Antonio, di questi alcuni possono
riguardare anche aspetti minori, non poi così importanti per descriverne
l’azione politica. Ma forse significativi per farne capire lo spirito di eterno
guascone che amava vivere con il vento il faccia. Come quella volta che mi
coinvolse nella partecipazione alle elezioni comunali di Viareggio nella "Lista
meridionale" costituita insieme a Beniamino Donnici. O quell’episodio che
raccontava con malcelata soddisfazione. Quando l’On. Altero Matteoli, appena
nominato ministro, lo andò a trovare all’hotel Piccadilly a Lido di Camaiore,
dove Antonio lavorava come direttore d’albergo, e dove lo accolse in virtù di
una conoscenza di vecchia data ma al contempo allontanò la scorta in malo modo,
facendola uscire dai locali dell’hotel.
Inutile spendere altre parole. Sarebbero comunque inadeguate.
Concludo soltanto riportando un pezzo tratto dall’editoriale apparso sul n° 1 di
"TabulaRasa" del 15 febbraio 1992:
«Chi non comprende il rischio senza interesse, la passione senza vizio, non può
capirne le motivazioni. Neppure può permettersi di correre il pericolo che ne
viene dalla battaglia aperta, su tutti i fronti, senza compenso di sorta. Altri
ancora, incapaci di generosità, non possono neppure sentire la poesia del
sacrificio quando occorre combattere senza odio e vivere senza tornaconto. Al di
là delle lotte passate, oggi cerchiamo, anche nel vecchio avversario in buona
fede, un compagno, un viandante come noi, sulla strada che conduce alla
chiarificazione di tanti enigmi, di tante intolleranze, di tante
incomprensioni». Cerchiamo come è nelle nostre possibilità di portare avanti il
Tuo insegnamento.
Di certo non ci avranno.
Ciao Antonio
Giuseppe Coppedè |