da "Rinascita", Martedì 12
aprile
2005
Antonio Carli
Ricordo di un antagonista
II prossimo 18 aprile ricorre l'anniversario
della nascita di un amico, di un camerata, di un uomo con gli attributi; il suo
nome è conosciuto soltanto nel ristretto ambiente degli "eretici": Antonio
Carli. Non sembri strano se io lo voglio ricordare nella sua data di nascita e
non il giorno della sua morte.
Un uomo resta vivo se il suo messaggio rimane attuale nel tempo e se la sua vita
è un modello da proporre alle giovani generazioni. La nostra era una amicizia
vera di cui sono tuttora molto orgoglioso, che era nata e si era consolidata
nelle tante notti passate insieme a discutere tra noi, in occasione di congressi
o riunioni del partito che ci ha fatto tanto soffrire: il Movimento Sociale
Italiano. I nostri pensieri partivano da lontano. Ricordo la prima volta: io,
classe 1929, mi consideravo uno dei più giovani volontari della RSI; quando lui
mi raccontò della sua avventura personale e mi confessò la sua data di nascita
(1933) mi ritenni un veterano.
Era nato a Smirne (Turchia) e aveva conservato tutte le caratteristiche e
l'orgoglio dell'italiano all'estero. Esperto poliglotta aveva una padronanza
della lingua italiana che rendeva in modo ancora più diretto attraverso un
lessico toscano pungente, efficace, pieno di neologismi originali ed ironici.
Amava in modo totale l'Italia, quell'Italia proletaria e fascista che aveva
osato sfidare i poteri plutocratici. Le sue parole e i suoi pensieri, più che
riflessioni, erano dottrina che si fa azione concreta ed al tempo stesso
messaggio mistico che lui viveva con grande coerenza. Era un vero arricchimento
intellettuale stare ad ascoltarlo e confrontarsi con lui; rigoroso con se
stesso, generoso, anche troppo, con gli altri. Gli ho voluto bene, soprattutto
perché rivendicò per sé e per la sua gente il diritto alla follia, come ebbe a
scrivere in occasione della morte dell'indimenticabile Beppe Niccolai, che lui
considerava il suo maestro e la cui filosofia era racchiusa nella frase: «Non è
importante la vita. Importante è ciò che si fa della vita».
«In un mondo di savi dove i più sono corrotti, dove le briciole saziano lo
stomaco, dove niente ha più sapore, dove più nessuno guarda le stelle in cielo
ed i fiori sulla terra, dove non viene più accarezzata la testa di un fanciullo,
dove il riso delle donne è scomposto, dove le chiese non sono luoghi di
preghiera ma d'incontro che precede l'aperitivo al bar, dove l'amore è soltanto
concepito come sesso, dove il quarantenne si preoccupa dei contributi
pensionistici, ebbene noi siamo PAZZI».
Poco tempo prima che Antonio morisse, (evento che avvenne il 30 marzo 2000) mi
telefonò (per conto di un suo amico!) per chiedermi notizie circa una cura
antitumorale che stava seguendo mia moglie. Era, come sempre, sereno e
tranquillo.
Io, conoscendolo, non gli chiesi spiegazioni e rispettai la sua dignitosa
riservatezza, ma riattaccai il ricevitore con la morte nel cuore. Il suo
funerale fu doppiamente doloroso perché si presentarono personaggi che lui non
avrebbe voluto.
In questo momento di smarrimento generale e di isteria collettiva, voglio
ricordare Antonio con il testo della presentazione del periodico antagonista di
cui era Direttore e che -nella sostanza- era la continuazione de "L'Eco della
Versilia". Il contenuto è di grande attualità perché non è più una provocazione;
adesso assume il significato e la valenza di un vero e proprio "manifesto
programmatico" degli uomini liberi e incazzati!
«Noi, Tabularasa, quelli che... un calcio in culo al sistema. Questo è il luogo
sacro dell'anticonformismo ideoantroposociopsicologico; il paradiso dei
rompicoglioni, del politicamente scorretto. Di quelli che non ci stanno; che non
credono alla destra o alla sinistra e non sognano neppure il grande centro.
Quelli che al sistema preferiscono le due colonne. Quelli che detestano
l'America e... Dio stramaledica gli inglesi. Quelli che la tribù è molto meglio
del villaggio globale. Quelli che sognano un nuovo ordine mondiale. Quelli che
vaffanculo la coca cola e l'hot dog. Quelli che le Borse ce l'hanno sotto gli
occhi per l'insonnia e il Pensiero Unico è un nuovo modello di dichiarazione dei
redditi e perciò evadono le tasse. Quelli che, al diavolo Eurolandia. Quelli che
il TUS è un pericolosissimo retrovirus custodito nelle Banche centrali e ci
vorrebbe un vaccino. Quelli che l'Occidente è un punto cardinale e il
Mediterraneo nonsolomare. Quelli, infine, che il gendarme planetario lo
impalerebbero alla statua della libertà. Sì, questo è il sito degli antagonisti,
degli antiborghesi, dei non moderati, degli antilabliberisti, degli
anarcofascisti, dei camercompagni, del rosso e del nero a denominazione di
origine controllata, degli estremisti del terzo sentiero, dei militanti del
cazzimperio. Non c'è bisogno di carte di credito. Frequentaci e te ne pentirai».
Aggiungo soltanto: Antonio, ci manchi!
Stelvio Dal Piaz
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