«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

da "Rinascita", Martedì 12 aprile 2005

 

Antonio Carli

Ricordo di un antagonista

 

II prossimo 18 aprile ricorre l'anniversario della nascita di un amico, di un camerata, di un uomo con gli attributi; il suo nome è conosciuto soltanto nel ristretto ambiente degli "eretici": Antonio Carli. Non sembri strano se io lo voglio ricordare nella sua data di nascita e non il giorno della sua morte.
Un uomo resta vivo se il suo messaggio rimane attuale nel tempo e se la sua vita è un modello da proporre alle giovani generazioni. La nostra era una amicizia vera di cui sono tuttora molto orgoglioso, che era nata e si era consolidata nelle tante notti passate insieme a discutere tra noi, in occasione di congressi o riunioni del partito che ci ha fatto tanto soffrire: il Movimento Sociale Italiano. I nostri pensieri partivano da lontano. Ricordo la prima volta: io, classe 1929, mi consideravo uno dei più giovani volontari della RSI; quando lui mi raccontò della sua avventura personale e mi confessò la sua data di nascita (1933) mi ritenni un veterano.
Era nato a Smirne (Turchia) e aveva conservato tutte le caratteristiche e l'orgoglio dell'italiano all'estero. Esperto poliglotta aveva una padronanza della lingua italiana che rendeva in modo ancora più diretto attraverso un lessico toscano pungente, efficace, pieno di neologismi originali ed ironici. Amava in modo totale l'Italia, quell'Italia proletaria e fascista che aveva osato sfidare i poteri plutocratici. Le sue parole e i suoi pensieri, più che riflessioni, erano dottrina che si fa azione concreta ed al tempo stesso messaggio mistico che lui viveva con grande coerenza. Era un vero arricchimento intellettuale stare ad ascoltarlo e confrontarsi con lui; rigoroso con se stesso, generoso, anche troppo, con gli altri. Gli ho voluto bene, soprattutto perché rivendicò per sé e per la sua gente il diritto alla follia, come ebbe a scrivere in occasione della morte dell'indimenticabile Beppe Niccolai, che lui considerava il suo maestro e la cui filosofia era racchiusa nella frase: «Non è importante la vita. Importante è ciò che si fa della vita».
«In un mondo di savi dove i più sono corrotti, dove le briciole saziano lo stomaco, dove niente ha più sapore, dove più nessuno guarda le stelle in cielo ed i fiori sulla terra, dove non viene più accarezzata la testa di un fanciullo, dove il riso delle donne è scomposto, dove le chiese non sono luoghi di preghiera ma d'incontro che precede l'aperitivo al bar, dove l'amore è soltanto concepito come sesso, dove il quarantenne si preoccupa dei contributi pensionistici, ebbene noi siamo PAZZI».
Poco tempo prima che Antonio morisse, (evento che avvenne il 30 marzo 2000) mi telefonò (per conto di un suo amico!) per chiedermi notizie circa una cura antitumorale che stava seguendo mia moglie. Era, come sempre, sereno e tranquillo.
Io, conoscendolo, non gli chiesi spiegazioni e rispettai la sua dignitosa riservatezza, ma riattaccai il ricevitore con la morte nel cuore. Il suo funerale fu doppiamente doloroso perché si presentarono personaggi che lui non avrebbe voluto.
In questo momento di smarrimento generale e di isteria collettiva, voglio ricordare Antonio con il testo della presentazione del periodico antagonista di cui era Direttore e che -nella sostanza- era la continuazione de "L'Eco della Versilia". Il contenuto è di grande attualità perché non è più una provocazione; adesso assume il significato e la valenza di un vero e proprio "manifesto programmatico" degli uomini liberi e incazzati!
«Noi, Tabularasa, quelli che... un calcio in culo al sistema. Questo è il luogo sacro dell'anticonformismo ideoantroposociopsicologico; il paradiso dei rompicoglioni, del politicamente scorretto. Di quelli che non ci stanno; che non credono alla destra o alla sinistra e non sognano neppure il grande centro. Quelli che al sistema preferiscono le due colonne. Quelli che detestano l'America e... Dio stramaledica gli inglesi. Quelli che la tribù è molto meglio del villaggio globale. Quelli che sognano un nuovo ordine mondiale. Quelli che vaffanculo la coca cola e l'hot dog. Quelli che le Borse ce l'hanno sotto gli occhi per l'insonnia e il Pensiero Unico è un nuovo modello di dichiarazione dei redditi e perciò evadono le tasse. Quelli che, al diavolo Eurolandia. Quelli che il TUS è un pericolosissimo retrovirus custodito nelle Banche centrali e ci vorrebbe un vaccino. Quelli che l'Occidente è un punto cardinale e il Mediterraneo nonsolomare. Quelli, infine, che il gendarme planetario lo impalerebbero alla statua della libertà. Sì, questo è il sito degli antagonisti, degli antiborghesi, dei non moderati, degli antilabliberisti, degli anarcofascisti, dei camercompagni, del rosso e del nero a denominazione di origine controllata, degli estremisti del terzo sentiero, dei militanti del cazzimperio. Non c'è bisogno di carte di credito. Frequentaci e te ne pentirai».
Aggiungo soltanto: Antonio, ci manchi!

Stelvio Dal Piaz